Per dare un titolo a questo approfondimento sulla lanterninosofia abbiamo preso in prestito le parole di Sergio Campailla, che nell’introduzione al romanzo Il Fu Mattia Pascal, sintetizza il concetto filosofico come «il tentativo disperato di ascoltare le voci dell’oltre». La parola “tentativo” è chiave della ricerca antropologica nell’abisso dell’animo umano, onnipresente nella poetica pirandelliana. Ricerca che rispecchia il senso che Pirandello dà all’esistenza: il tentativo di spalancare le porte chiuse dell’incomunicabilità per dare voce all’infinito “io” che ci portiamo dentro.
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Il Fu Mattia Pascal: il contesto della lanterninosofia
Pubblicato nel 1904, Il Fu Mattia Pascal è un capolavoro dell’umorismo pirandelliano in cui la voce narrante è quella di Mattia Pascal, un uomo “escluso dalla vita”. A seguito di una vincita al casinò e della sua presunta morte (viene scambiato per un suicida), Mattia ne approfitta per crearsi una nuova identità, diventando Adriano Meis. Ma la nuova vita si palesa presto come un’impietosa esclusione: un uomo senza identità anagrafica non ha diritto ad alcun legame. È in questa condizione di esiliato e illuso che Adriano Meis incontra la teoria della lanterninosofia.
La teoria della lanterninosofia spiegata da Anselmo Paleari
Nel capitolo XIII, il personaggio di Anselmo Paleari introduce la disciplina da lui definita, neologisticamente, come lanterninosofia. Per consolare Adriano Meis, costretto al buio dopo un’operazione, Paleari gli dimostra che il buio stesso è immaginario.
«A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta […] E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti sulla terra […] e che proietta tutt’intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l’ombra nera, l’ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi […]»
Quello che Paleari sta dicendo è che la realtà è una nostra costruzione fittizia, una proiezione soggettiva. È il cerchio di luce proiettato dal nostro “lanternino” interiore. Il buio oltre quel cerchio, l’ignoto, ci spaventa e ci fa sentire esclusi dalla vita universale, ma è esso stesso un’illusione creata dalla nostra limitata percezione. Questo concetto fonda il relativismo pirandelliano: non esiste una verità unica, ma tante verità quante sono le luci dei singoli lanternini.
Concetto chiave | Significato nella lanterninosofia |
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Il lanternino | Rappresenta il nostro “sentimento della vita”, la nostra coscienza individuale e soggettiva che proietta una piccola luce sulla realtà |
Il cerchio di luce | È la realtà parziale e fittizia che ognuno di noi percepisce, un’illusione basata sulla propria prospettiva limitata |
Il buio (l’ombra) | Simboleggia l’ignoto, l’inconoscibile, tutto ciò che sta al di fuori della nostra percezione. È pauroso solo perché il lanternino è acceso |
I lanternoni | Sono le grandi ideologie collettive (fede, valori, scienza) che offrono una luce più ampia ma che, una volta spente, generano smarrimento |
Lo strappo nel cielo di carta | Metafora della scoperta che i “lanternoni” e le certezze sono solo finzioni, convenzioni umane, portando alla crisi dell’uomo moderno |
Lo strappo nel cielo di carta e la condizione dell’uomo moderno
Oltre alle costruzioni personali, esistono quelle collettive che Anselmo definisce «lanternoni»: fedi, ideologie, valori. La loro scomparsa è equiparabile allo «strappo nel cielo di carta» del teatrino di marionette. Se Oreste, eroe della tragedia classica, si accorgesse dello strappo, tutte le sue certezze crollerebbero e diverrebbe Amleto, l’eroe moderno. Oreste agisce in un mondo di certezze, Amleto è l’uomo che ha scoperto la finzione e vive nel dubbio. Questa è la condizione moderna di Adriano Meis e Anselmo Paleari: «Gran buio e gran confusione! Tutti i Lanternoni, spenti», come dopo la rivoluzione copernicana che ha distrutto le vecchie certezze. Esiliato dal Tutto, ogni uomo è una lucciola sperduta nel buio. L’illusione può essere spezzata solo dalla morte, che ci restituisce al flusso universale, dimostrandoci che ad esso apparteniamo da sempre.
Bibliografia e sitografia
- Dante Della Terza, Gli espedienti della lanterninosofia, su pirandelloweb.com
- Luigi Pirandello, Il Fu Mattia Pascal, a cura di Sergio Campailla, Grandi Tascabili Newton Compton Editori, 2012
Fonte immagine: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 08/09/2025