Lo stupro di Nanchino di Iris Chang | Recensione

Lo stupro di Nanchino: Iris Chang e il coraggio di raccontare una verità sepolta

Lo stupro di Nanchino è un libro scritto da Iris Chang, pubblicato nel 1997. Iris Chang, scrittrice statunitense di origini cinesi, venne a conoscenza del massacro perpetrato dall’esercito giapponese nella città di Nanchino tra il 1937 e il 1938 attraverso i racconti orali dei suoi familiari sulla Seconda Guerra Mondiale. Stupita dal fatto che quest’orrore non fosse così noto all’opinione pubblica, decise di raccogliere testimonianze cinesi, giapponesi e statunitensi sul massacro. La pubblicazione dell’opera rappresentò uno shock: la scrittrice fu oggetto di forti pressioni, specialmente da parte di revisionisti storici giapponesi che cercavano di ridimensionare la gravità del massacro. Nonostante un percorso non facile, il libro è stato tradotto in numerose lingue, diventando un importante documento storiografico sul massacro di Nanchino.

Sinossi

Nel dicembre 1937, l’esercito giapponese invase la Cina, commettendo una delle stragi più violente della storia. Tra dicembre e gennaio, nella città di Nanchino, le truppe giapponesi violentano, abusano ed uccidono in meno di quattro settimane oltre 300.000 civili cinesi. Lo stupro di Nanchino di Iris Chang racconta questa tragedia attraverso tre punti di vista: quello dei militari giapponesi, quello dei civili cinesi e quello delle persone europee e americane impegnate ad aiutare la popolazione di Nanchino.

Il lavoro di una vita

Lo stupro di Nanchino è un’opera di forte impatto: ogni lettore rimane sconvolto dalle vicende narrate, profondamente turbato dalla brutalità che il genere umano è in grado di perpetrare. Lo stile dell’opera combina elementi narrativi con un’impostazione prettamente storiografica, risultando accessibile a qualsiasi tipo di lettore senza sacrificare la precisione storica garantita dalle approfondite ricerche dell’autrice. L’opera è volutamente emotiva, cercando non solo d’informare il lettore ma coinvolgerlo emotivamente, cercando di far percepire la sofferenza umana celata dietro quelle testimonianze.

Le testimonianze raccolte da Iris Chang hanno richiesto svariati anni di lavoro. La scrittrice, infatti, ha visitato la Cina e il Giappone per incontrare persone, reperire diari e consultare documenti che potessero essere utili alla sua indagine. Il risultato è stato un libro traumatico e scioccante, che ha rivelato al mondo una vicenda spesso nascosta o minimizzata da coloro che l’avevano perpetrata.

Dopo la pubblicazione, la stampa giapponese ha attaccato pesantemente la scrittrice, criticandola per l’eccessiva emotività e per l’uso di immagini scioccanti nel libro, che secondo l’opinione nipponica “esageravano” i fatti. Tuttavia, questo approccio rappresentava una strategia consapevole di Chang, che desiderava impedire che la storia venisse dimenticata, dopo anni di oblio favorito anche dalla complicità dietro le quinte degli Stati Uniti con il Giappone.

Durante e dopo la scrittura del libro, Iris Chang ha affrontato profonde problematiche personali ed emotive, causate dalla vicinanza con gli orrori che aveva scoperto. Nel 2004, la scrittrice è morta suicida dopo un grave crollo nervoso, probabilmente conseguenza dello stress psicologico accumulato negli anni di ricerche su temi tanto cruenti.

Conclusioni

Lo stupro di Nanchino è una lettura intensa e sconvolgente, che non si limita a raccontare, ma coinvolge i lettori nelle vicende narrate, costringendoli a confrontarsi con la brutalità del genere umano. La sensazione di sporco e sudiciume sembra impossibile da scrollarsi di dosso dopo aver letto queste vicende. Si spera che, soprattutto grazie all’impegno e alla vita di Iris Chang, questo racconto possa risuonare come un allarme, un avvertimento per i lettori, affinché rimanga una storia del passato e nulla di simile accada mai più.

Fonte immagine: Zhistorica

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