L’essere umano, per sua natura, non può fare a meno di andare alla ricerca di emozioni forti ed è sempre stato attratto da ciò che è macabro e spaventa. Esistono diverse teorie psicologiche che spiegano questo morboso interesse per il lugubre. Quella scarica di adrenalina che si prova di fronte a qualcosa di così tetro è oggetto di desiderio per molti. Come conseguenza di questo fenomeno ha preso piede, in tempi non troppo recenti, il cosiddetto dark tourism o turismo dell’orrore. Si tratta di una tipologia di turismo le cui mete di interesse sono luoghi in cui si sono consumate tragedie di carattere storico, naturale o vere e proprie scene del crimine.
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Cos’è il dark tourism e quali sono le sue origini
Il termine dark tourism è stato coniato ufficialmente nel 1996 da John Lennon e Malcolm Foley, due professori della Glasgow Caledonian University, diventando sempre più popolare all’inizio degli anni 2000. È sbagliato, però, pensare che la nascita del fenomeno coincida con l’invenzione del termine. Le sue radici sono ben più antiche e le prime testimonianze risalgono all’eruzione del Vesuvio: infatti, già subito dopo il disastro di Pompei del 79 d.C., il luogo divenne meta di visitatori curiosi. Come evidenziato da studi accademici, come quelli pubblicati su riviste specializzate come “Rivista di Studi sulla Sostenibilità”, il fenomeno si basa sulla fascinazione umana per la morte e la sofferenza, un’attrazione che attraversa le epoche.
Le categorie del turismo dell’orrore
Il dark tourism non è tutto uguale, poiché le destinazioni cambiano a seconda della tragedia che ha interessato una particolare località. Per questo motivo, sono state create delle sub-categorie per classificarne le diverse sfumature. Per capire meglio il fenomeno, è possibile individuare alcune tipologie principali.
| Tipologia di turismo | Descrizione ed esempi |
|---|---|
| Grave tourism | Turismo cimiteriale, con interesse per tombe di personaggi famosi, statue e incisioni (es. cimitero del Père-Lachaise a Parigi). |
| Nuclear tourism | Visita a luoghi colpiti da disastri nucleari (es. la zona di esclusione di Chernobyl). |
| War tourism | Consiste nel visitare luoghi segnati da conflitti per osservare la distruzione e la memoria storica (es. i campi di sterminio in Cambogia). |
| Genocide tourism | Le destinazioni sono luoghi in cui si sono consumati genocidi (es. i campi di concentramento e sterminio nazisti). |
La motivazione: la linea tra interesse storico e turismo oscuro
Questa classificazione ha spinto gli studiosi a porsi una domanda fondamentale: «visitare un campo di concentramento come Auschwitz o la tomba di un personaggio di spicco basta a definire un turista come “oscuro”?» Secondo i sociologi, la risposta è no. Ciò che definisce il turismo nero sono innanzitutto le motivazioni che stanno dietro al viaggio. Visitare un sito di memoria storica può derivare da un puro interesse educativo, finalizzato a non dimenticare il passato. Ad esempio, una visita al Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau è un atto di commemorazione e apprendimento. Si parla di autentico dark tourism, invece, quando l’individuo è interessato principalmente all’aspetto macabro, al tentativo di entrare nella mente dei carnefici o di provare un brivido legato alla tragedia.
È questa la linea sottile che differenzia il turismo nero da quello storico, un fenomeno complesso che non sembra destinato a sparire e la cui popolarità continua a crescere.
Fonte immagine dell’articolo Cos’è il dark tourism: il fenomeno del turismo macabro: Pixabay
Articolo aggiornato il: 22/09/2025


Articolo interessante in quanto viene dato il giusto nome ad un tipo di turismo che pensavamo fosse “normale” e che invece risulta essere macabro. Non ci avevo mai pensato ma è un pò come chi va a visitare i luoghi in cui è stato consumato un omicidio