A partire dal secondo dopoguerra, i muri delle strade della Polonia iniziarono a riempirsi di colori. Dopo la distruzione delle città, una grande voglia di normalità portò a una fioritura culturale che si espresse anche attraverso manifesti con uno spiccato senso della grafica e del design. Si stava creando un movimento, poi chiamato La scuola polacca del manifesto, che rifiutava i rigidi dettami del realismo socialista. Non fu una scuola vera e propria, ma un fenomeno unico nato dalla volontà di artisti sensibili e coraggiosi.
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Storia di una ribellione artistica
Se in Polonia l’arte del manifesto si sviluppò in sincronia con gli altri paesi europei, la sua popolarità raggiunse il picco massimo tra gli anni Quaranta e Ottanta. Il padre della Scuola polacca del manifesto è considerato il grafico Henryk Tomaszewski, che oltre al suo lavoro di artista svolse un’importante attività di formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Varsavia. L’inizio di questa avventura si ebbe quando l’organizzazione statale Film Polski commissionò a Tomaszewski e ad altri giovani grafici la realizzazione di locandine per film. Seguendo il proprio gusto e non i dettami del committente, gli artisti diedero vita a un movimento che si estese presto dal cinema a ogni tipo di evento culturale.
Lo stile: metafora e colore contro la propaganda
Le locandine della Scuola polacca del manifesto sono spesso stilizzate e molto colorate, con un approccio che privilegiava una grafica semplice nella forma ma profondamente simbolica. L’obiettivo, come ben spiegato dal portale Culture.pl, era creare un messaggio metaforico e intelligente, che si contrapponeva alla pesante e moralistica arte ufficiale.
Scuola polacca del manifesto | Realismo socialista |
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Messaggio metaforico, allusivo e intelligente. | Messaggio propagandistico, diretto e didascalico. |
Stile pittorico, gestuale e con libertà espressiva. | Stile rigido, accademico e celebrativo della realtà approvata dal regime. |
Focus sull’individuo, la cultura e l’arte. | Focus sul lavoratore, il partito, lo stato e l’eroismo collettivo. |
L’eredità: la biennale e il museo del manifesto
Il successo ottenuto nei primi vent’anni di attività permise l’istituzione della Biennale Internazionale del Manifesto di Varsavia nel 1966 e, due anni dopo, la creazione del Museo del Manifesto a Wilanów, nella periferia della capitale. Oggi il museo conserva i poster realizzati da più generazioni di artisti. Sebbene decontestualizzati, questi manifesti non hanno perso il loro spirito accattivante e rimangono per i cittadini polacchi, e non solo, un forte simbolo di libertà, arte e cultura.
Immagine in evidenza: Wikimedia Commons (licensed under CC-BY by the Coda Museum)
Articolo aggiornato il: 10/09/2025