Se questo è un uomo: ritrovata bozza dei primi capitoli

Se questo è un uomo evi

Se questo è un uomoDal primo giugno i visitatori dell’ Holocaust Memorial Museum di Washington DC possono visionare una copia dattiloscritta di Se questo è un uomo di Primo Levi, chimico torinese deportato all’età di 24 anni. Il testo è l’atroce testimonianza della sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz, dove l’autore, ebreo, ha trascorso ben 10 mesi, scampando miracolosamente alla morte fino alla liberazione del campo nel 1945 da parte dei russi. Si tratta di uno dei primissimi libri di memorie scritto da un sopravvissuto all’Olocausto, nonché di una delle testimonianze più lucide, concrete e drammatiche.

Il dattiloscritto di mano dell’autore è stato consegnato soltanto di recente al museo memoriale, è appartenuto ed è stato conservato fino ad oggi da alcuni lontani parenti di Primo Levi, emigrati in America per scappare dalle persecuzioni della dittatura fascista nel 1940. Adesso è esposto e accessibile al pubblico col titolo inglese di Survival in Auschwitz.

Se questo è un uomo: la storia del dattiloscritto ritrovato

Il dattiloscritto fu consegnato da Primo Levi alla cugina di secondo grado, Anna Foa Yona, date le difficoltà nella pubblicazione in Italia: Se questo è un uomo fu rifiutato da molti importanti nomi dell’editoria, tra cui Einaudi. Primo Levi mandò così alla cugina questo esemplare, chiedendole di presentarlo e farlo pubblicare da un editore americano. Si tratta di una parziale bozza scritta a macchina e risalente al  1946, comprende soltanto i primi 10 capitoli dell’opera e riporta sottolineature, correzioni e scritte a margine dallo stesso Levi.

Purtroppo Anna Foa Yona, che nel frattempo diventò insegnante di italiano al New England Conservatory di Boston, non riuscì mai a realizzare il desiderio del cugino, ma conservò sempre il testo con estrema cura e si cimentò a lungo nella sua traduzione, non riuscendo però a concluderla. Donò il dattiloscritto  alle sue figlie, che a loro volta hanno deciso di donarlo all’Holocaust Memorial Museum affinché venisse conservato al meglio e potesse rappresentare e testimoniare, attraverso il racconto del lontano parente, gli orrori dell’Olocausto, in tutta la sua concretezza, nella maniera cruda, realistica e mai astratta o simbolica del racconto di Levi.

A proposito di Giorgia D'Alessandro

Laureata in Filologia Moderna alla Federico II, docente di Lettere e vera e propria lettrice compulsiva, coltivo da sempre una passione smodata per la parola scritta.

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