Il turn heel di Hulk Hogan scosse le fondamenta del wrestling statunitense, trasformando il buono per eccellenza nel suo esatto contrario.
“O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. Così parlava l’Harvey Dent di Aaron Eckhart durante una delle scene più iconiche del Cavaliere Oscuro di Nolan. Allo stesso modo, Hulk Hogan, il buono per eccellenza, con il suo turn heel, aveva passato talmente tanto tempo con la bandana in testa e il giallo e rosso cuciti addosso, da ritrovarsi, alla fine, dall’altra parte della barricata.
Hulk Hogan: L’uomo giusto del signore
Bandana in testa, indumenti dai colori sgargianti, un “Whatcha gonna do” che riecheggia nelle arene di mezza America. Hulk Hogan, all’anagrafe Terrence Gene Bollea, è stato la personificazione del wrestling anni ’80, un essere umano talmente carismatico e magnetico dal penetrare di forza all’interno delle case degli statunitensi, intimando i suoi piccoli fan di fare le loro preghiere e di prendere le vitamine, divenendo così il simbolo dei buoni valori dell’americano di quel periodo e riuscendo a rendere per la prima volta il wrestling mainstream.
La fine dell’Hulkamania
Con il passare degli anni, però, quel giocatolo di intrattenimento perfetto iniziò a mostrare i primi segni del tempo. Il wrestling stava cambiando, e il pubblico dei primi anni ’90-sempre più smaliziato-cominciava a stancarsi della retorica ripetitiva dell’Hulkster, dei suoi match prevedibili e della sua immagine da eroe immacolato e perbenista. Nel 1993, la Hulkamania iniziò ufficialmente la sua parabola discendente. Dopo aver perso il titolo WWF contro Yokozuna, Hogan lasciò la federazione di Vince McMahon per approdare nel 1994 alla compagnia rivale WCW, alla corte di Ted Turner.
La prima “run” di Hogan nella nuova federazione fu inizialmente un successo. Ma dopo poco, Hogan iniziò a stufare il pubblico, L’esperimento Hulkamania 2.0 in WCW, fino all’estate del 1996, si stava rivelando un fallimento. I fan che da bambini avevano amato Hulk Hogan erano cresciuti e il personaggio dell’immortale appariva tristemente fuori tempo massimo. Eric Bischoff, vicepresidente e booker della WCW, fu il primo a capire che l’unico modo per salvare Hulk Hogan era distruggerlo.
Bash at the Beach 1996: il turn heel di Hulk Hogan
7 luglio 1996, tutto era pronto per il PPV Bash at the Beach. I riflettori erano tutti puntati sugli Outsider, tag team composto da Kevin Nash e Scot Hall, ex lottatori WWF arrivati in WCW per prenderne il controllo. Prima dell’evento, Nash e Hall annunciarono la presenza di un terzo membro misterioso, che li avrebbe aiutati a fronteggiare Sting, Randy Savage e Lex Luger. Qualche minuto dopo l’inizio del match, Kevin Nash infortunò Lex Luger, ristabilendo la parità numerica e riuscendo ad isolare Savage all’interno del quadrato. Fu proprio in quel momento che risuonò la theme song dell’immortale, accolto con l’ovazione del pubblico, convinto che fosse arrivato per aiutare il vecchio amico.
Arrivato al centro del ring, Hogan si strappò la maglietta gialla e rossa, colpì più volte Savage con il suo celeberrimo Leg Drop e iniziò a dare direttive a Hall e Nash, rivelando così di essere lui il terzo membro misterioso. I fan presenti all’evento reagirono prima con un silenzio assordante, poi con fischi e insulti, mentre una pioggia di rifiuti si riversava sul ring (all’epoca il confine tra realtà e finzione nel wrestling era molto più sfumato rispetto a oggi).
Hulk Hogan aveva venduto la propria anima al diavolo – come avrebbe fatto John CenaJohn Cena 29 anni dopo – dando origine al New World Order (nWo), probabilmente la stable più influente della storia del business. In pochi istanti, Hogan rase al suolo tutto quello che aveva costruito. L’Hulkster era morto. Al suo posto era nato Hollywood Hogan, l’uomo senza Dio che avrebbe trascinato la WCW al dominio della Monday Night War per 84 settimane consecutive.
Il Turn Heel di Hulk Hogan è il più grande della storia?
A distanza di quasi tre decenni, il turn heel di Hulk Hogan riecheggia ancora. Non fu soltanto un semplice avvenimento ascrivibile al mondo del wrestling, quanto un trauma culturale le cui ripercussioni possono essere percepite ancora oggi.
L’nWo di Hulk Hogan fu capace di ridefinire il concetto di “cool heel” e di influenzare future generazioni di stable malvage nel wrestling. Senza quella svolta, la WCW non avrebbe mai innovato il business dal punto di vista creativo, e forse la WWF non avrebbe mai avuto lo stimolo per battere i rivali nella guerra degli ascolti durante l’Attitude Era. Allo stesso tempo, quanto accaduto il 7 luglio 1996, riuscì a trascendere i confini dello sport spettacolo, divenendo un fenomeno culturale su larga scala.
Ancora oggi, quando un buono di grido diventa cattivo, la mente di ogni appassionato torna ad Hulk, al suo leg drop, alla maglia nera dell’nWo, a quel giorno di inizio estate 1996, quando il passaggio tra le fila dei cattivi del Superman del wrestling segnò la fine dell’innocenza per un’intera generazione.
Fonte immagine: Simone Q, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
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