Ultra fast fashion: cos’è e quando nasce

Ultra fast fashion

Ad oggi il settore della moda è sempre in continua evoluzione, presentando quelle che sono le nuove tendenze della stagione, i tessuti e i colori più in voga. Ma il mondo della moda è tanto influente quando dannoso per alcuni aspetti della vita sociale e mondana. In seguito alle scoperte odierne, il mercato della moda è divenuto un’alta fonte d’inquinamento; la produzione e la mano d’opera hanno aperto un’inchiesta su quello che è il fast fashion; ulteriori utilizzi in modo scorretto di tale fetta di mercato hanno portato a quello che oggi definiremo come Ultra fast fashion.

Principalmente la condanna che viene posta al mercato della moda è quella di inquinare in quantità esorbitanti; ciò alle nuove generazioni suscita un forte sdegno dati i continui studi e riscontri ambientali. Dunque come si è arrivati alla concezione di ultra fast fashion?
La società moderna alimenta il concetto di capi d’abbigliamento usa e getta, molto economico e con sempre minor riguardo per le condizioni sociali e ambientali che lo comportano. L’ultra fast fashion definisce un nuovo modo di vendita: la produzione è in piccoli lotti, dunque piuttosto limitata. Ciò incentiva il senso del consumatore di dover correre per accaparrarsi il capo al prezzo migliore, ma è ormai chiaro che non si tratta di un capo duraturo ed ecosostenibile, simile ad un countdown per l’articolo più economico.

Il confronto che una grande azienda d’abbigliamento ha con la propria clientela viene eliminato e sempre più sostituito con software, sondaggi ed indagini di mercato digitali pronte a calcolare i gusti della clientela come se i compratori fossero solamente numeri. I grandi colossi emergenti hanno sicuramente reso l’acquisto di abbigliamento accessibile a tutti; ma allo stesso modo l’ultra fast fashion fa perdere la qualità dell’oggetto associato ad uno sfruttamento della manodopera e dei propri lavoratori.
Con l’alimentare questi cicli di tendenze veloci, si sono creati quelli che le influencer hanno definito come micro-trends dunque vestiti che restano di moda per la durata di due o tre mesi al massimo.
Ma quali sarebbero gli accorgimenti per evitare le ondate di ultra fast fashion? Il primo aspetto è quello della durabilità; il capo che viene acquistato non dovrebbe rovinarsi in così poco tempo ed esser costretti a comprarne uno nuovo nel giro di due settimane. Nasce la necessità di valutare gli acquisti, rendersi conto della qualità del materiale e per quante volte potrebbe essere riutilizzata.
Favorire le piccole aziende presenti sul proprio territorio, anche se il costo è leggermente più elevato rispetto a quello che l’ultra fast fashion detta. Nel maggiore dei casi il prezzo diviene anche indicatore di quanto tale indumento può essere utilizzato.

Per concludere, diviene ormai ben chiaro come questa tendenza sia nociva per l’ambiente e spesso anche per l’individuo dato l’utilizzo di materiali spesso non conformi. È evidente di dover effettuare un cambio di marcia e ripristinare al meglio il mercato della moda, evitando tendenze inquinanti e distruttive come l’ultra fast fashion e allo stesso tempo fermare i grandi colossi del mercato.

 

Fonte immagine: Pixabay. 

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