Il politically correct in The Boys: la rivoluzione dei supereroi

Il politically correct in The Boys: la rivoluzione dei supereroi

A poche settimane dalla fine della sua quarta stagione, The Boys si riconferma il telefilm di cui tutti abbiamo bisogno: uno spaccato sulle debolezze e le viltà dell’animo umano, piuttosto che l’ennesimo inno alla bontà innata negli uomini e alla loro predisposizione alle buone azioni. Nell’articolo di oggi analizzeremo come è cambiato il concetto di politically correct in The Boys e di come abbia sovvertito l’ordine sociale.

Un cinecomic non convenzionale

Abituati al motto secondo cui da grandi poteri derivano grandi responsabilità, chiunque si approcci a una serie che parla di supereroi si aspetterebbe una sequela di grandi gesta che, in un mondo sconvolto dal caos e dalla malvagità, ripristinino il bene e l’ordine. Non è affatto questo il caso. In effetti, quanti di noi, improvvisamente dotati di poteri super galattici, seguirebbero l’imperativo morale kantiano per cui “devi fare il bene“, impiegandoli per perseguire il bene supremo dell’umanità, piuttosto che assecondare i propri desideri e aspirazioni? La cinica risposta che realisticamente si potrebbe  ottenere è alla base del prodotto di Amazon Prime Video. Ispirata all’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, The Boys, con il suo humor sprezzante e noncurante del politically correct, ha decostruito e ricostruito l’intero genere dei cinecomic in chiave contemporanea, attualizzandolo e storicizzandolo.

Il politically correct nella serie The Boys

Nella serie televisiva The Boys viene rappresentata una visione fortemente pessimistica e machiavellica, non solo degli esseri umani (il che sarebbe ancora coerente con l’immaginario collettivo), ma soprattutto degli esseri sovrumani. Il politically correct in The Boys viene completamente sovvertito dagli autori che decidono, saggiamente e genialmente, di prendersi gioco dell’ideale dell’eroe puro e senza macchia, incarnato perfettamente da Superman, rendendo la specie più umana, troppo umana. In contrasto con l’immagine tradizionale del supereroe altruista e dedito alla protezione degli innocenti, i personaggi di The Boys vengono descritti come profondamente egoisti, corrotti e depravati. Questi supereroi, noti come I Sette all’interno della serie, utilizzano le loro capacità straordinarie non per il bene comune, ma per soddisfare i propri capricci e desideri personali. La serie, in modo irriverente ma acuto, esplora tematiche fortemente attuali come l’abuso di potere, la fame di celebrità e una totale indifferenza per la sorte del pianeta e delle persone comuni. L’universo di The Boys partorisce veri e propri antieroi, dediti al vizio e alla corruzione oltre ogni misura, mettendo in discussione il politically correct in The Boys attraverso l’uso di humor nero e situazioni estreme.

La serie The Boys offre una critica tagliente alla società moderna, mettendo in luce come il potere assoluto possa corrompere chiunque, soprattutto chi dovrebbe, per il ruolo che riveste, proteggere i più deboli. La narrazione, visivamente cruda e brutale al di sopra di ogni canone di decenza, invita gli spettatori a riflettere sulle idee del potere, della responsabilità e della moralità. In un mondo dove i veri eroi sono rari e, comunque, umanamente imperfetti, la serie spinge lo spettatore a chiedersi cosa significhi veramente essere un eroe e chi meriti, in fin dei conti, di essere considerato tale. Il politically correct nella serie The Boys viene costantemente messo alla prova, portando gli spettatori a confrontarsi con dilemmi morali e ambiguità che raramente trovano spazio nelle narrazioni più tradizionali.

Alcool, droghe e perversioni permeano ogni linea narrativa, elementi poco edificanti che sconvolgono un pubblico da sempre radicato in costrutti classici che caratterizzano il mondo dei supereroi. La serie crea situazioni che puntano a disturbare lo spettatore e a spingerlo lontano dalla consueta ottica buonista a cui è stato abituato per tanto tempo. Questi scenari hanno reso The Boys un prodotto iconico e mainstream, ma soprattutto la narrazione di un mondo, per niente lontano dal nostro, malato e corrotto, plasmato dall’egocentrismo di uomini che si sentono dei e che, per questo motivo, si sentono in diritto di soddisfare qualunque tipo di pulsione, ignorando le conseguenze che potrebbero ricadere su chiunque, caro o meno. Tutto questo viene mostrato soprattutto visivamente, attraverso scene splatter e surreali, forti ed emotivamente impattanti, ai limiti del grottesco e dell’ironico. La serie gioca con stereotipi a cui siamo abituati con lo scopo di smascherare le ipocrisie e le incongruenze che, quotidianamente, accettiamo senza troppe domande. Una visione forte e disturbante ma che arriva dritta allo scopo: accendere una spia e far riflettere su ciò che ogni  giorno, in svariate occasioni più o meno importanti, accettiamo e ripetiamo superficialmente. Nessuna tematica è esente da questo processo di messa in ridicolo: tecnologia, politica, economia, razza, minoranze culturali, religioni, sesso. Tutto passa attraverso la lente dell’esagerazione, per rivelare i limiti e le contraddizioni di chi  utilizza questi temi come bandiera acchiappa-consensi. Ad oggi la serie è, sicuramente, uno dei migliori ritratti della nostra civiltà, specialmente per come il politically correct, in The Boys, è stato trattato e sovvertito in modo inedito e provocatorio.

Fonte immagine: copertina della serie The Boys su Amazon Prime

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