Le commedie di Aristofane rappresentano una pietra miliare nella storia del teatro classico. Il teatro greco, nato ad Atene, comprendeva tre generi fondamentali: la tragedia, la commedia e il dramma satiresco. Tra gli autori più prolifici di questo periodo ritroviamo, sicuramente, Aristofane.
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Chi era Aristofane?
Aristofane (Atene, 450 a.C. circa – Delfi, 385 a.C. circa) è stato uno dei più importanti commediografi greci. Dalle sue opere emerge un autore interessato alle condizioni di vita del popolo, in particolare dei piccoli proprietari terrieri. Come evidenziato da fonti autorevoli come la Treccani, dimostra uno spirito pacifista, una forte avversione per i demagoghi e una sensibilità verso la condizione della donna, proponendo ideali rivoluzionari per l’epoca.
Le caratteristiche delle sue commedie in sintesi
Aristofane volle riformare la commedia greca, arricchendola di tematiche innovative e uno stile unico.
Elemento | Descrizione |
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Temi | Satira feroce sulla politica, la società e la cultura dell’Atene contemporanea, in particolare sulla guerra e i filosofi |
Struttura | Un “eroe comico” affronta un ambiente ostile e lo plasma a suo piacimento, mostrando poi le conseguenze utopiche delle sue azioni |
Comicità | Basata sulla parodia del teatro tragico, su scenari paradossali e sulla commistione tra realtà e metafora |
Lingua | Uso del registro colloquiale (sermo urbanus) ricco di doppi sensi, giochi di parole e talvolta espressioni volgari |
Le trame delle commedie più importanti
Aristofane compose circa 44 commedie, ma a noi ne sono giunte solo 11. L’azione si svolge sempre nell’Atene contemporanea, mettendo in evidenza la decadenza politica e militare della polis. Ecco le trame di alcune opere chiave:
Le nuvole (423 a.c.)
È una satira spietata contro i sofisti e la nuova educazione. Il protagonista è Strepsiade, un contadino anziano assillato dai debiti contratti dal figlio Fidippide, appassionato di cavalli. Per imparare a raggirare i creditori in tribunale, Strepsiade si iscrive al “Pensatoio”, la scuola del filosofo Socrate. Qui, Socrate viene rappresentato come un ciarlatano che studia fenomeni assurdi e insegna l’arte del “discorso ingiusto”. Incapace di apprendere, Strepsiade manda il figlio al suo posto. Fidippide impara così bene la lezione che finisce per picchiare il padre, dimostrandogli con la logica sofistica di essere nel giusto. Disperato, Strepsiade dà fuoco al Pensatoio.
Le vespe (422 a.c.)
Questa commedia è una critica al sistema giudiziario ateniese. Il protagonista è Filocleone, un anziano giudice popolare ossessionato dal suo ruolo, che passa le giornate in tribunale a condannare imputati. Suo figlio, Bdelicleone, disgustato da questa mania, lo chiude in casa per impedirgli di partecipare ai processi. Ne nasce uno scontro generazionale, con Filocleone che tenta in ogni modo di evadere. Alla fine, Bdelicleone lo convince a celebrare un processo in casa: l’imputato è il cane di famiglia, accusato di aver rubato del formaggio. La commedia ironizza sulla brama di potere dei giudici e sulla manipolazione della giustizia da parte dei demagoghi.
Lisistrata (411 a.c.)
Scritta in un momento critico della Guerra del Peloponneso, è una commedia pacifista e “femminista”. La protagonista, Lisistrata, stanca della guerra infinita, convince le donne di Atene, Sparta e delle altre città greche a unirsi in un patto. Per costringere gli uomini a firmare la pace, le donne attuano uno sciopero del sesso e occupano l’Acropoli, bloccando i fondi per la guerra. La situazione crea scene esilaranti, con gli uomini disperati e disposti a tutto pur di porre fine all’astinenza. Alla fine, stremati, i rappresentanti delle città nemiche si riuniscono e firmano un trattato di pace.
Fonte immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 11/09/2025