Poesie di Emily Dickinson: le 3 più belle

Poesie di Emily Dickinson: le 3 più belle

Poesie di Emily Dickinson, le migliori secondo la nostra redazione

Emily Dickinson è stata una delle poetesse più prolifiche del XIX: scrisse più di 1775 liriche, sottraendole alla pubblicazione.

La maggior parte delle poesie di Emily Dickinson, infatti, sono state pubblicate soltanto post-mortem per volere della sorella Vinnie (Lavinia Dickinson), che le ritrovò nel baule di una serva. Ulteriori poesie, invece, furono recuperate dal suo carteggio con amici, parenti, ma soprattutto, con sua cognata, Sue (Susan Gilbert), che si presuppone fosse la sua amante.

Ecco le 3 poesie di Emily Dickinson più belle, tradotte in italiano. 

Poiché non potevo fermarmi per la Morte

Si tratta di una delle poesie di Emily Dickinson più famose. Il tema principale è la Morte, gentile e puntuale: l’unica in grado di condurre e accompagnare l’uomo nel suo ultimo viaggio verso l’Eternità, la destinazione misteriosa che non ci è dato conoscere prima.

Poiché non potevo fermarmi per la Morte –
Lei gentilmente si fermò per me.
In carrozza eravamo solo noi –
e l’Immortalità.

Andammo piano. Lei non aveva fretta –
e io il mio lavoro e il mio riposo
avevo tralasciato –
per la sua cortesia.

Passammo oltre la scuola, dove i bimbi
giocavano in cortile all’intervallo –
passammo il grano che ci guardava fisso –
e oltre il sole che stava tramontando.

Anzi fu lui a passare oltre noi –
giunse fresca e tremante la rugiada –
poiché era solo garza la mia veste –
e solo tutte la mia mantellina.

Sostammo innanzi a una casa che pareva
un rigonfiamento del terreno –
il tetto si vedeva a malapena –
il cornicione – solo un monticello.

Son secoli da allora, ma mi sembrano
più brevi di quel giorno in cui supposi
per la prima volta che i cavalli
volgessero all’eternità la testa.

La Speranza è quella cosa piumata

La Speranza è quella cosa piumata è una delle poesie di Emily Dickinson più belle. Qui la poetessa paragona la Speranza a un uccello che si posa sull’anima degli uomini per alleggerire le proprie pene e alleviare le proprie preoccupazioni.

La “Speranza” è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –
E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –
Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ho chiesto una briciola – di me.

La mia vita era un fucile carico

Emily Dickinson ha sempre considerato la Morte come un mistero, ma soprattutto, come una meta da raggiungere. La Morte tende la sua mano e pone fine alle inquietudini. Durante la sua vita, Emily Dickinson ha perso molte persone a lei care: mentre i suoi cari se ne andavano, la poetessa era costretta a restare. Ne La mia vita era un fucile carico, una delle poesie di Emily Dickinson più famose, il tema della Morte viene ulteriormente ripreso e presentato sotto una nuova veste. 

La mia vita era un fucile carico
tenuto lì, in un angolo.
Ma un giorno il mio padrone, di passaggio,
se ne accorse, e mi portò con sé.

Ora insieme vaghiamo per foreste
superbe, noi cacciamo cerve ora,
ed ogni volta che parlo per lui
le montagne rispondono in un attimo.

Quando sorrido, una luce cordiale
risplende sulla valle,
come se un viso vulcanico d’un tratto
esprimesse tutta la sua gioia.

Di notte, dopo una buona giornata,
proteggo il capo del mio possessore,
e questo è meglio che aver condiviso
un morbido cuscino di piume.

Son mortale nemico al suo nemico,
non si muove una seconda volta
colui su cui io poso un occhio giallo
o un enfatico pollice.

Sebbene più di lui io possa vivere,
lui deve avere una vita più lunga.
Perché io so come si fa ad uccidere,
ma non ho il potere di morire.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Teresa Attianese

Vedi tutti gli articoli di Teresa Attianese

Commenta