Probiotico e prebiotico: qual è la differenza?

Probiotico e prebiotico: qual è la differenza?

Chi di voi non ha mai sentito parlare di probiotico e prebiotico? Nella nostra era “salutista” dove chi non va dal nutrizionista viene guardato con sospetto, la maggior parte delle persone è ben consapevole dell’importanza nella dieta dei “fermenti lattici”(i probiotici così vengono di solito chiamati dalle persone comuni) ma pochi conoscono la differenza tra probiotici e prebiotici.

I probiotici, come dicevamo, vengono volgarmente chiamati “fermenti lattici” ma in realtà tale definizione comprende solo uno dei ceppi dei probiotici, quello dei “batteri lattici” che sono capaci di metabolizzare il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte. I probiotici vanno a costituire la flora intestinale (o flora batterica) di ciascun essere umano che rappresenta una sorta di “muro difensivo” presente nella nostra pancia. Spesso questa barriera difensiva viene alterata da infezioni, infiammazioni, stress, cattiva alimentazione e quindi bisogna intervenire per ripristinarla, al fine di rafforzare il sistema immunitario (l’80% del sistema immunitario si trova nel colon). Di conseguenza, i medici consigliano di assumere “fermenti lattici” sotto forma di integratori o di mangiare alimenti che li contengono quali  i cibi fermentati (the kombucha, miso, kefir, tempeh e crauti),  yogurt, formaggi fermentati.

Dal punto di vista etimologico, il termine “probiotico” deriva dall’unione della preposizione latina pro (“a favore di”) e dell’aggettivo greco βιωτικός (biotico), derivante a sua volta dal sostantivo βίος (bios, “vita”).   Secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, i probiotici sono “micro-organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”. (Wikipedia).

Ma che benefici danno?  Secondo gli studi di settore e come abbiamo detto in precedenza, esistono vari ceppi di probiotici ciascuno dei quali è più adatto per rispondere ad una problematica specifica: alcuni ceppi danno benefici in termini di funzionalità del sistema immunitario, prevenendo le infezioni; aiutano in caso si soffra di intolleranza al lattosio; favoriscono il riequilibrio intestinale, sia in caso di infiammazioni che in caso di squilibri dovuti all’assunzione di antibiotici o in presenza di infezioni (come nel caso dell’Helicobacter Pylori); sono utili in caso di infezioni urogenitali o in caso di malassorbimento di minerali; ancora, i probiotici aiutano a ristabilire la pressione sanguigna, a ridurre il colesterolo e dulcis in fundo, a ridurre il rischio di cancro al colon.

Differenza tra probiotico e prebiotico

I prebiotici sono specifiche sostanze presenti nel cibo (si tratta soprattutto di carboidrati, in particolare oligosaccaridi, come l’inulina, considerato il prebiotico di maggiore interesse) che non vengono assorbite dall’organismo ma utilizzate dalla flora intestinale (in particolare costituiscono l’habitat ideale per i lactobatteri), diciamo che rappresentano l’elemento mediante il quale i probiotici hanno bisogno di vivere e proliferare. I prebiotici godono anche di proprietà nutrizionali in caso di diabete, di sindrome metabolica, obesità e allergia.

Dove si trovano i prebiotici? Gli alimenti che li contengono sono: la banana, la mela, l’aglio, la cipolla, il cacao, l’orzo, l’avena, il porro, la radice di cicoria, il tarassaco (spesso si usa sotto forma di tisana), asparagi, semi di lino, alghe, la crusca di frumento. 

In sintesi, per stare bene in salute, prevenendo l’insorgere di malesseri e infezioni, occorre assumere sia probiotici che prebiotici. Come abbiamo visto, a differenza di quello che comunemente si pensi, forse perché qualche pubblicità dagli effetti miracolosi ci ha tratto in inganno, i probiotici non sono presenti solo negli yogurt…quindi, variamo il più possibile la nostra alimentazione e ci assicureremo il nostro benessere futuro!

Fonte immagine: free

 

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A proposito di Rita Giordano

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e mi occupo di progettazione sociale per il No Profit. Mi definisco curiosa e appassionata verso l’arte in tutte le sue forme: amo scrivere, dipingere ma soprattutto leggere, tanto da andare in astinenza se non leggo per più di un una settimana. Ho collaborato con varie riviste specializzate (Storie, Cevitasumarte, Guerra e Pace, Eco delle città).

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