We are nomads al Piccolo Bellini di Napoli | Recensione

we are nomads

We are nomads è uno spettacolo di Fernando Anuang’a, in scena al Teatro Bellini di Napoli il 22 e il 23 Febbraio 2025. Lo spettacolo indaga, attraverso una narrazione attenta alla cultura del popolo dei Maasai, i desideri essenziali degli individui e il semplice bisogno di essere umani. 

Lo spettacolo We are nomads è anticipato da un’interessante coreografia di Gennaro Maione che porta in scena circa venti giovani performer: le danzatrici e i danzatori del corso di formazione professionale HumanBodies. Un modus operandi, quello di presentare artisti emergenti, che ritorna con costanza al Piccolo Bellini per dare la possibilità ai giovani che si avviano al professionismo di fare esperienza del palcoscenico e di conoscere differenti realtà, al fine di comprendere davvero il mondo del lavoro nell’ambito della danza e dello spettacolo dal vivo.

Cosa c’è all’origine dello spettacolo di Fernando Anuang’a: uno sguardo al popolo Masai 

Fernando Anuang’a è un danzatore e coreografo, originario del Kenya e conosciuto a livello internazionale per la sua singolare espressione artistica. La sua carriera è caratterizzata dall’integrazione della danza tradizionale Maasai con stili contemporanei, creando un linguaggio artistico unico. Non  a caso, Anuang’a ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo contributo artistico.

Attraverso la performance andata in scena al Piccolo Bellini, il coreografo indaga i bisogni dell’uomo ispirandosi al popolo Maasai, alla loro transumanza e incessante capacità di adattamento. 

I Maasai sono un popolo che vive principalmente in Kenya e Tanzania, nell’Africa orientale. Conosciuti per le loro tradizioni uniche, sono principalmente pastori e allevatori, con il bestiame che svolge un ruolo centrale nella loro vita quotidiana, sia come fonte di cibo che come simbolo di status sociale. La loro società è divisa in classi e il sistema sociale è fortemente influenzato dai riti di passaggio, che segnano le diverse fasi della vita. Nonostante la modernità abbia avuto un impatto sulla loro vita per le perdite di terre, i Maasai si sono adattati alle esigenze della vita contemporanea e sono ancora un simbolo di resistenza culturale e identitaria in Africa.

La danza Maasai

La danza è una parte fondamentale della cultura del popolo Masaai. Le danze sono spesso eseguite durante cerimonie importanti, come matrimoni, riti di iniziazione o celebrazioni. Una delle danze più caratteristiche dei Maasai è la danza del guerriero, che viene eseguita dagli uomini come segno di forza. Durante questa danza, i partecipanti saltano in alto. Il saltoemblema di forza fisica ma serve anche a dimostrare la prontezza nel difendere la comunità. Un altro aspetto interessante della danza maasai è che non si tratta solo di un’espressione di gioia, ma anche di un’opportunità per rafforzare i legami sociali e celebrare il legame con la terra e gli antenati. Durante le danze, i Maasai spesso indossano abiti tradizionali, come il shúkà (la veste rossa) e ornamenti fatti di perline colorate, che contribuiscono a dare un forte impatto visivo all’esibizione. In generale, la danza maasai è un modo per esprimere identità, onorare la tradizione e rafforzare il senso di comunità

We are nomads: una danza che narra la storia di un popolo 

La danza e la coreografia di Fernando Anuang’a, è una performance molto attesa al Bellini di Napoli, realizzata con il sostegno di Live Arts Management srl e messa in scena attraverso le musiche della tradizione masai e musiche di scena.

Un albero dietro cui la danza si presenta. Poi il buio. La performance ha inizio con il danzatore che emerge al centro della scena, in chiaroscuro e in silenzio. Stende le proprie braccia; esse pian piano diventano parlanti e la musica tradizionale della cultura Maasai incalza. Il performer è vestito di sé stesso: muscolatura profonda, una collana e un semplice short che rimandano ai colori e alla tradizione del popolo nomade. Le gambe del performer appaiono come delicate radici che dal suolo si orientano nello spazio in base alla loro naturale crescita. In questo modo, il movimento di Fernando Anuang’a cresce lentamente, con delicatezza, fino a quando le proprie braccia diventano così malleabili da sembrare onde che irradiano non solo il movimento ma anche il suono, quasi amplificandolo. In scena vi è un corpo che, da solo, occupa l’intero lo spazio, taglia l’aria e si muove in alternanza di musiche e silenzi, senza arrestare mai il proprio moto. I gomiti vengono spesso articolati insieme ai palmi delle mani che, rivolgendosi al pubblico, vanno poi verso il petto del performer. Un’atmosfera calma, ricca di gesti simbolici come le braccia che paiono raccogliere acqua da terra, facendola scivolare poi dietro la schiena, o come la simulazione del sudore per la fatica, che viene scrollato via dalla fronte.
Gli arti superiori del danzatore orientano i suoi passi e l’intero corpo non si ferma mai: è come un pendolo in costante oscillazione. Segue il proprio ritmo corporeo che pare essere un perfetto 3/4, che poi si espande attraverso i salti. L’elevazione, strettamente simbolica nella cultura masai, è notevole. Il corpo in discesa non fa rumore: emerge una forza silente ma visibile.
La performance non manca di un breve monologo narrativo in aggiunta alla già narrante danza:

«Siamo nomadi, ci fermiamo ma non restiamo […] sappiamo che dobbiamo muoverci per andare incontro ai nostri sogni»

Un’alternanza di luci calde e poi più fredde rende la narrazione fluida e permette al pubblico di tenere sempre alta l’attenzione. Il canto della tradizione nomade è un’eco determinante affinché i passi si muovano nello spazio con un intento narrativo preciso. Fernando Anuang’a racconta dei piedi callosi e terrosi, con un momento di ben rappresentata disperatio che rende manifeste le difficoltà di un popolo che, nonostante tutto, non si arrende e continua a seguire, con fierezza, le orme dei propri antenati.

La danza di Fernando Anuang’a abbraccia secoli di storia identitaria in maniera intima e coinvolgente e la sala ringrazia, con entusiasmanti applausi,  il danzatore e il coreografo che ha restituito al pubblico una lettura così singolare.

Di seguito il link del trailer di We are nomads presente sul sito del Teatro Bellini: 

Fonte immagine di copertina: Foto ufficiale programmazione dance&performance Teatro Bellini di Napoli 

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