L’epoca letteraria vittoriana, un’analisi dei generi dell’Ottocento

epoca letteraria vittoriana

L’epoca letteraria vittoriana fa riferimento a un periodo storico ben preciso: l’epoca delle macchine e delle grandi contraddizioni. Un momento fondamentale della storia inglese che prende il nome da una dei regnanti più importanti del Regno Unito. La Regina Vittoria è la figura da cui deriva il termine “vittoriano” per determinare l’appartenenza a un regno durato per ben sessantaquattro anni, dal 1837 al 1901. Un trono longevo che presenta una duplice natura: un’epoca con caratteristiche molto remote e datate che contemporaneamente si protrae in una sensibilità moderna che stava per irrompere in quegli anni.

Contesto storico e sociale: il compromesso vittoriano

L’epoca letteraria vittoriana è rilevante per comprendere perché gli autori scelsero certi argomenti e un determinato modo di trattarli. Tra le figure significative di questo periodo ci sono Charles Dickens e il suo romanzo, Karl Marx e la sua filosofia, e Florence Nightingale. Il processo descritto è definito automation, introdotto dalla celebre Rivoluzione industriale, che raggiunse il suo culmine a metà dell’Ottocento. Questa portò mutamenti socioeconomici d’impatto, come la nascita del proletariato (working-class), in contrasto con la borghesia (middle-class) capitalista.

Il periodo è definito dal cosiddetto compromesso vittoriano, ovvero la coesistenza di grandi contraddizioni: il progresso industriale e la ricchezza convivevano con la povertà estrema degli slums; il rigido moralismo pubblico nascondeva ipocrisie e vizi privati; la forte fede religiosa entrava in conflitto con le nuove scoperte scientifiche, come le teorie evoluzionistiche di Darwin. Il governo del tempo vide l’alternanza dei due partiti politici, i Tory (conservatori) e i Whig (liberali), e l’emanazione di riforme per migliorare le condizioni di lavoro. Fervente divenne anche il discorso sull’emancipazione femminile, che metteva in discussione il ruolo della donna come “angelo del focolare”, pur rimanendo una questione in gran parte irrisolta.

I due volti dell’età vittoriana: il compromesso Descrizione della contraddizione
Progresso e povertà Grande ricchezza industriale a fronte di un estremo sfruttamento della classe operaia.
Moralismo e ipocrisia Una facciata di rispettabilità e rigidi valori familiari nascondeva vizi e corruzione.
Fede e scienza Le certezze della religione cristiana messe in crisi dalle teorie scientifiche di Darwin.
Imperialismo e filantropia L’espansione coloniale aggressiva era giustificata con la missione di “civilizzare il mondo”.

Un evento simbolo del periodo, come definito anche da fonti autorevoli come l’enciclopedia Treccani, fu la grandiosa Esposizione universale di Londra nel Crystal Palace a Hyde Park nel 1851. Ispirata dal principe Alberto, consorte della Regina, l’esposizione celebrò le meraviglie del progresso tecnico e scientifico, esaltando la centralità del Regno Unito.

Il novel: specchio della società borghese

L’epoca letteraria vittoriana ha come caratteristica principale il novel, in italiano tradotto come romanzo. Il novel è caratteristico di una impostazione realistico-didascalica e la sua diffusione si attribuisce ai ceti borghesi, ma anche a quelli più bassi, che iniziarono ad avvicinarsi alla lettura. Il romanzo vittoriano si apre a un dialogo con i suoi lettori e le istituzioni del tempo, e la sua funzione è stata definita di tipo morale e pedagogica. Una caratteristica comune è l’uso del narratore onnisciente, che guida i personaggi, interviene per esprimere giudizi etici e si sofferma su digressioni di politica, storia o moralità. A livello editoriale, la diffusione avveniva tramite le circulating libraries (biblioteche private) o con la pubblicazione a puntate (installments), che favoriva un contatto diretto con il pubblico e una narrazione ricca di colpi di scena.

Gli autori più esemplari del novel

Charles Dickens

Autore simbolo dell’epoca, si sofferma sulla vita della metropoli londinese, un palcoscenico di precarietà e cambiamento. Dopo il successo degli Sketches by Boz e The Pickwick Papers, pubblica opere celebri come Oliver Twist (1837), David Copperfield (1849-1850) e Great Expectations (1860-1861). Dickens usa la comicità e il grottesco per smascherare le ipocrisie delle istituzioni, pur concludendo spesso con un lieto fine. Con Hard Times rappresenta le tensioni sociali del mondo industriale.

William Thackeray

Il suo novel ha una forte vocazione satirica. Il successo arriva con Vanity Fair (1847-1848), in cui il narratore si presenta come un burattinaio che muove i personaggi per fornire una lezione morale. Il libro ha un atteggiamento antiromantico, come dichiarato nel sottotitolo: A Novel without a Hero.

George Eliot

Pseudonimo di Mary Ann Evans, usato per evitare pregiudizi di genere. I suoi romanzi mostrano un realismo profondo e una forte componente psicologica. L’opera più nota è Middlemarch (1874), sottotitolato A Study of a Provincial Life, che affronta temi importanti come lo status sociale delle donne, la religione, il matrimonio e le riforme dell’epoca.

Il romance in contrasto con il novel

Nell’epoca letteraria vittoriana si distingue un altro genere, il romance. Questo tipo di narrativa si orienta verso il meraviglioso, il soprannaturale e gli eventi inconsueti, in opposizione al novel, che si concentra su avvenimenti storici e lo stato della società. Il romance rifiuta la rappresentazione fedele della vita quotidiana e il narratore onnisciente, sostituendolo con punti di vista più soggettivi e problematici.

Le autrici del romance

Per il romance spiccano le sorelle Brontë, che inizialmente usarono pseudonimi maschili. Le loro opere sono accomunate dalla centralità dell’eroina in cerca di identità, autonomia e indipendenza economica.

Emily Brontë

Il suo Wuthering Heights (1847) destò scandalo per l’assenza di morale e i temi violenti. È un romanzo con elementi gotici, una struttura a matrioska e due narratori sovrapposti (Mr Lockwood e la governante Nelly), senza un punto di vista oggettivo.

Charlotte Brontë

Jane Eyre (1847) è un romanzo di formazione con elementi gotici. Narrato in prima persona dalla protagonista, segue il suo percorso dall’infanzia all’autodeterminazione, esplorando il suo rapporto con Mr Rochester e la figura di Bertha, suo oscuro alter ego.

Anne Brontë

Agnes Grey (1847), basato sull’esperienza personale dell’autrice come governante, è un romanzo di formazione che esprime una critica ai mali dell’educazione vittoriana, focalizzandosi sulla figura dell’istitutrice.

L’estetismo e la fine dell’epoca

Verso la fine del secolo, la riflessione estetica si accentuò in Inghilterra, contrapponendosi all’utilitarismo industriale. Il motto dell’estetismo, “art for art’s sake” (l’arte per l’arte), divenne fondamentale. L’autore più rappresentativo è Oscar Wilde con The Picture of Dorian Gray, un’opera gotica che mostra la faccia nascosta della rispettabilità vittoriana. Per il genere della short story, invece, prevale la narrativa di Arthur Conan Doyle con il suo detective Sherlock Holmes, la cui logica e razionalità segnano un ponte verso la modernità. Maggiori informazioni sul periodo possono essere consultate presso archivi autorevoli come la British Library.

Fonte immagine copertina: Pixabay

Articolo aggiornato il: 24/09/2025

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