American Buffalo al Teatro Mattiello: intervista a Francesca Annunziata

American Buffalo al Teatro Mattiello: intervista a Francesca Annunziata

Il 28 dicembre, al Teatro Mattiello di Pompei, andrà in scena American Buffalo, un adattamento del celebre testo di David Mamet che porta la firma di Francesca Annunziata. Attrice, regista e drammaturga, Francesca ha saputo dare nuova vita a questa storia di emarginazione, sogni infranti e ricerca di riscatto, ambientandola nel cuore di Napoli. In questa intervista, ci racconta come ha reinterpretato un’opera tanto complessa, trasformando la scena in un riflesso dell’animo dei suoi personaggi e anticipandoci qualcosa sui suoi progetti futuri.

American Buffalo al Teatro Mattiello: intervista a Francesca Annunziata

1. Come nasce l’idea di ambientare American Buffalo a Napoli, nel negozio di rigattiere di Donato Russo? Quali sfumature offre questa scelta rispetto all’ambientazione originale?
Il merito di questo è stato di Maurizio De Giovanni che ha rielaborato il testo e lo ha trasferito a Napoli, con una straordinaria sensibilità e rendendolo a mio avviso molto più autentico.

2. I costumi e la scenografia sembrano avere un ruolo centrale nel raccontare i personaggi e il loro mondo interiore. Puoi spiegarci come questi elementi visivi contribuiscono alla narrazione?
Il caos della scenografia, ricca di oggetti dai valori e tempi più disparati, è la netta rappresentazione del caos che abita nelle tre personalità e vite dei protagonisti. In alcuni momenti salienti alcuni oggetti produrranno dei suoni, con cadute accidentali, tese a scandire lo stato di tensione e suspense che loro stessi provano nel vivere questa lunga giornata.
Allo stesso modo, i costumi: ognuno è incastrato in un tessuto diverso, simbolo di una prigione interiore dalla quale forse una semplice monetina potrà farli uscire, seppur per poche ore.

3. La poetica del doppio fondo di David Mamet, che esplora il confine tra verità e menzogna, è molto presente nel testo. Come hai lavorato per trasporre questa complessità sul palco?
I dialoghi di Mamet e poi quelli di De Giovanni insieme hanno un’enorme risonanza e importanza nel testo e nella trasposizione teatrale. Tutto è affidato alla parola, al gesto, al movimento. Il lavoro è stato duro, ma ogni singolo elemento descritto ha contribuito a rendere questa poetica quanto più esplicativa possibile.

4. Dopo questa regia, quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già nuove idee o collaborazioni in cantiere?
American Buffalo è la mia seconda regia, è un lavoro a cui tengo molto. Ha avuto poche possibilità di essere visto e goduto per via dello stop degli anni passati, quindi per prima cosa mi auguro di donargli la giusta vita, sperando possa girare un po’ per i vari teatri e che possa continuare a lasciare un segno, o meglio un sorriso amaro negli spettatori che vorranno seguirci ancora.

Altri articoli da non perdere
Il tempo di una festa | appunti per una morte dolcissima al Mercadante
Il tempo di una festa

Dal 13 al 18 dicembre va in scena per il pubblico del Ridotto del Mercadante Il tempo di una festa Scopri di più

Novecento: Il Duello. Baricco e Bollani insieme al Roma Europa Festival
Baricco e Bollani in Novecento: il Duello

Il Roma Europa Festival 2025 ha regalato al pubblico romano una serata indimenticabile con lo spettacolo “Novecento: Il Duello”, portato Scopri di più

Vanity dark queen: il mito di Niobe al CTF
Vanity dark queen: il mito di Niobe al CTF

Per la sezione danza del CTF il 26 e 27 Giugno va in scena, nel palco grande della villa Floridiana, Scopri di più

L’ultimo nastro di Krapp al Ridotto del Mercadante
Krapp

La mia opera è una questione di suoni fondamentali, nel modo più sistematico possibile e io non accetto responsabilità per Scopri di più

Così è (se vi pare) al Teatro Oberon | Recensione
Così è (se vi pare)

Così si è (se vi pare) va in scena al Teatro Oberon dal 9 all’11 maggio con repliche il 17 Scopri di più

L’importanza di chiamarsi Ernesto: la commedia perfetta di Oscar Wilde trionfa a Roma
Lucia Poli, Giorgio Lupano, Maria Alberta Navello, Luigi Tabita

Ha debuttato al Teatro Sala Umberto di Roma, lo spettacolo L'importanza di chiamarsi Ernesto diretto da Geppy Gleijeses e con Scopri di più

A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

Vedi tutti gli articoli di Marcello Affuso

Commenta