When the rain stops falling al Bellini | Recensione

When the rain stops falling al Bellini | Recensione

Continua la stagione al teatro Bellini di Napoli con il ritorno di When the rain stops falling, dal 5 al 10 aprile, per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli, progetto di lacasadiargilla.

When the rain stops falling, scritto nel 2009 dall’australiano Andrew Bovell e tradotto da Margherita Mauro, è un racconto distopico e dannatamente reale che svela il denso intrecciarsi dei fili delle moire: nulla è lì per caso e il puzzle alla fine della pièce si completa pienamente agli occhi degli spettatori.

Siamo nell’anno 2039 e una voce narrante, che fa da cornice narrativa, introduce Gabriel York, il quale racconta poi la sua storia: ha un figlio, Andrew, che ha lasciato quando era ancora piccolo in quanto non si sentiva pronto per essere padre. Andrew ha chiamato, vuole vederlo e Gabriel, sentendosi inadatto anche per un solo pranzo, va a procurarsi del cibo. Piove, lui grida e improvvisamente un pesce – animale ormai estinto – cade dal cielo.

Sul palcoscenico un tavolo dall’interno cavo, un attaccapanni, una piccola e umile cucina, delle sedie, quattro proiettori ai lati della scena e un fondale fluido su cui vengono tracciati i luoghi e l’anno in cui si svolgono le scene e l’albero genealogico di Gabriel. Il protagonista della pièce è proprio l’albero genealogico, che se all’inizio appare quasi superfluo, presto svela la forte funzione narrativa mostrando l’epicità della storia narrata.

Quasi come una storia mitica, Gabriel è l’unico a non sapere quali sono realmente le sue radici, motivo per cui teme che Andrew faccia a lui questa domanda. Inizia così un susseguirsi di scene, anni, luoghi e personaggi: sullo stesso ambiente, a volte, coesistono Gabrielle adulta e quella giovane, così come accade ad Elizabeth, e il meccanismo inizia ad innescarsi proprio mostrando i personaggi che danno origine a Gabriel sedersi e mangiare al tavolo cavo, ognuno per sé.

Il raffinato meccanismo cinematografico messo in atto da questa sceneggiatura richiede grande precisione ai nove interpreti in scena, i quali riescono egregiamente a coinvolgere il pubblico in questo grande gioco di sbalzi temporali che comincia nel 1959 per rimbalzare a storie diverse, in tempi diversi, senza mai il chiaro utilizzo di flashback o flashforward, talvolta facendo coesistere tempi, personaggi e storie apparentemente lontane, ma fortemente intrecciate tra loro anche solo da oggetti e luoghi comuni che si ripetono ossessivamente.

La pièce arriva potentissima allo spettatore, a cui viene richiesta grande attenzione ai dettagli e che pian piano deve ricostruire la storia delle famiglie e dei loro segreti, di drammi e di verità taciute i cui effetti sembrano ripercuotersi infinitamente sulle generazioni successive. Molti e toccanti i temi messi in luce, che si muovono dalle semplici incomprensioni amorose, all’impedire che una donna possa decidere della propria gravidanza, da un colpo di fulmine tra due giovani, al colpo mortale in un incidente d’auto in cui a perdere la vita è proprio il padre di Gabriel. When the rain stops falling sembra voler smontare il mito del self-made man, per mostrare come le radici di una persona possano essere un destino ineluttabile al quale non si può sfuggire.

Eppure la rassegnazione di essere ormai vicini all’apocalisse sembra far fare a Gabriel quel passo avanti che i suoi predecessori non sono riusciti a fare, riesce a dire ad Andrew quello che i suoi genitori e i suoi nonni prima di lui non sono riusciti a dire. La pioggia che ha caratterizzato l’intero dramma finalmente cessa, e quel tavolo cavo, pezzo dopo pezzo torna ad essere intero, ed insieme ad esso si allineano i tasselli delle loro storie.

Nel complesso When the rain stops falling è una pièce inaspettata, curata nel minimo dettaglio così da rendere brillantemente fluido il suo carattere cinematografico, pregna di temi diversi e stracolma di sguardi critici che si offrono allo spettatore, una pièce assolutamente da non perdere, in cui brilla l’intensità dei nove interpreti che la rendono possibile: Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro e Francesco Villano.

Immagine in evidenza: Sveva Bellucci.

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A proposito di Chiara Leone

Zoomer classe '98, studentessa della scuola della vita, ma anche del corso magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane all'Orientale. Amante dell'America intera, interprete e traduttrice per vocazione. La curiosità come pane quotidiano insieme a serie tv, cibo, teatro, libri, musica, viaggi e sogni ad occhi aperti. Sempre pronta ad esprimermi e condividere, soprattutto se in lingue diverse.

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