Medea (Federico Tiezzi), Pompeii Theatrum Mundi | Recensione

Medea di Federico Tiezzi

La meravigliosa cornice del Teatro Grande di Pompei torna a macchiarsi di sangue e a infiammarsi di passione per il terzo appuntamento del Pompeii Theatrum Mundi con la Medea di Euripide e la regia di Federico Tiezzi, in scena 1 e 2 luglio.

«Comprendo il delitto che sto per osare/ ma la passione, che è causa delle più grandi sventure/ è più forte dei miei proponimenti»

(Euripide, Medea, 1078-1080)

Pareti bianche e busti in gesso che si specchiano su pavimenti lucidi. In un elegante e moderno salotto borghese si consuma il dramma di una delle donne più affascinanti e controverse di sempre, Medea. Una donna umana interpretata dalla grande Laura Marinoni, che porta sulle spalle il peso del tradimento, ma, prima ancora, il peso di una civiltà che parla un codice non suo: lei maga, straniera, costretta in una polis che la considera nient’altro che una barbara.

Interessante la prospettiva di Federico Tiezzi, che non riduce il motore dell’azione alla forza vendicativa di una donna tradita e ripudiata. La principessa della Colchide, non solo moglie e madre, diventa incarnazione di un sistema di valori ancestrale, dionisiaco, incomprensibile al mondo greco e alle sue leggi scritte. La principessa della Colchide, non solo moglie e madre, è prima di tutto una donna che, con grande dialettica e lucidità, analizza in modo rivoluzionario e scandaloso la figura femminile del suo tempo, scardinando i princìpi che disciplinano la polis. La modernità di Federico Tiezzi ben si sposa con l’antica modernità di Euripide: la storia di Medea assume i tratti di un dramma borghese.

«Ho impostato la tragedia non come una rappresaglia individuale, ma come uno scontro tra due diverse concezioni della forza. Uno scontro fra una società arcaica e una società post industriale. Tra Ordine e Disordine. Medea è un campo di forze dove si scontrano due modalità della violenza»

Con la complicità della natura che regala una luna imponente, vediamo Medea entrare in scena avvolta da due semicori vestiti di bianco che intonano incomprensibili litanìe, ricordo forse dei riti magici del suo passato o presagio del futuro sventurato. Indossa un mantello piumato e una maschera da uccello, simbolo tribale di forza e libertà. Costante è l’espediente delle maschere zoomorfe nella visione di Tiezzi: conigli bianchi i figli di Medea, a simboleggiare l’innocenza, coccodrilli Creonte (Roberto Latini) e i suoi seguaci, a rappresentare  il potere famelico.

Momento cardine del dramma è il dialogo tra Giasone (Alessandro Averone) e Medea, incontro-scontro in cui non ci sono vincitori, né vinti. Troppo diversi i loro punti di vista, troppo diversa la scala dei loro valori: le parole amore, giustizia, famiglia non hanno per loro lo stesso significato. Incontro-scontro che alimenta ed esaspera la lucida follia di Medea che afferma la superiorità del suo mondo, mentre si allontana sul carro di Elios. Soccombono i figli, soccombe l’idea stessa di futuro.

Impossibile non notare nella pièce la bravura della nutrice (Debora Zuin), che indossa abiti da governante e trasuda, in ogni sua parola, un profondo legame alla patria. Intensa la sua interpretazione nei dialoghi con la padrona e con le coreute, le donne corinzie, rappresentate, in pendant con l’ambientazione borghese, come donne delle pulizie in tuniche blu e cuffiette.

Di grande impatto visivo la scena finale, in cui le vediamo pulire-sporcare di sangue le pareti bianche del salone. Rosso su bianco, come il sacrificio dell’innocenza. Rosso su bianco, come la passione che vince la ragione. Resta solo il silenzio.

Medea: Euripide
Traduzione: Massimo Fusillo
Regia: Federico Tiezzi
Attori:
(in ordine di apparizione) Debora Zuin (nutrice), Riccardo Livermore (pedagogo), Laura Marinoni  (Medea), Roberto Latini (Creonte), Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (il nunzio), Francesca Ciocchetti (prima corifea), Simonetta Cartia (prima coreuta)
Coro: Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Valentina Elia, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia
Responsabile coro:
Simonetta Cartia
Figli di Medea:
Matteo Paguni, Francesco Cutale
Seguaci di Creonte:
Pasquale Aprile, Giovanni Nardone, Salvatore Testa
Portatori di Medea:
Sebastiano Caruso, Moreno Mondì

Coro: Andrea Bassoli, Alberto Carbone, Sebastiano Caruso, Alessandra Cosentino, Gaia Cozzolino, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Lorenzo Ficara, Leonardo Filoni, Ferdinando Lebba, Althea Mara Luana Iorio, Denise Kendall-Jones, Domenico Lamparelli, Federica Leuci, Emilio Lumastro, Arianna Martinelli, Moreno Mondì, Alice Pennino, Edoardo Pipitone, Jacopo Sarotti, Mariachiara Signorello
Produzione INDA:
 Istituto Nazionale del Dramma Antico

Fonte immagine in evidenza per la Medea di Federico Tiezzi: Ufficio Stampa

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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