Tu Istanbul. Velata d’incanto e mistero. La tua bellezza si presenta ai nuovi occhi come un diamante allo stato grezzo, per poi fiorire in un caleidoscopio di gemme e colori. Ciascuno di questi colori costruisce un pezzo della tua identità, camaleontica livrea, che muta col mutare delle emozioni e sensazioni sperimentate. E quei colori, uniti ai profumi di spezie, oli ed oriente, tessono la trama di una bellezza senza tempo, scolpita nel cuore e sulla pelle di quanti, una volta calcata la tua terra, non potranno più dimenticarti.
Il rosso è la tinta che più di altre sembra delineare i tuoi sinuosi profili. È rossa la tua diletta bandiera. È rosso il tuo cielo, che al tramonto infuoca l’orizzonte che si riflette sul Bosforo, dipingendo di sangue patriottico persino lui. È rossa la tua terra. Rosse le stoffe preziose. Rossi l’orgoglio, la rabbia e la lotta, di cui ti sei imbevuta per raggiungere l’agognata indipendenza. Rossa è la passione, che trasuda da ogni angolo di questa terra votata all’amore, alla ribellione, ad una vita uguale solo a se stessa.
Il blu e l’azzurro ti dipingono di magia. Si è lì, su una delle meravigliose terrazze, all’imbrunire, quando il giorno, eclissandosi, lascia che la notte accenda le sue luci negli occhi che si aprono allo splendore delle notti d’oriente e a una nostalgia, che sa insieme di malinconia velata e sadica gioia. Qui, nella tua terra, questa particolare e bisbetica emozione viene chiamata “hüzün”, paragonabile alla “saudade” portoghese o all’”appocundria” napoletana. Sì, perché è una sensazione che serpeggia lenta nel cuore e sotto la pelle, che procura all’osservatore una sorta di orgasmo emozionale, che come una sfera si muove in tutte le possibili direzioni, lasciando in bocca il sapore di una speranza cullata dal tiepido vento del cambiamento.
E si ritorna al blu, quello via via più intenso con l’accendersi delle stelle nel firmamento. Lo sguardo si immobilizza. La situazione è perfetta, ancella del sogno e del desiderio. Ecco intonato il canto dei gabbiani, che, sorvolando l’incantevole e maestosa Moschea Blu, unendosi al silenzio della pallida e imperante Luna, crea un’affasciante cartolina, abitualmente relegata alla fantasia. Ma stanotte no. Stanotte tu, rossa e blu Istanbul, costituisci una realtà, capace di scuotere l’anima pigra e assonnata, per risvegliarla dal torpore e dalle ingerenze di un’esistenza scialba, incolore, insapore e inodore. Nella mente intanto, tracce di canzoni, fotogrammi di pellicole, pezzi di vita e ricordi.
Tu Istanbul, imbevuta di storia, cultura, tradizione e mistero. Il tuo blu crea un perfetto e dialettico contrasto con il bianco marmoreo del maestoso e preziosissimo Palazzo Dolmabahçe, culla e memoria di tradizioni e abitudini quotidiane legate al sultano, alle sue mogli e alle concubine. Lo splendore del candido edificio viene messo ulteriormente in risalto dal verde dei giardini, che ne adornano il perimetro, insieme alle aiuole e ninfee che decorano la fontana all’ingresso. Quei blu e bianco, che per un istante trasportano la mente alle calde terre greche, creano un contrasto ancor più netto e sublime grazie ai cancelli bianchi come il latte, che si stagliano sull’azzurro vivo, sereno e placido del Bosforo.
Tu Istanbul
Tu Istanbul. Calcare la tua terra è come salire su una giostra, con il cuore, la mente e il corpo rapiti dal tumulto di pensieri, visioni, odori e sapori, così diversi e uguali, strattonando l’anima, senza lasciarla riposare o realizzare che realtà e fantasia si uniscono nel tuo ventre in un connubio inedito, iperuranico ed astrale.
Così, si ritorna al verde, ma anche al beige e all’oro, che sanno tingere i tuoi giardini, le tue strade e i tuoi edifici, intessendo un tesoro in attesa di essere scoperto e trafugato, per rimanere impresso indelebilmente nei ricordi lì concepiti e protetti.
E tu, Istanbul, col tuo verde, il tuo beige e il tuo oro, trasporti l’osservatore nell’estasi di suggestive contemplazioni, come quella dell’ineguagliabile Basilica Cisterna, il cui umido suolo rimanda ai palpabili umori di sud libidinosi di esplodere, creando laghi di piacere e voluttà.
Talvolta, tu Istanbul, può essere pericoloso guardarti negli occhi. Trovarsi faccia a faccia con i tuoi virtuosismi e preziosismi è come guardare in faccia Medusa, lasciando pietrificare attonito l’animo ingordo ed assetato di tanta bellezza.
Tu Istanbul, sei vento che scompiglia capelli e pensieri. Sei il fuoco, che infiamma il cuore di passione e frenesia. Sei il mare, che lambisce piedi scalpitanti di abbattere nuovi orizzonti, nuove frontiere. Sei la terra, che calda e madrina infonde nello spirito errante sentimenti patriottici di rispetto e riverenza.
Tu Istanbul, la danza è il tuo talento, roteando come un derviscio intorno al centro di gravità, per troppo tempo insensibile alla crescita, alla mutevolezza della vita e al desiderio di libertà, che ogni cuore può sperimentare davvero, solo librandosi come gabbiani sulla Moschea Blu, madidi al chiaro di Luna e immersi in un effluvio di porpora, di cui è possibile sentire persino il sapore.
Immagine di copertina: Archivo Personale