Monica. Odellalibertà al TRAM

Monica. Odellalibertà

Monica. Odellalibertà va in scena al TRAM dal 16 al 18 febbraio. Il testo e la regia sono di Francesca Fedeli, che recita anche sul palco insieme a Martina Carpino.

Lo spettacolo è molto più che una semplice ode alla star-attrice Monica. Si tratta di un viaggio intimo nella vita privata della donna sognante e smemorata, ma audace e autoironica.

Monica. Odellalibertà inciampa al TRAM, ma si rialza in piedi trionfante e in tutta la sua magnifica imperfezione

Francesca Fedeli e Martina Carpino sul palcoscenico del TRAM si mettono a nudo. Martina Carpino nei panni di Monica Vitti si toglie la maschera, cambia molti vestiti e costumi, e, al contempo, si spoglia di quello fittizio e scintillante impostole dallo Star System.

Martina Carpino è Maria Luisa Ceciarelli, è quella parte di Monica che ha scelto di intraprendere L’Avventura, quella di giocare a interpretare ruoli che l’avrebbero aiutata a liberarsi di sé stessa, o a riscoprirsi – frammentata in tanti fotogrammi, eppure intera – disperatamente comica.

Francesca Fedeli con Monica Odellalibertà fa un lavoro immenso di assemblaggio, costruisce un puzzle, un percorso, una scaletta, appositamente per tradirla, per disilludere lo spettatore, per mettere in difficoltà l’attore e far venire fuori lo spessore della persona.

Tutto il mondo di Monica è contenuto in quella piccola scatola piena di giocattoli che è il palcoscenico. Monica esiste dietro il sipario, ne ha bisogno per compiere una separazione tra spazio pubblico e spazio privatoFrancesca Fedeli, però, inciampa, e rimane con un piede sotto e un piede sopra il gradino, in quella sospensione a metà tra individuale e collettivo, teatrale e filmico, infanzia e vita adulta. Anche Martina Carpino è a metà tra il centro della scena e l’angolino intimo, che riesce a ricavarsi sulla sua sediolina gialla, al rifugio sotto il tenero candore di una luce calda.

La pienezza passionale dell’esistenza di Monica si fonde con il silenzio delle giornate vuote, trascorse all’insegna dei ricordi e non delle memorie. La memoria sfuma, i ricordi, invece, cambiano forma, puoi condirli di dettagli, impreziosirli, illuminarli con nuovi colori.

Francesca Fedeli interpreta Enzo Biagi, ma anche Raffaella Carrà. Lei è la regista, la giornalista, la società, la madre, ma anche il demiurgo, il creatore, colei che stabilisce la scaletta. Il suo personaggio è costruito con acutezza. Francesca Fedeli è in grado di impersonare l’ansia della conduttrice Raffaella Carrà, assoggettata alle regole degli ascolti televisivi, a ciò che il programma ha il dovere di offrire al pubblico.

Intrattenimento e divertimento sono le parole chiave. Il Salotto di Raffaella è un ambiente che accoglie, che entra nelle case degli italiani, in cui tutti sono amici, e la vita privata delle dive è un dossier da sfogliare, per sceglierne insieme i dettagli più succulenti da poter trattare, estrapolarne gli aspetti più stravaganti.

Monica, in Monica. Odellalibertà, è una Galatea che si sottrae al suo Pigmalione. Non si concede in pasto ai predatori. Alle domande pruriginose e invadenti di Enzo Biagi, Monica risponde divagando con la mente, perdendosi nel desiderio ininterrotto di fuggire, di non essere mai nel posto in cui si trova, di non sentirsi costretta a interpretare sé stessa.

Monica è combattuta: da un lato vuol essere un’altra: è infatti Teresa la ladra, è pure La Ragazza con la pistola. Dall’altro lato, però, Monica non vuole più essere nessuna, è stanca di fare la parte per far ridere, di trasformarsi in una macchietta, di proporsi come un’immagine-simulacro, e così si ribella. Si tratta di una ribellione silenziosa, di una pausa dal mondo con i suoi frastuoni, pieno di parole complicate che non riescono a dire più nulla.

Monica ha bisogno di parole chiare, di poche e semplici espressioni, per riuscire finalmente a spiegare alla madre – una delle poche a credere ancora ai giornali – che lei può essere sia quella che «a cinque anni si faceva ancora la pipì a letto», sia la donna che scrivendo si racconta, si fa racconto e anche memoria.

La sua fuga si dirige verso una visione non univoca del femminile. Non è solo una ritirata dalle scene. La libertà e la dismisura del suo pensiero le consentono di muoversi al di là dell’immaginabile, «di nuotare nel cielo, di volare nel mare», di invertire l’ordine costituito, di compiere bizzarrie e scatenare malcontenti.

In Monica. O della libertà le luci abbagliano e spengono la diva, smitizzandola e adulandola. Monica è impacciata sotto i riflettori, la sua anima si nasconde sotto un grande cappello a cilindro, dietro la lingerie vi è un cuore innocente e farneticante di bambina. L’ingenuità e la fanciullezza sono il suo guscio, non una corazza che contiene debolezza, ma un bozzolo di farfalla, un insieme di durezza e costanza, di libertà ed emancipazione.

Martina Carpino accetta la sfida di contribuire alla riuscita magica di un trucco, dietro il quale non si nasconde nessun inganno, perché, quando realtà e finzione si incontrano, non può che venirne fuori un’impossibile verità, che non si lascia afferrare totalmente, ma che aleggia indisturbata sopra le poltrone del TRAM, e si insinua negli occhi e nella mente di chi osserva.

Francesca Fedeli riesce a riprodurre un sogno, ci accompagna a spiare nell’inconscio di Maria Luisa Ceciarelli. Come un curioso voyeur, lo spettatore può sbirciare da dietro le quinte le prove generali di uno spettacolo, che ancora non è andato in scena per la prima. Non c’è da temere, perché tutto deve ancora cominciare, la vita è stata per Monica una grande prova, ma comunque la sua migliore interpretazione.

Seduti su «un letto che è una rosa», ci è concesso di sentirne l’odore, di sfiorare la morbidezza di ogni petalo, senza staccarlo. Attorno al talamo di Monica, possiamo ascoltare i suoi monologhi interiori ed emozionarci, empatizzare con la solitudine di una donna, che non è mai stata sola, ma che si è, forse, sempre sentita estranea, un’attrice-aliena.

Ridiamo di una Monica atomica, tra un inciampo e un gesto impacciato, tra un ricordo confuso e una battuta ripetuta a stento. La prova generale è stata imprecisa, piena di imprevisti. Sul palcoscenico ha preso forma la vita.

Monica. Odellalibertà è Martina, è Francesca, è Maria Luisa? Poco importa riconoscere un’identità, ci basta sapere che è un’ode piena e autentica alla Libertà.

 

fonte foto di copertina: ufficio stampa TRAM

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Chiara Aloia nasce a Formia nel 1999. Laureata in Lettere moderne presso l’Università Federico II di Napoli, è attualmente studentessa di Filologia moderna.

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