Vaslav Nižinskij (o Nijinsky) è un mito assoluto della danza, un ballerino e coreografo la cui genialità si trasformò tragicamente in follia. Considerato uno dei danzatori più dotati della storia, divenne celebre per la sua straordinaria leggerezza e una prodigiosa elevazione che sfidava la gravità, entrambe divenute leggendarie. Scopriamo la vita e l’arte di un artista che ha rivoluzionato per sempre il mondo del balletto.
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Gli inizi e l’ascesa nel Balletto Imperiale
Vaclav Fomič Nižinskij nacque a Kiev il 28 dicembre 1889 da genitori ballerini di origine polacca. Nonostante un’infanzia segnata dagli stenti, il suo talento precoce gli permise di essere ammesso alla prestigiosa scuola di ballo imperiale di San Pietroburgo, insieme alla sorella Bronislava. Nel 1907, superato il durissimo esame, entrò a far parte del Balletto Imperiale, dove si distinse immediatamente per le sue doti eccezionali.
L’incontro con Djagilev e i Ballets Russes
Il punto di svolta nella sua vita fu l’incontro con Sergej Djagilev, un influente impresario e mecenate che promuoveva l’arte russa all’estero. Tra i due nacque un’intensa relazione personale e professionale. Djagilev prese in mano la carriera di Nižinskij e lo rese la stella principale della sua nuova compagnia, i celebri Ballets Russes. A Parigi, a partire dal 1909, Nižinskij trionfò in balletti come Le Spectre de la rose e Petruška, diventando l’idolo delle platee europee e danzando al fianco di altre leggende come Anna Pavlova.
Nižinskij coreografo: la rivoluzione e lo scandalo
Incoraggiato da Djagilev, Nižinskij iniziò a lavorare come coreografo, producendo tre opere che scossero le fondamenta del balletto classico: Il pomeriggio di un fauno, Jeux e, soprattutto, La sagra della primavera (Le Sacre du printemps) su musica di Stravinskij. In questi lavori, Nižinskij abbandonò l’eleganza e le linee aggraziate della tradizione, introducendo movimenti angolari, posizioni innaturali con i piedi rivolti all’interno e una gestualità primitiva e terrena. La prima de La sagra della primavera, il 29 maggio 1913 a Parigi, provocò una vera e propria rissa in teatro, uno degli scandali più famosi della storia della musica e della danza.
Tabella: le coreografie rivoluzionarie
Balletto rivoluzionario | Elementi di rottura e scandalo |
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Il pomeriggio di un fauno (1912) | Movimenti bidimensionali ispirati ai bassorilievi greci, gestualità sensuale e un finale esplicitamente erotico che scioccò il pubblico |
Jeux (1913) | Primo balletto ambientato nel presente, con costumi sportivi moderni e una trama ambigua che alludeva a un triangolo amoroso |
La sagra della primavera (1913) | Rifiuto totale della tecnica classica: piedi rivolti all’interno, movimenti pesanti e tellurici, spasmi convulsi per rappresentare un rito pagano primitivo |
Il matrimonio, la rottura e il declino
Nel 1913, durante un tour in Sud America senza Djagilev, Nižinskij conobbe e sposò la contessa ungherese Romola de Pulszky. La notizia scatenò la furia gelosa di Djagilev, che lo licenziò immediatamente dalla compagnia. Questo evento segnò l’inizio del declino. Privato del suo mentore e della struttura dei Ballets Russes, Nižinskij tentò senza successo di fondare una propria compagnia. Durante la prima guerra mondiale fu internato in Ungheria. Sebbene Djagilev riuscì a farlo tornare per un tour in America nel 1916, i segni della sua malattia mentale, allora diagnosticata come dementia præcox (oggi schizofrenia), divennero evidenti. Nel 1919, dopo un ultimo, straziante spettacolo, la sua carriera si concluse a soli trent’anni.
Il diario: confessioni di un genio lacerato
Sulla soglia della malattia, tra gennaio e marzo 1919, Nižinskij scrisse tre quaderni noti come il Diario, una testimonianza sconvolgente del suo calvario interiore. Pubblicato in versione integrale solo molti anni dopo, il manoscritto, edito in Italia da Adelphi, rivela un artista perseguitato da ossessioni, in un dialogo febbrile con una parte di sé che chiama “Dio”. In queste pagine, Nižinskij mette a nudo le sue riflessioni sulla natura, il suo vegetarianismo, le incomprensioni con la moglie e il suo amore per l’umanità, offrendo una finestra unica sulla mente di un genio al collasso.
L’eredità nella cultura di massa
La fama di Nižinskij ha attraversato i decenni, influenzando innumerevoli artisti. La sua figura è stata celebrata in diversi campi, consolidando il suo status di icona culturale.
Musica e letteratura
È stato citato da poeti come W. H. Auden e musicisti come i Bauhaus, Franco Battiato in Prospettiva Nevskij e persino Freddie Mercury, che nel video di I’m Going Slightly Mad impersona un fauno ispirato alla sua celebre interpretazione.
Cinema e teatro
La sua vita ha ispirato diversi film, tra cui Nijinsky di Herbert Ross (1980) e il documentario The Diaries of Vaslav Nijinsky (2001). A teatro, la sua storia è stata portata in scena da artisti come Lindsay Kemp e Robert Wilson, in spettacoli che ne esplorano la genialità e la tormentata psiche.
Articolo aggiornato il: 06/09/2025