Notte degli oscar del 1973: il clamoroso rifiuto di Marlon Brando

La notte degli Oscar è un evento magico fatto di suspense, adrenalina e attesa ma è anche lo sfondo di pianti, risate e polemiche. Tutti ricorderanno il famoso schiaffo dell’attore Will Smith al conduttore Chris Rock durante gli Oscar del 2021, uno scontro che non solo ha suscitato scalpore e indignazione ma che ha anche segnato per sempre la carriera del protagonista di Io sono leggenda. La vicenda dello slapgate (così è stato rinominato il litigio tra Smith e Rock sui social media) è però niente se messa a confronto con ciò che Marlon Brando decise di fare durante la notte degli Oscar del 1973. Ma andiamo per ordine.

La notte degli Oscar del 1973: Marlon Brando  

Marlon Brando è conosciuto, soprattutto tra le nuove generazioni, per aver recitato nel ruolo di Don Vito Corleone nel film Il Padrino, performance che gli è valsa un Oscar come migliore attore protagonista. Brando, già prima della premiazione, sapeva bene che quel premio gli spettava di diritto ed è per questo che durante la notte degli Oscar del 1973 non si presentò. Quando nel Dolby Theater venne proclamato il vincitore e il suo nome si diffuse per tutta la sala, al suo posto si alzò una giovane ragazza: portava lunghi capelli scuri e dal suo abbigliamento non era difficile comprendere che fosse una Nativa americana. I due presentatori, Roger Moore Liv Ullmannle porsero il premio ma lei con un gentilissimo «No, thank you» lo rifiutò e iniziò il suo discorso:

«Ciao, mi chiamo Sacheen Littlefeather: sono Apache e sono presidente del National Native American Affirmative Image Committee. Rappresento Marlon Brandoquesta sera, e lui mi ha chiesto di dirvi che con grande rammarico non può accettare questo generosissimo premio. Il motivo per cui non può accettarlo è il trattamento che gli indiani d’America ricevono oggi da parte dell’industria cinematografica e, in televisione, nelle repliche dei film, ma anche per via dei recenti avvenimenti a Wounded Knee».

La notte degli Oscar del 1973: gli avvenimenti di Wounded Knee e la presa di posizione di Marlon Brando 

Ma di cosa parlava Sacheen Littlefeather? Cosa successe nel 1973 a Wounded Knee? E soprattutto cosa c’entrava l’Oscar di Marlon Brando con tutto ciò?

Wounded Knee è una località che si trova nella riserva di Pine Ridge, nel Sud Dakota, e che per i Nativi Americani ha un valore inestimabile: nel 1890 in quel territorio si era svolto uno dei massacri più violenti della storia dei Lakota, una lotta che causò la morte di oltre trecento persone. È per questo che nel 1973 Il Movimento Indiano Americano (AIM), fondato nel 1968, decise di occupare Wounded Knee come segno di protesta nei confronti dei trattamenti che il governo statunitense riservava loro. Le richieste erano poche e precise: l’esigenza di indagini sulle pratiche governative nei confronti dei Nativi americani, la restituzione di terre considerate illegalmente confiscate e la fine della corruzione nella leadership tribale di Pine Ridge che contrattava di segreto con il governo statunitense. La risposta degli Stati Uniti fu massiccia: circa 300 agenti dell’FBI circondarono Wounded Knee, dando inizio a un assedio che durò 71 giorni. Alla fine i Nativi americani furono costretti a arrendersi nel maggio del 1973. Marlon Brando sapeva benissimo che i media non avrebbero mai parlato degli eventi di Wounded Knee ed è per questo che chiese a Sacheen Littlefeather di presentarsi al suo posto, in modo tale da mostrare al mondo il trattamento che gli Stati Uniti riservava ai Nativi.
Rifiutando il premio durante la notte degli Oscar del 1973, Marlon Brando, seppur indirettamente, inviò al mondo un messaggio forte e chiaro: il trattamento dei Nativi Americani è sbagliato, bisogna fare qualcosa per cambiarlo, è necessario migliorare i rapporti tra il governo e le tribù e modificare radicalmente l’atteggiamento dell’industria cinematografica nei loro confronti. Il discorso che Marlon Brando scrisse era composto da ben otto pagine ma, a causa del tempo, Littlefeather durante la notte degli Oscar del 1973 ne riuscì a leggere solo una piccola parte, schiacciata dal peso dei sonori fischi della platea. Il discorso fu poi pubblicato per intero sui giornali: 

«Non è mai stato un mio desiderio offendere o sminuire l’importanza di coloro che parteciperanno stasera. Forse in questo momento, vi state domandando che diavolo possa centrare questo con gli Academy Awards? […] L’industria cinematografica è stata responsabile, come qualsiasi altro, del degrado indiano. Quando i bambini indiani guardano la televisione e guardano i film, e vedono la loro razza rappresentata in quel modo, le loro menti vengono ferite in una maniera che non potremo mai sapere. Se non possiamo essere i custodi di nostro fratello, almeno non dobbiamo essere il suo carnefice».

L’importanza del rifiuto di Marlon Brando

Sebbene il rifiuto del premio durante la notte degli Oscar del 1973 da parte di Marlon Brando non riuscì a cambiare immediatamente le cose, fu comunque un evento rivoluzionario: prendere posizione per i diritti dei Nativi e rifiutare un Oscar in segno di protesta era un’azione impensabile per quei tempi. Se oggigiorno è quasi sistematico che il vincitore di un premio spenda due parole per sottolineare l’importanza dei diritti delle minoranze, il merito si deve in parte a Marlon Brando che fu il primo ad alzare la testa e a sfruttare la sua popolarità per sensibilizzare il mondo su questioni tanto importanti.

Fonte immagine: Pixabay

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