Female rage: il fenomeno spiegato attraverso il cinema

Female rage: il fenomeno spiegato attraverso il cinema

La Female rage, o rabbia femminile, è oggi un fenomeno molto usato nella produzione di diversi contenuti cinematografici, dai film alle serie tv, ma ciò che dovremmo comprendere è perché questo fenomeno stia finalmente divenendo più rilevante rispetto al passato.

Dalla nascita e dallo sviluppo del cinema, puramente maschile, non ci stupisce ritrovare spesso in numerose produzioni cinematografiche l’uomo possedere una storyline ben sviluppata compresa di numerosi momenti di rabbia. 

Non ci sembra sbagliato, durante un film o una serie tv, vedere grandi atti di violenza provenire dal male character, mentre al contrario, si è sempre visti al female character come un personaggio passivo e debole.
Tutto ciò deriva da grandi stereotipi portati avanti da generazione in generazione, che finalmente il cinema contemporaneo sta iniziando a spezzare.
Larga parte della female rage negli ultimi anni è stata scritta e prodotta in risposta ad una violenza, fisica o psicologica, subita da un personaggio maschile, provocandone anche l’iper-sessualizzazione della donna stessa.

La Female rage nel cinema

Siamo già a conoscenza di grandi donne sanguinarie, ricordiamo Kill Bill: Volume 1 (2003), scritto e diretto da Quentin Tarantino, con protagonista Uma Thurman nei panni di ‘Black Mamba’, o La Sposa, donna in cerca di vendetta da un uomo che tempo prima aveva cercato di ucciderla, facendole perdere il bambino che portava in grembo.

In Midsommar (2019), horror diretto da Ali Aster, viene rappresentata una rabbia che accomuna diversi personaggi. In una scena in particolare, la protagonista Dani Ardor (Florece Pugh) piange in modo isterico circondata da donne di un culto che aveva appena conosciuto.
Mentre Dani piange per una relazione ormai giunta alla fine e per un passato crudo che si porta alle spalle, le donne che la circondano riconoscono in questo sfogo altro per cui piangere. È come se il solo atto del pianto avesse accomunato tutte queste essenze femminili nello sfogo del loro singolo dolore.

Non molto acclamato dalla critica, ma di grande valore per la nostra analisi, è anche Jennifer’s Body (2009). Film diretto da Karyn Kusama, racconta la storia di Jennifer (Megan Fox), ragazzina e cheerleader un po’ troppo sessualizzata, che però riesce a sedurre e ad uccidere con le proprie mani gli uomini.
Jennifer, ormai divenuta succuba, sprigiona la sua female rage conducendo gli uomini ai loro particolari e intimi desideri, per poi assassinarli.

Passiamo quindi ad una rappresentazione di violenza che non vede più i personaggi femminili come vittime di qualunque tipo di atto maschile, ma sono donne che nascono dalla paura dell’uomo di non poterle controllare. 

Ricordiamo il grande film Pearl (2022). Diretto da Ti West e con protagonista principale Mia Goth, Pearl ricade nel genere horror-slasher.
Prequel del film X: A Sexy Horror Story, narra della storia dell’omonima Pearl durante la fine della prima guerra mondiale.
In quest’ambientazione già cupa di per sé, Pearl si ritrova sola, lontana dal caro marito Howard e costretta a vivere in una piccola fattoria assieme ai suoi genitori. La ragazza però ha un sogno, diventare una grande ballerina. Ma, consapevole che ciò non potrà mai avvenire, inizierà a sviluppare diversi problemi psicologici, cadendo nella psicosi, che la porterà non solo a numerose allucinazioni, ma anche all’assassinio di diversi animali della fattoria.
E tutto ciò risulterà in una forte e atroce rabbia da parte di Pearl, che inizierà a compiere molteplici atti di violenza. Una rabbia provocata dalla stanchezza di sentirsi messa, come donna, ancora una volta in disparte e di sentirsi controllata.

Nascono donne che, pur di ottenere a tutti i costi la loro libertà, combattono per una società che le uccide.

Nelle serie TV

In Euphoria (2019-2022), serie tv americana mandata in onda via HBO, ha fatto molto scalpore una scena in particolare. Rue Bennett (Zendaya) è una ragazzina che non riesce ad uscire dal mondo della droga e, pur non volendo, si ritrova a distruggere qualunque tipo di relazione o rapporto familiare. Ne risente la madre (Nika King) ed entrambe esprimono la loro rabbia con una vivace discussione, dove la protagonista si ritrova a distruggere fisicamente tutto ciò che blocca il suo passaggio.

Dunque, con la continua presenza della female rage nell’arte, mettiamo in subbuglio quelli che da sempre sono stati gli stereotipi, facendo trionfare una rabbia femminile mai vista prima d’ora.
Come la società, anche il cinema sta cambiando. E non potevamo chiedere di meglio.

Fonte immagine: Bloody Disgusting

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