I buchi neri fanno parte dei corpi cosmici più misteriosi e enigmatici ai nostri occhi e a quelli degli astrofisici – è incredibile, più li osserviamo e li studiamo, più siamo affascinati dalla loro complessità, quasi frutto di un sogno. Insomma, fra tutti i misteri spaziali, i buchi neri occupano i primi posti fra quelli più osservati, in quanto ricchi di curiosità. Invisibili ma incredibilmente potenti, entità giganti in grado di deformare il tessuto spazio-temporale per inghiottire alla cieca pianeti e stelle. Per decenni ci hanno lasciati perplessi, mettendo a rischio tutto quello che sapevamo sulle leggi della fisica, quindi cosa sono davvero? Come si formano? Quali sono le loro caratteristiche più peculiari?
Ecco a voi 3 curiosità su questi titani del cosmo, i buchi neri che ci attirano a loro così tanto.
Quasi ogni galassia ha un buco nero al suo interno
Studiando il pull gravitazionale tendenziale delle galassie che ci circondano e anche quelle più lontane, siamo riusciti a teorizzare che al centro della maggior parte delle galassie si ci ritrova un buco nero supermassiccio – noi non siamo esenti da questa caratteristica, in quanto al centro della Via Lattea vi ritroviamo Sagittarius A, un buco nero che pare abbia una massa pari a quella di 4 milioni di Soli. Sì, il nostro Sole. Circa 4 milioni di volte la sua massa. Pare che le galassie abbiano la tendenza a formarsi attorno ai buchi neri, che agiscono dunque da collante che attrae pianeti, stelle, polveri spaziali e chi più ne abbia più ne metta attorno a loro, consumando pian piano la materia più vicina, fino a quando non ci sarà più nulla delle galassie formatesi sui loro contorni.
Non abbiamo (quasi) idea di cosa succeda al loro interno
Non è proprio vero che non siamo mai arrivati ad una teorizzazione di quello che può avvenire al malcapitato che può venire risucchiato da un buco nero – c’è la spaghettificazione, ad esempio, oppure il collasso spazio-temporale – fatto sta che siamo solo in grado di teorizzarlo grezzamente, in quanto sono fenomeni che possiamo studiare solo tramite i loro effetti, e non tramite la loro presenza, limitandoci ad osservarli da molto, molto lontano. Secondo la fisica classica qualunque corpo fatto di materia che entra in un buco nero entra in un canale estremamente stretto (da qui la spaghettificazione) chiamato singolarità, che è un luogo di densità infinita dove le leggi fisiche come le conosciamo cessano di regolare la realtà, per poi passare, sempre teorizzando, ad essere rigettato in un altro possibile universo tramite un buco bianco, cioé l’antagonista del buco nero. Si suppone ci sia, esplicando semplicemente, un’entrata, un corridoio, e un’uscita, tramite le quali l’informazione materiale non viene persa.
In quanto queste sono teorie allo stato primordiale, e non le abbiamo osservate mai, ma solo immaginate logicamente, in realtà non sappiamo ancora realmente cosa succeda una volta entrati nell’occhio del buco nero.
Nonostante la sua reputazione, un buco nero non è realmente un buco
Non si tratta di tessuto spazio-temporale bucato, non c’è nessuno strappo e nessuno spazio vuoto: il “buco” nero nasce, molto probabilmente sempre, da stelle giganti che muoiono supercomprimendosi su se stesse in un puntino piccolissimo, punto dove la gravità diventa talmente concentrata che attira a sé qualsiasi materia, perfino la luce. Insomma, se il Sole che abbiamo nella Via Lattea alla sua morte dovesse prima espandersi al massimo per implodere su se stesso improvvisamente, diverrebbe anche lui uno dei tanti, tantissimi buchi neri che esistono in giro per lo spazio – ironico passare dall’oggetto che fa più luce nello spazio a quello più oscuro dell’universo in relativamente poco tempo.
Le curiosità sui buchi neri non si limitano solo a queste, e ne verranno scoperte tante altre in futuro con la scoperta cosmica tramite tecnologie migliori.
Fonte immagine: Pixabay (https://pixabay.com/it/illustrations/galassia-buco-nero-universo-6381722/)