Europa. I primi cento milioni di anni: il testo

Europa. I primi cento milioni di anni

Europa. I primi cento milioni di anni è un testo scritto da Tim Flannery con Luigi Boitani nel 2018 (mappe a cura di Simon Barnard) e pubblicato recentemente – lo scorso aprile – in Italia dalla casa editrice Garzanti, per la traduzione di Alessandro Mola.

Europa. I primi cento milioni di anni: il testo

«Ogni storia naturale è una storia di natura e una storia di uomini»: così, con queste parole in Prefazione si apre il libro Europa. I primi cento milioni di anni; l’autore del testo sembra chiaro fin da subito: ogni Storia è costituita tanto dalla natura che dall’uomo, ma cosa fu prima dell’uomo? Per parlarne nel suo volume, Tim Flannery con Luigi Boitani sceglie una via composita: «[…] ci serviremo di molte invenzioni europee: il tempo profondo di James Hutton; i fondamenti di geologia di Charles Lyell; l’evoluzionismo di Charles Darwin; la straordinaria immaginazione di H. G. Wells, padre del viaggio nel tempo».

Tempo profondo, geologia, evoluzionismo e immaginazione sono, dunque, gli elementi – e i concetti – alla base del testo Europa di Tim Flanney e Luigi Boitani, ma come sono interconnessi nel testo? Prima di avventurarci in una spiegazione, per chiarezza dei lettori vorrei soffermarmi su una breve descrizione di questi principi: secondo James Hutton i processi naturali che hanno operato nel passato sono gli stessi che operano nel presente (principio di uniformismo); tali processi possono protrarsi per tempi molto lunghi – lunghissimi – ed incommensurabili per l’uomo: in questo caso, James Hutton introdusse il concetto di “tempo profondo” per indicare proprio il tempo delle trasformazioni naturali incommensurabili per l’umanità (per esempio se ne fa riferimento quando si tratta e si studiano organismi e microrganismi la cui presenza sulla Terra è di gran lunga antecedente rispetto alla comparsa dell’uomo); sulla base del principio di uniformismo e dell’ipotesi del tempo profondo, il geologo Charles Lyell ipotizzò che la conoscenza degli attuali processi geo-fisici possa fornirci gli strumenti di pensiero adeguati per spiegare scientificamente i fenomeni occorsi nel passato remoto della Terra di cui si ritrovano le tracce tutt’oggi; a questa idea, chiaro riflesso all’idea di uniformismo di Hutton, Lyell affiancò l’idea di un gradualismo secondo cui gli eventi – o le tracce dei fenomeni geologici residue sulla Terra nel contemporaneo – non sarebbero esito di cambiamenti improvvisi e devastanti – cataclismi – ma di graduali (appunto) fenomeni che sommati l’uno all’altro hanno portato a modifiche sostanziali e massicce del fenomeno; una serie di piccoli cambiamenti, insomma, che lì per lì potevano sembrare poca cosa ma che a lungo termine hanno portato alla modifica radicale di eco-sistemi (qualcosa che non è così lontanissimo da noi tragicamente immersi nei cambiamenti climatici causati dall’impatto antropico scriteriato); le intuizioni della geologia scientifica – con il suo apporto verso la consapevolezza della profondità temporale del passato naturale – si affiancano all’evoluzionismo biologico e al diretto esito nel darwinismo (da Charles Darwin): secondo tale concetto le specie viventi esistenti oggi sono il risultato di mutazioni – evoluzioni – da forme primitive e rudimentali a forme più complesse (così come le forme viventi odierne saranno la base per le future “evoluzioni della specie”). Quanto all’immaginazione, va da sé che è ciò che muove le ipotesi e le speculazioni su ciò che sarà la natura, l’uomo, l’ecosistema tutto del futuro: un’immaginazione che è – lo si tenga sempre ben fermo in mente – il piccolo salto ma coraggiosissimo della scienza: senza immaginazione nessuna teoria scientifica avrebbe il quid giusto e necessario per rintracciare  errori o inesattezze in altro e in se stessa.

Sulla base di questi concetti – qui riassunti – prende il via il volume Europa. I primi cento milioni di anni in cui, con una scansione in paragrafi e capitoli messi – come ovvio che sia per la natura di questo testo – in successione su un’ideale linea del tempo (passato remoto – passato – presente – futuro – futuro remoto), si passa dalla descrizione dell’arcipelago tropicale (fra i cento milioni e i 34 milioni di anni fa) alla nascita del continente (dai 34 milioni ai circa tre milioni di anni fa), all’era glaciale (dai circa tre milioni ai 38.000 anni fa), fino all’Europa dell’uomo (dai 38.000 anni fa al futuro passato per il nostro presente).

Una descrizione agile e riflessioni attente su ciò che oggi non potremmo sapere – e forse nemmeno immaginare – se la geologia scientifica non avesse mai provato a mettere un filtro “del tempo a ritroso” nella sua lente d’ingrandimento.

Tim Flannery: l’autore

Tim Flannery è un geologo australiano che si occupa di temi ambientali e dei rischi correlati ai cambiamenti climatici; ha insegnato biologia all’Università di Harvard e all’Università di Melbourne e ha ricevuto (nel 2007) il titolo di “Australiano dell’anno”.

Fonte immagine in evidenza: Garzanti

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A proposito di Roberta Attanasio

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