Endō Shūsaku è stato uno scrittore giapponese, famoso per la centralità del tema religioso all’interno delle sue opere, data la sua conversione giovanile alla fede cristiana. Il libro di cui parliamo oggi è il suo grande capolavoro: Silenzio (in originale Chinmoku 沈黙).
Qual è il risultato di una spedizione missionaria cristiana nel Giappone di inizio ‘600? Endō Shūsaku ci fa immergere nella vita di alcuni gesuiti che hanno deciso di intraprendere questa missione. Tra realtà e finzione, fede e narrazione, l’ambientazione creata da Endō non lascia quasi spazio all’immaginazione. Ricrea perfettamente lo stile di vita dell’epoca, sia nella prospettiva dei funzionari statali nipponici, sia in quella dei missionari, clandestini in terra nemica, che mettevano a rischio la propria vita a causa del divieto di professione di fede istituito dal Daijō Daijin Toyotomi Hideyoshi nel 1587.
La trama di Silenzio

Il missionario portoghese Sebastião Rodrigues viene inviato in Giappone dopo aver ricevuto una lettera che parla della possibile apostasia di uno dei suoi vecchi maestri, il celebre Cristóvão Ferreira. Endō, però, non si limita a descrivere l’attività missionaria, ma approfondisce anche il lungo viaggio per mare, durato svariati mesi, per permetterci di entrare in stretto contatto con i protagonisti. I caratteri dei personaggi e i loro legami vengono messi in chiaro prima dello sbarco in Giappone, momento dal quale la narrazione prende il sopravvento. Rodrigues e il suo compagno Garrpe trovano una situazione sconcertante. Certo, erano al corrente della situazione che avrebbero affrontato, ma viverla in prima persona è una sfida che neanche la fede più salda potrebbe contrastare. La loro missione, oltre a scoprire la verità su Ferreira, era anche quella di evangelizzare la popolazione. Tuttavia, questa era composta in gran parte da buddisti e shintoisti. Dall’altro lato, una minoranza era composta dai Kakure Kirishitan (Cristiani nascosti), che non potevano professare liberamente la propria fede. Come ai tempi della persecuzione romana del III secolo, dovevano celebrare messa in segreto, spesso al buio e in silenzio, per non attirare l’attenzione delle guardie in cambio di denaro.
Lo stile e i temi del libro
Una delle figure più presenti nella storia è Kichijiro, che potremmo considerare il “Giuda” di Rodrigues. Endō è maestro nel far empatizzare il lettore con tali personaggi, sfumando abilmente il confine tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia morale. Le sue caratterizzazioni sono emblematiche della debolezza umana, capace però di suscitare compassione più che condanna. Mettere in dubbio l’etica, sia sociale che teologica, sembra essere il punto forte dell’autore. La fede vacillante di un prete potrebbe far storcere il naso, tuttavia la situazione drammatica in cui si trova lascia spazio al dubbio e alla comprensione. Rodrigues affronta situazioni in cui non può fare altro che allontanarsi dalla fede, almeno pubblicamente. I dubbi, però, affiorano anche nel profondo del suo cuore, poiché a volte il silenzio di Dio risuona più forte di qualsiasi rumore assordante.
Conclusioni: perché leggere Silenzio

Credo che questo testo sia un’ottima introduzione al mondo della letteratura cristiana giapponese, ma anche alla storia della missione di evangelizzazione in Giappone. Oltre a ciò, pone le basi per una profonda riflessione religiosa e può rendere grato qualsiasi credente libero di professare la propria fede.
Chi non avesse intenzione di leggere l’opera, ma fosse interessato alla storia, può recuperare la trasposizione in pellicola realizzata nel 2016 dal grande regista Martin Scorsese, con attori del calibro di Andrew Garfield e Adam Driver.

