Chi è Yohji Yamamoto: il rivoluzionario stilista giapponese

Chi è Yohji Yamamoto: il rivoluzionario stilista giapponese

Più che uno stilista, Yohji Yamamoto è un visionario che ha riscritto le regole della moda, rendendo le imperfezioni una forma di bellezza. In un’epoca dominata dal culto dell’immagine e dalla ricerca della perfezione, lo stilista giapponese ha creato un’estetica inconfondibile e controcorrente. «Penso che la perfezione sia brutta. Da qualche parte, nelle cose fatte dagli esseri umani, voglio vedere cicatrici, fallimenti, disordine, distorsione»: quest’affermazione racchiude perfettamente la moda di Yohji Yamamoto, che non cerca approvazione ma autenticità.

Vediamo nel dettaglio chi è Yohji Yamamoto

Yohji Yamamoto nasce nel 1943 a Tokyo: sua madre era una sarta e per questo ha sviluppato sin da giovane un interesse non solo per l’abbigliamento ma anche per l’artigianalità della sartoria. Dopo essersi laureato in legge nel 1966, decide di cambiare completamente carriera, riuscendo ad entrare nel prestigioso Bunka Fashion College di Tokyo, dove si diploma qualche anno più tardi. Nel 1972 fonda la sua prima etichetta di moda femminile, Y’s, focalizzata su abiti dalle silhouette ampie e fluide che si discostavano molto dalla moda dell’epoca. Nei primi anni lo stilista giapponese fatica a trovare un posto nel settore della moda: la svolta arriva nel 1981 quando debutta a Parigi – insieme alla stilista Rei Kawakubo – con la linea Yohji Yamamoto. Questo esordio a Parigi segna un momento storico molto importante soprattutto per l’accoglienza di designer asiatici nel panorama della moda europea. I due stilisti giapponesi presentano al pubblico occidentale un’estetica rivoluzionaria: abiti sfilacciati, silhouette asimmetriche e monocromatiche, che sconvolgono il pubblico. Oggi Yohji Yamamoto ha sia una linea femminile che una maschile e, tra le altre cose, ha anche iniziato nel 2002 una collaborazione con Adidas con il marchio Y3, che fonde design e sportswear.

Le ispirazioni dello stilista giapponese

Yamamoto impara il mestiere principalmente nel laboratorio di sua madre, acquisendo conoscenze sulle tecniche di cucito, sui tagli e sulle vestibilità. Infatti, piuttosto che essere definito designer, preferisce essere chiamato sarto, perché pone l’attenzione sull’artigianalità e sulla qualità delle sue creazioni. Primo fra tutti i suoi eroi c’è Kenzō Takada: uno dei primi a lasciare Tokyo per portare la sua estetica a Parigi, iniziando a cambiare quel paradigma che vedeva la cultura occidentale al centro del settore. Yamamoto decide di seguire le orme di Takada e crea uno stile che è un mix di romanticismo oscuro, punk, estetica vittoriana e riferimenti alla tradizione giapponese. Figura fondamentale per lui è anche Madeleine Vionnet, pioniera del taglio in sbieco: in diverse interviste, Yamamoto ha elogiato la genialità del modo in cui tagliava il tessuto, un semplice gesto che garantiva la massima fluidità dell’abito. Ma più di ogni altra cosa, ciò che influenza maggiormente lo stilista giapponese sono le persone: in una delle sue ultime sfilate, Yamamoto ha chiesto di far sfilare artisti, pittori, cantanti – tra cui anche Mahmood – e fotografi. Il designer ha dichiarato di essere stufo di vedere in passerella solo modelli dalle proporzioni perfette e che voleva vedere invece persone con corpi autentici indossare i suoi abiti.

Le caratteristiche principali dello stile Yamamoto

La linea femminile proposta da Yamamoto sconvolse tutti, in quanto si discostava completamente dal tradizionale abbigliamento da donna. L’ambiguità di genere che caratterizzava i capi non fu da subito capita e apprezzata: lo stilista, sin dall’inizio della sua carriera, ha criticato l’ipersessualizzazione del corpo femminile che spesso avviene nel settore; questa riflessione lo ha portato a creare una linea che sfuma i confini tra il femminile e il maschile. La prima collezione presentata al pubblico parigino nel 1981 vedeva le modelle sfilare con look neri, ampi e con delle rivisitazioni del kimono, andando controcorrente alla moda del tempo, fatta di silhouette aderenti e colori vibranti. Da allora il nero è diventato il marchio di fabbrica del designer giapponese: ha dichiarato che è un non-colore perfetto perché è sia semplice che complesso, sia modesto che arrogante. Il nero per Yamamoto è una tela neutra che permette di esaltare la forma e la struttura dell’abito senza le distrazioni del colore. Ma allo stesso tempo è anche un mezzo per esprimere una certa ribellione contro le convenzioni della moda: un minimalismo del colore che per alcuni critici di moda è povertà e per altri è sinonimo di eleganza. Infine, anche la sperimentazione con silhouette decostruite diventa un modo per rompere con il tailoring tradizionale: cuciture asimmetriche, volumi esasperati e tagli che sembrano casuali permettono a Yamamoto di riscrivere le regole della bellezza.

Chi è Yohji Yamamoto oggi nella moda contemporanea

Oggi, lo stilista giapponese è riconosciuto come una figura centrale nel panorama della moda contemporanea, capace di influenzare altri designer come Christophe Lemaire e Rick Owens. Tuttavia Yamamoto ha espresso una forte critica dello stato attuale dell’industria, denunciando un’omogeneizzazione della creatività: una situazione di crisi dove tutte le grandi maison propongono le stesse cose sul mercato. Questa crisi è aggravata anche dalla condizione degli artigiani esperti in sartoria, rimasti solo in Giappone e in Italia: un mestiere che sta scomparendo lasciando il posto alle grandi multinazionali. Ma se c’è una cosa che Yohji Yamamoto apprezza della moda contemporanea, è sicuramente la maggiore apertura; ha dichiarato di essere rimasto molto sorpreso nel vedere ragazzi comprare in negozi da donna e viceversa. Le sue idee di moda genderless che un tempo erano considerate radicali e scioccanti oggi sono all’ordine del giorno, a conferma della sua influenza rivoluzionaria: la moda di oggi è come la immaginava Yohji Yamamoto più di quaranta anni fa, libera dalle convenzioni del femminile e del maschile.

Fonte immagine: screen dal video youtube della Joshibi University of Art and Design

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