Le condizioni sociali della società tardo-romana

La società del tardo impero romano: crisi, continuità e alienazione

La società del tardo impero romano si fondò sulle strutture che si erano venute a creare durante la grande crisi del III secolo. Il cambiamento sociale che caratterizzò la Tarda Antichità non rappresentò una rottura, ma una continuazione e un consolidamento delle trasformazioni già avviate in quel periodo turbolento. Anche dopo la formazione degli stati germanici in Occidente a partire dal V secolo, i fondamenti dell’ordinamento sociale tardo-romano rimasero sostanzialmente immutati, dimostrando una notevole e problematica continuità.

La continuità con la crisi del III secolo e la stabilizzazione economica

Sotto Diocleziano e Costantino, la situazione economica dell’impero fu largamente stabilizzata con misure severe, e per un certo periodo, fino al regno di Valentiniano I, subì poche scosse. Non era più possibile, però, annullare le conseguenze della trasformazione strutturale avvenuta nel III secolo. Sebbene molte città vivessero un ultimo periodo di prosperità, la loro produzione artigianale e la loro vita commerciale non raggiunsero più il dinamismo del primo impero. Di conseguenza, l’agricoltura assunse un’importanza ancora maggiore come fonte principale di reddito, pur soffrendo di debolezze strutturali come la carenza di manodopera e la minore redditività del sistema del colonato. Le difficoltà economiche si aggravarono dopo le invasioni barbariche iniziate nel 375, che in Occidente portarono alla distruzione di molte città e a un ulteriore declino di artigianato e commercio.

Economia e società: il primato della terra e il declino delle città

Il rapporto tra città e campagna si invertì. Non si basò più, come nel primo impero, sulla centralità dei centri urbani, ma sull’importanza crescente delle grandi proprietà terriere. Già dal IV secolo, i latifondi divennero sempre più autosufficienti, producendo al loro interno i beni artigianali di cui avevano bisogno e riducendo la dipendenza dal commercio. In questo contesto, i grandi proprietari terrieri (potentiores) si affermarono come lo strato sociale dominante, mentre la massa della popolazione, legata alla terra attraverso il colonato, divenne sempre più dipendente da loro, in un rapporto che anticipava le dinamiche feudali.

Lo stato coercitivo e l’alienazione della società dal sistema imperiale

Il processo di decadenza dell’impero romano non va attribuito solo alla pressione esterna dei barbari, ma anche a complesse cause interne. La principale può essere riassunta nel concetto di alienazione della società romana dal suo sistema statale. Per far fronte alle crescenti difficoltà, la monarchia imperiale impose una politica di accentramento e costrizione, che richiedeva un apparato burocratico e militare enorme e costoso. Per mantenere questa macchina, lo stato ricorse a metodi coercitivi: l’ereditarietà obbligatoria delle professioni legò artigiani e commercianti alle loro corporazioni, mentre i contadini erano vincolati alla terra. Un complesso e oppressivo sistema di tassazione gravava su tutti gli strati produttivi della popolazione. La mancanza di libertà e l’enorme peso fiscale fecero sì che lo stato venisse percepito da vasti gruppi sociali non come un protettore, ma come un nemico.

Il Dominato: la monarchia dispotica e il carattere sacro dell’imperatore

Il carattere dispotico della monarchia tardo-romana, noto come Dominato (in opposizione al precedente Principato), divenne ancora più evidente. L’udienza a corte era regolata da un rigido cerimoniale di ispirazione orientale e la disobbedienza all’imperatore era considerata un sacrilegio. Sebbene la concezione del sovrano differisse tra pagani e cristiani (per i primi era un dio, per i secondi un eletto per grazia divina), ciò non cambiava la sua natura sacra e la sua distanza infinita dai sudditi. Anche nella visione cristiana, l’imperatore era un prescelto della summa divinitas, a cui era affidato il governo del mondo. La sua posizione di potere, garantita da un’enorme burocrazia e da un esercito riorganizzato, non prevedeva più il Senato come autorità di controllo, riducendolo a un ruolo puramente onorifico.

La polarizzazione sociale del tardo impero romano: honestiores e humiliores

Questo sistema di potere fine a sé stesso andò sempre più distaccandosi dalle proprie radici sociali. In queste circostanze, la società del tardo impero romano vide un’estrema polarizzazione. La tradizionale stratificazione sociale si semplificò in una drastica bipartizione. Da un lato vi erano gli honestiores, lo strato sociale superiore, che comprendeva i grandi proprietari terrieri, gli alti funzionari della burocrazia imperiale e i vertici militari. Essi godevano di privilegi, esenzioni e di un potere quasi assoluto a livello locale. Dall’altro lato c’erano gli humiliores, gli strati sociali inferiori, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione: contadini legati alla terra (i coloni), artigiani, piccoli commercianti e la plebe urbana. Questi gruppi erano oppressi da un carico fiscale insostenibile e privi di qualsiasi possibilità di mobilità sociale. La divisione tra ricchi e poveri, tra detentori del potere e coloro che ne erano privi, si approfondì in misura mai vista prima.

Le radici della caduta: una società oppressa e frammentata

In conclusione, la società del tardo impero romano era caratterizzata da una profonda frattura interna. Un apparato statale oppressivo e dispotico, percepito come estraneo dalla maggioranza della popolazione, aveva creato una società polarizzata e priva di coesione. Questa debolezza strutturale, questa “alienazione” dal proprio stato, fu una delle cause principali della sua incapacità di resistere alle pressioni esterne e di adattarsi ai cambiamenti, ponendo le basi per la decadenza dell’impero romano d’Occidente e la transizione verso il Medioevo.

Prof. Giovanni Pellegrino

Foto di Xavi Pimentel: https://www.pexels.com/it-it/foto/colosseo-roma-italia-2064827/

 

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