Il Man’yōshū (万葉集) è la prima grande raccolta di poesie giapponesi e risale alla seconda metà dell’VIII secolo. Il suo nome significa letteralmente “Raccolta delle diecimila foglie”, un titolo che può essere interpretato in vari modi: una raccolta di diecimila poesie (foglie come metafora di componimenti) o una raccolta destinata a durare per “diecimila generazioni”. Composta da quasi 4.500 poesie, quest’opera monumentale è la testimonianza più importante della letteratura giapponese arcaica.
Indice dei contenuti
La struttura del Manyoshu: tipi di poesie e forme metriche
Il Manyoshu comprende quasi 4.500 poesie che vanno dalla seconda metà del V secolo all’VIII secolo. L’opera è suddivisa in 20 libri, ma l’organizzazione non è sempre cronologica o tematica. All’interno si trovano oltre 500 poeti, tra cui ben 70 donne, e anche autori di classi sociali più basse. Il principale compilatore è considerato Otomo no Yakamochi. Per la scrittura si usano i kanji in modo fonetico (man’yōgana).
Le poesie sono classificate per genere e per forma metrica.
Generi (Uta) | Forme metriche |
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La poetica del Manyoshu: sincerità e potere della parola
Il Manyoshu è caratterizzato da una grande ricchezza di temi e da un’espressione di emozioni genuine e immediate. I concetti chiave della sua poetica sono:
- Makoto: la sincerità, il sentimento che si trasforma in poesia senza artifici.
- Masurao buri: la “mascolinità”, uno stile diretto e vigoroso, in contrasto con la successiva raffinatezza della lingua giapponese.
- Kotodama: la credenza nel potere magico e spirituale delle parole. La poesia era considerata il linguaggio delle divinità.
I 4 periodi storici del Manyoshu
Gli studiosi suddividono la produzione poetica del Manyoshu in quattro periodi distinti, che mostrano un’evoluzione stilistica e tematica.
1° periodo (fino al 672)
Comprende le poesie che vanno dai primi anni del 600 al 672. Si passa da una poetica impersonale e collettiva a una poesia lirica più individuale. La prima poesia del Manyoshu tratta dell’imperatore Yūryaku. Un elemento importante è il “kunimi”: l’imperatore osserva il suo paese da un’altura, e il fumo che sale dai tetti simboleggia la prosperità del regno. L’imperatore, di origine divina, funge da tramite tra i vivi e i defunti.
2° periodo (672 – 710)
In questo periodo, sotto l’imperatore Tenmu, nasce la figura del poeta professionista. Il più grande è Kakinomoto no Hitomaro, considerato il “saggio della poesia”. Scrisse sia per occasioni pubbliche che private. La maggior parte delle sue poesie sono elegie, in cui mette a confronto il dolore per la morte di principi con quello per la morte della moglie.
3° periodo (710 – 733)
La poesia diventa uno strumento di godimento estetico, non più solo un modo per celebrare occasioni ufficiali. Si sviluppa una sensibilità più sottile, con i temi del viaggio e della natura che diventano centrali. In questo periodo spicca il poeta Yamanoe no Okura, che tratta temi sociali unici. Nel suo Dialogo sulla povertà, immagina una conversazione tra due uomini che lamentano la loro miseria, mostrando una sensibilità per le problematiche della vita che poi sparirà dalla letteratura successiva.
4° periodo (733 – 759)
In questa fase, la sensibilità e i contesti cambiano, avvicinandosi alla poesia del successivo periodo Heian. Si afferma l’idea di una composizione pensata e premeditata, non più basata sull’immediatezza. Emerge una coscienza critica e una ricerca della purezza letteraria. Il Manyoshu è un’opera fondamentale anche dal punto di vista enciclopedico: contiene vocaboli di geografia, botanica, miti e storie locali, offrendo una finestra inestimabile sul Giappone antico.
Articolo aggiornato il: 31/08/2025
Fonte immagine: Wikipedia