Quali sono le maschere di carnevale tradizionali? Prepariamoci a un viaggio tra regioni e storia per scoprire i personaggi che animano la festa più colorata dell’anno.
Con l’arrivo del Carnevale, ogni anno tornano protagoniste le maschere di carnevale tradizionali, che a distanza di tempo continuano a non tramontare. Simboli di città e regioni, allegorie di virtù e difetti umani, le maschere italiane affondano le loro radici in un passato lontano, fatto di rituali, teatro e folklore. Da Nord a Sud, l’Italia è ricca di personaggi in maschera, ognuno con la sua storia e il suo costume inconfondibile. Scoprire queste figure significa intraprendere un viaggio affascinante attraverso la cultura del nostro Paese, per conoscere non solo la storia di una festa, ma l’anima stessa delle diverse regioni. L’Italia è ricca di maschere regionali, e le loro origini affondano nel teatro dei burattini, nelle tradizioni antiche ma soprattutto nella Commedia dell’Arte.
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Maschere tradizionali e commedia dell’arte: le origini a teatro
Per capire meglio la tradizione carnevalesca, occorre indagare nel profondo delle sue origini. La Commedia dell’Arte è una forma di spettacolo nata in Italia nel XVI secolo. La sua caratteristica principale era il professionismo dei suoi attori. La Commedia dell’Arte non poteva definirsi un genere vero e proprio, quanto piuttosto un modo diverso di produrre uno spettacolo. Le rappresentazioni, infatti, non erano il frutto di un copione scritto, ma si basavano su canovacci, ovvero indicazioni approssimate sulla trama, lasciando il resto all’improvvisazione degli attori, che di volta in volta davano un sapore nuovo alle storie. Un altro elemento essenziale fu la presenza di donne sul palco, che prima di allora non si erano mai potute esibire. Carlo Goldoni, Carlo Gozzi e Molière sono solo alcuni dei grandi autori che hanno attinto a piene mani da questo patrimonio di storie e personaggi.
Le maschere regionali da Nord a Sud
Il carnevale italiano è rappresentato da maschere di carnevale tradizionali precise, che incarnano con efficacia i colori, le caratteristiche e i vizi delle loro comunità. Ognuna di loro è diventata il simbolo della regione di appartenenza.
Le maschere del Nord Italia
Arlecchino e Brighella sono le maschere di Bergamo. La storia di Arlecchino narra di un bambino povero che, non potendo permettersi un costume, ne ricevette uno cucito dalla madre con pezzi di stoffa colorati donati dai suoi amici. Nella commedia, Arlecchino è un servo pigro e pasticcione. Agli antipodi si colloca Brighella, servo astuto e spesso intrigante.
A Milano troviamo Meneghino, che a differenza dei due personaggi precedenti, è un uomo di buon senso, saggio, onesto e gran lavoratore.
Le maschere di Colombina e Pantalone affondano le loro origini a Venezia. Colombina è una servetta scaltra e maliziosa, spesso in combutta con la sua padrona. A farle la corte, inutilmente, c’è il ricco e avaro Pantalone, un anziano mercante con un forte accento veneziano.
In Emilia Romagna troviamo Sandrone, da Modena, un contadino furbo ma rozzo che fatica a parlare un italiano corretto. A Bologna nasce invece il Dottor Balanzone, un personaggio saccente e presuntuoso che non perde mai occasione per dispensare consigli non richiesti, parlando in un latino maccheronico.
Le maschere del Centro Italia
A Firenze troviamo Stenterello, un personaggio magro e gracile, spesso baciato dalla sfortuna, ma che affronta la vita con ottimismo e arguzia. A Viareggio nasce invece Burlamacco, ideato nel 1930 dal pittore Uberto Bonetti. Con il suo vestito a losanghe bianche e rosse, è un omaggio al martedì grasso e il simbolo indiscusso del Carnevale di Viareggio.
Consiglio pratico: per ammirare Burlamacco e i celebri carri allegorici, il Carnevale di Viareggio è un evento imperdibile. Si svolge tipicamente nei fine settimana tra febbraio e marzo.
Indirizzo: Viali a Mare, 55049 Viareggio LU.
Rugantino rappresenta in pieno la tradizione di Roma. Inizialmente un personaggio arrogante e strafottente (dal verbo romanesco “rugà”, ovvero essere arrogante), con il tempo si è trasformato in un bullo dal cuore buono, pigro ma pronto a gesti di grande generosità. A fargli da contrappeso c’è Meo Patacca, un altro “bullo de Trastevere”, sempre pronto ad attaccare briga ma fondamentalmente onesto.
Le maschere del Sud Italia e delle Isole
Tra le più antiche maschere italiane troviamo sicuramente quella napoletana. Pulcinella, con la sua iconica maschera nera dal naso adunco e il vestito bianco, è un servo svogliato ma ingegnoso, costantemente affamato. È un combinaguai che trova sempre il modo di passarla liscia, incarnando l’anima del popolo napoletano, con la sua ironia, la sua vitalità e la sua capacità di adattarsi.
In Puglia, a Putignano, troviamo Farinella, il cui nome deriva da un’antica pietanza locale a base di ceci e orzo. È un personaggio allegro e scattante, simile a un jolly. In Sicilia vi è Beppe Nappa (o Peppe Nappa), un servo pigro e goloso che, combinando di continuo guai, viene spesso punito con bastonate.
Tabella riassuntiva delle maschere più famose
Maschera | Città/Regione d’origine |
---|---|
Arlecchino | Bergamo (Lombardia) |
Pantalone | Venezia (Veneto) |
Balanzone | Bologna (Emilia-Romagna) |
Burlamacco | Viareggio (Toscana) |
Rugantino | Roma (Lazio) |
Pulcinella | Napoli (Campania) |
L’origine e l’etimologia della parola “maschera”
Se ai giorni nostri l’uso di una maschera ci appare solo come un modo per festeggiare il carnevale, va ricordato che il suo utilizzo ha origini antichissime. Le maschere venivano usate fin dalla preistoria per rituali religiosi o rappresentazioni teatrali. La parola deriva molto probabilmente dal latino medievale (masca), ovvero strega. Occorre, tuttavia, segnalare molteplici significati: fantasma, larva, camuffamento per incutere paura. Il suo utilizzo, in origine, era legato anche all’allontanamento degli spiriti maligni. Si arriverà solo più tardi all’uso delle maschere per rappresentare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena, come avvenne nella Commedia dell’Arte.
Il carnevale, un rito per scacciare l’inverno
È consuetudine pensare che le maschere di carnevale tradizionali, con i loro colori e il loro clamore, oltre a rappresentare una regione, riuscissero anche a spazzare via le tenebre, aprendo la strada all’arrivo della primavera. Un rito di passaggio, quindi, dall’oscurità dell’inverno alla luce della bella stagione, celebrato attraverso la burla, il travestimento e la festa.
Dal colorato Arlecchino, passando per lo sfortunato Stenterello, fino allo scanzonato Pulcinella, si compie un viaggio tra le regioni d’Italia, dove la parola d’ordine è una soltanto: che il carnevale abbia inizio.
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