Princess Jellyfish (anime) | Recensione

Princess Jellyfish (anime) | Recensione

Una gemma raramente menzionata tra le commedie romantiche del mondo dell’animazione, interessante e dall’enorme potenziale, Princess Jellyfish (in italiano, La Principessa delle Meduse) è un anime josei uscito nel 2010 e prodotto dalla Brain’s Base, conosciuta per lavori come My Little Monster e Baccano!; si compone di 11 episodi e purtroppo, ad oggi, essendo il manga completo, non ci sono notizie su nuove stagioni in arrivo.

Trama

Princess Jellyfish racconta la vita di Tsukimi Kurashita, un’otaku diciottenne trasferitasi a Tokyo con il sogno di diventare un’illustratrice. Tsukimi è una giovane adulta che si cura poco, è terrorizzata dalle situazioni sociali e dalle persone avvenenti e ha una passione particolare per le meduse. Vive in un dormitorio dove non sono assolutamente ammessi uomini, le cui inquiline sono delle otaku disoccupate come lei e si definiscono delle “Amars” — termine che riprende il nome del dormitorio e il giapponese あまほうし, cioè “suore”. La sua storia prenderà dei risvolti del tutto inaspettati la sera in cui si troverà a salvare la vita di una medusa, con l’aiuto di una bellissima “principessa” (come Tsukimi chiama le ragazze super alla moda) che si scoprirà presto non essere affatto una lei.

Un mondo di estremi e di “diversi”

Il tema portante dell’anime è l’interazione tra mondi diametralmente opposti: uno di persone bellissime e alla moda, per le quali tutto è possibile e un altro di donne che condividono interessi totalmente diversi dalla massa e rifiutano terrorizzate di confrontarsi con qualunque cosa si celi là fuori. In un’ottica del genere la risposta delle Amars di coltivare i propri interessi nell’auto-isolamento e dichiararsi disinteressate alla vita romantica potrebbe quasi sembrare una presa di posizione consapevole, se non fosse che in realtà si sono più arrese alla convinzione che il mondo sia diviso in bianco e nero e non si possa cambiare in alcun modo.

La stessa Tsukimi, nonostante sogni di diventare la principessa che vedeva in lei sua madre, non cura affatto il proprio aspetto o, più precisamente, non sa da dove iniziare. Ed è proprio qui che la figura di Kuranosuke, un ragazzo appassionato di moda e cross-dressing, risulta fondamentale. Kuranosuke funge sia da catalizzatore per il cambiamento, sia da simbolo dell’unione tra questi due universi: la sua passione per la moda non lo rende poi così diverso dai membri delle Amars, ma al tempo stesso il suo presentarsi come una ragazza curata e alla moda appare a queste donne (alle quali Tsukimi farà di tutto per tenere nascosto il suo genere) una differenza insormontabile. Kuranosuke è un aiuto prezioso per Tsukimi e per il gruppo; dimostrerà che ognuna di loro può diventare bellissima e conquistare fiducia in sé stessa con un po’ di cura in più e riuscirà anche a far convergere i loro talenti in modo molto utile.

Un altro personaggio molto interessante da analizzare in questi termini è Shōko Inari, agente immobiliare il cui piano è far demolire il dormitorio delle Amars per costruirvi un lussuoso hotel. Al contrario di Kuranosuke, Shōko è la prova che essere una principessa non equivalga automaticamente ad essere una persona corretta. Ella, infatti, è una donna avvenente ed estremamente carismatica, ma senza scrupoli e disposta anche a ricorrere a metodi come il ricatto per ottenere ciò che vuole.

Ancora, altra rappresentazione estrema degna di menzione è la fobia per le donne attraenti del fratellastro di Kuranosuke contrapposta all’odio delle Amars per il genere maschile: situazioni che attraverso ironia e comicità danno spazio alla narrazione di un avvenimento estremamente traumatico e uno, invece, estremamente comico (specialmente per chi ha letto il manga).

Il legame con la figura materna

Ulteriore prova del fatto che i due personaggi principali non siano poi così diversi tra loro è l’origine delle loro passioni: sia l’amore di Tsukimi per le meduse che quello di Kuranosuke per la moda scaturiscono e crescono nel tempo grazie al profondo legame con le proprie madri. I tentacoli delle meduse ricordano a Tsukimi i merletti di questi abiti principeschi, così come l’unica volta in cui riuscì a visitare l’acquario con sua madre prima che ella morisse. Allo stesso modo Kuranosuke, travestendosi, cerca di fuggire alle pressioni dell’essere il figlio di un politico e al contempo sentirsi più vicino alla sua figura materna: un’attrice affermata da cui è stato allontanato da bambino. Oltremodo d’impatto sarà il momento in cui i due realizzeranno la possibilità di unire i propri talenti e le proprie passioni per fondare insieme una casa di moda.

Perché guardare Princess Jellyfish

Princess Jellyfish è un anime che tratta numerosi temi con delicatezza e profondità, offrendo molteplici spunti di riflessione, anche abbastanza difficili da affrontare. Vedere una rappresentazione così vasta di personaggi, seppur in chiave chiaramente ironica, è rinfrescante ed è facile empatizzare con essi. Inoltre l’ottimo doppiaggio fa risaltare brillantemente la comicità della serie sottolineandone efficacemente i messaggi. Purtroppo, la lunghezza dell’adattamento potrebbe essere una penalità per lo sviluppo di alcuni archi narrativi che forse meritavano qualche minuto in più, oltre al fatto che i più curiosi dovranno necessariamente rivolgersi al manga per conoscerne gli ulteriori sviluppi. Nonostante questo, Princess Jellyfish resta un lavoro altamente godibile per gli amanti del genere. Inoltre, per chi fosse interessato, sono stati pubblicati anche un film live-action nel 2014 e una serie live-action di 10 episodi nel 2018.

Fonte immagine di copertina: Crunchyroll

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