Le Otto Montagne: amicizia e bellezza | Recensione

Le otto montagne

«Sarebbe bello restare quassù tutti insieme, senza vedere più nessuno, senza dover più scendere a valle» Le Otto Montagne è sulla scia di quei film come Nomadland, come Into the Wild, che alla moderna società consumistica e industrializzata oppongono una certa bellezza dell’incontaminato, e soprattutto la perseveranza di essa. Ad oggi lo stile di vita ‘a km0’ e a contatto con le fonti naturali è obsoleto, ma più che mai rievocato e idealizzato a causa della crisi ecologica.

Qui i due stili di vita opposti si incontrano sotto la forma di due grandi amici, Pietro (Luca Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi), il primo cresciuto in una metropoli che ti sbrana, il secondo cresciuto fra le montagne «che non gli hanno mai fatto del male». Bruno è l’ultimo bambino di Grana, un paesino in Valle D’Aosta quasi abbandonato ai piedi del Monte Rosa, dove il padre di Pietro ha affittato una casa per l’estate.

Una produzione congiunta di Francia, Italia e Belgio mette in evidenza e racconta con grande cuore il paesaggio montanaro italiano, parla di scelte di vita e amicizia, in 147 minuti.

La Trama

I giochi, le esplorazioni e le escursioni fatte assieme al padre di Pietro caratterizzeranno le estati dei due ragazzini. Ma, a causa di vicissitudini familiari, i due grandi amici d’infanzia non si vedranno per quindici anni: Pietro si allontanerà dalla propria famiglia, mentre Bruno rimarrà sempre lì, in montagna, a lavorare con suo padre fin dalla tenera età. Pietro sogna una carriera intellettuale, Bruno sogna di respirare l’aria delle sue montagne e vivere dei fiumi, dei laghi, dei suoi animali.

I due si rivedranno alla morte di Giovanni, il padre di Pietro, che costituirà la chiave del loro ricongiungimento: grazie a Bruno, Pietro conoscerà meglio suo padre e insieme realizzeranno il suo ultimo desiderio. Pietro scoprirà di aver avuto due padri, uno di città, sconosciuto ingegnere schiavo del suo lavoro, e uno di montagna, il papà che si sentiva finalmente libero nei weekend estivi, di cui però ha perso tanto negli ultimi anni.

Mentre Bruno rimarrà come un punto fermo sulla sua montagna, Pietro si innamorerà di altri posti, ma i due saranno sempre collegati da un filo indissolubile.

Perché guardare Le Otto Montagne?

La vita in montagna è la protagonista assoluta de Le Otto Montagne, tanto ambita e tanto amata da Bruno e da Giovanni, tanto sfuggita e poi ritrovata da Pietro. La maestosità del paesaggio montuoso italiano ci viene silenziosamente sottoposta con la bellezza della fotografia di Ruben Impens.

Anche la narrazione è presentata davanti ai nostri occhi allo stesso modo, passivamente e lentamente, poiché seppur il film sia costituito da grandi sentimenti, questi sono espressi dai fatti e poche parole, le quali sono per lo più riflessioni importanti nel voice over di Luca Marinelli.

L’amicizia maschile dalla grande tenerezza e conoscenza profonda l’uno dell’altro è ben espressa con grande credibilità dai protagonisti Luca Marinelli e Alessandro Borghi, complice la chimica che c’è fra i due anche nella vita reale.

Il personaggio di Bruno di Borghi è un simbolo: simbolo di una ruralità dell’Italia vista da tutti come obsoleta o idealizzata e mercificata nel periodo delle vacanze. La stessa ruralità che però conserva i prodotti di eccellenza originari del territorio, come il formaggio di Bruno, fatto rigorosamente «come si faceva una volta». Per quanto l’IGP, il DOP, siano marchi di qualità ricercati, Le Otto Montagne mostra quanto però rimanga difficile mantenere le attività artigianali in questo contesto. Bruno apre anche la riflessione sull’espressione la natura, che spesso utilizziamo senza rendere conto che per noi è un concetto così astratto e lontano, quando l’uomo utilizza e sfrutta proprio quella per vivere.

Marinelli ne Le Otto Montagne riconferma la sua incredibile versatilità che dona umanità ad ogni personaggio.

I registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch hanno saputo tradurre visivamente la lettera d’amore di Paolo Cognetti, ossia l’omonimo romanzo vincitore del Premio Strega nel 2017. La pellicola è dilatata, come è dilatato il tempo trascorso in montagna, e risulta parecchio lunga, come d’altronde si percepisce lungo il tempo di una vita insieme.

Fonte Immagine di Copertina: Wikipedia

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