Wagakki è il termine giapponese usato per indicare gli strumenti musicali tradizionali. Gli strumenti musicali giapponesi wagakki hanno una lunga storia e un posto importante nella cultura giapponese. La loro bellezza, la complessità e il suono caratteristico li rendono strumenti musicali unici e affascinanti.
Principali strumenti musicali giapponesi
Il Koto
Il koto è uno strumento musicale a corde appartenente alla famiglia della cetra. Deriva dal guzheng cinese che fu introdotto in Giappone durante il periodo Nara. Di solito è composto da tredici corde ma ne esiste anche una variante a 17. Il corpo dello strumento è formato da una cassa armonica lunga quasi due metri e larga tra i 24 e i 25 cm realizzato di solito in kiri. Le corde poggiano su un ponticello mobile che ne determina l’ intonazione. Questo strumento viene paragonato al corpo di un drago cinese disteso, per questo motivo le parti dello strumento assumono dei nomi che ricordano alcune parti del drago.
Il koto veniva utilizzato solamente come strumento alla corte imperiale ma le cose cambiarono quando un musicista di Osaka ne imparò l’utilizzo e decise di portarlo tra la gente comune.
Viene suonato poggiandolo sul terreno su quattro piccoli piedi di legno e il musicista si mette in ginocchio o seduto dietro lo strumento e pizzica le corde con l’ausilio di tre plettri fissati al pollice, l’indice e il medio della mano destra.
Foto di Gotō Teijō / Gotō Yūjō
Biwa
I biwa è un liuto piriforme giapponese a manico corto e deriva dalla pronuncia giapponese degli ideogrammi cinesi per pipa, uno strumento musicale antenato della biwa. Essi furono importati dalla Cina nell’ottavo secolo e diventarono parte integrante della tradizione giapponese specialmente come strumento per i monaci ciechi che giravano il paese recitando i poemi epici.
Un altro strumento usato dai monaci come richiamo alla preghiera e per delimitare i tempi delle stesse sono le Bonsho, ovvero grandi campane o campane buddiste che si trovano nei pressi dei templi buddisti giapponesi.
Queste campane non contengono batacchi interni come le campane europee ma sono colpite all’interno utilizzando un tronco o un fascio sospeso su delle corde che si può fare oscillare in avanti o indietro per colpire la campana ed emettere il suono.
La campana risale al Seicento e siccome il suono per il suo particolare tono si trasmette a grandi distanze è stata utilizzata in passato anche come segnale d’allarme.

Shamisen
Lo shamisen è uno strumento musicale a corde che proviene anch’ esso dalla Cina. il suo nome originario traslitterato in giapponese è sangen. Dalla Cina è arrivato nelle isole ryukyu, l’attuale Okinawa, dove venne rinominato sanshin per poi diventare shamisen una volta entrato in Giappone.
Lo shamisen ha tre corde ed appartiene alla famiglia dei liuti, si suona con un grande plettro chiamato Bachi. È interessante sapere che nella sua versione originaria cinese nello strumento veniva utilizzata pelle di serpente ma una volta arrivato in Giappone venne prodotto con pelle di gatto o cane. Le altre modifiche apportate allo strumento furono la forma della cassa armonica che divenne quadrata e più grande rispetto a quella precedente e la forma del manico.
Lo shamisen si diffuse talmente tanto in Giappone da diventare uno degli strumenti più rappresentativi della musica tradizionale e venne utilizzato in molti generi musicali e utilizzato per l’accompagnamento durante le rappresentazioni del teatro Kabuki e Bunraku. Questo strumento inoltre era suonato sia dalle Oiran, le cortigiane di rango alto che dalla geisha. Le Oiran, infatti, erano conosciute per la loro abilità musicale e il loro ruolo nello stabilire nuove mode.
Foto di Midori
Taiko
Il termine taiko indica in maniera generica i tamburi giapponesi ad eccezione di quelli a clessidra, chiamati Tsuzumi. Ma la parola taiko è composta da due ideogrammi che lateralmente significa grande tamburo. La base in legno viene incavata da un unico tronco d’albero e le pelli che vengono applicate su entrambi i lati del tamburo sono comunemente quelle di vacca e bisonte, le quali con il loro spessore possono essere percosse energicamente senza lacerarsi.
Nell’antichità , questo strumento musicale era usato in guerra dai militari per incitare le truppe dare comandi e spaventare nemici oppure nelle feste religiose, i matsuri a partire dagli anni Cinquanta.
Foto di syvwlch
Shakuhachi
I primi modelli di flauto giapponese Shakuhachi furono importati in Giappone dalla Cina, attraverso la penisola coreana nell’ottavo secolo (tra il 710 e il 794), come strumento facente parte delle formazioni degli strumenti musicali giapponesi di corte. Lo Shakuhachi più antico esistente oggi risale all’anno 752, e fa parte di una serie di flauti che fu usata durante la cerimonia di consacrazione del Buddha del tempio di Tōdaiji; questa serie di Shakuhachi presentava cinque fori per le dita, di cui uno da coprire con il pollice, e permettevano di suonare una scala musicale di sette note, come probabilmente avveniva per i flauti contemporanei cinesi chiamati xiao. Alcuni degli Shakuhachi facenti parte di quel set erano fatti in avorio, pietra e giada, mentre gli altri di una particolare specie di bamboo piccolo cinese. Lo Shakuhachi venne utilizzato dai monaci komusō, ai quali venivano dati speciali privilegi, tra i quali la possibilità di viaggiare, e di suonare questo flauto che, per volere del governo doveva a quel punto essere utilizzato solamente per funzioni sacre, di addestramento degli adepti, e per la musica dei mendicanti religiosi.
Nel 1871 l’ordine dei monaci komusō venne abolito dal nuovo governo che perseguitò anche il buddismo, e proibì di mendicare; in quel periodo l’utilizzo dello Shakuhachi nella musica subì un calo.
Per sopravvivere, molti suonatori di Shakuhachi cominciarono a suonare in ensemble di musica sankyoku, e a un certo punto questo flauto divenne componente preponderante delle formazioni. Più in là nacquero le prime scuole con i diversi stili, finché agli inizi del ventesimo secolo molti studenti si avvicinarono a questo strumento di musica secolare. Con l’arrivo della popolarità, anche la musica suonata con lo Shakuhachi subì molte influenze, anche dal mondo occidentale.
Foto di JeniferRondeau
Fonte immagini: Wikimedia Commons
Fotografo immagine di copertina: ZacharyOakes