Romy Hausmann, La mia prediletta | Recensione

Romy Hausmann, La mia prediletta: recensione

La mia prediletta è il bestseller d’esordio della scrittrice tedesca Romy Hausmann, che è rimasta per mesi al primo posto della classifica dello Spiegel. Questo romanzo del 2020 è un thriller psicologico, a tratti crudele e claustrofobico, ricco di suspence, la cui scrittura fluida rende la lettura molto semplice e veloce; per questo motivo non vorresti mai staccare gli occhi e leggerlo tutto d’un fiato. Infatti, Romy Hausmann è molto brava a mantenere viva l’attenzione, con continui colpi di scena. Il romanzo non è tratto da una storia vera, ma prende spunto da fatti di cronaca realmente accaduti, relativi a donne rapite, in particolare dal caso Fritzl.

È la storia di una donna tenuta prigioniera in un capanno nel bosco, insieme ai suoi due figli, da un uomo di cui non si conosce l’identità e che viene chiamato semplicemente “papà”. Una notte la donna riesce a scappare, inseguita dalla bambina Hannah, ma viene investita da un’auto e portata in ospedale da un’ambulanza insieme ad Hannah. La bambina, con i suoi racconti, ricostruisce parte degli eventi, attraverso i quali i poliziotti deducono che la donna ricoverata possa essere Lena Beck, una ragazza scomparsa 13 anni prima. Le indagini vengono riaperte, ma quando i genitori di Lena si recano in ospedale, sono certi che quella donna in coma non sia la loro figlia. Da qui partono una serie di interrogativi: chi è quella donna? La bambina sta raccontando la verità?

Romy Hausmann ha creato un romanzo molto particolare, perché gli eventi sono sviluppati parallelamente considerando i punti di vista dei tre personaggi principali: la donna in ospedale, Hannah e il padre di Lena Beck. La situazione è quindi analizzata in base a tre diversi modi di pensare, spesso difficili da comprendere, ma che penetrano attraverso le parole ed i pensieri dei personaggi fino ad arrivare al lettore, trasmettendogli il disagio e la sofferenza dei protagonisti. In particolare, mi ha colpito il personaggio di Hannah, “la prediletta” citata nel titolo, una bambina di 13 anni, ma che ne dimostra 10; per questa bambina la capanna non è soltanto la sua casa, ma letteralmente il suo mondo, da cui non è mai uscita e non conosce altre regole se non quelle imposte da “papà”; il suo scopo e le sue azioni sono dettate dal solo desiderio di tornare alla capanna ed alla vecchia vita, l’unica che lei abbia mai conosciuto. Da qui la distorsione della realtà a seguito di un processo di manipolazione mentale iniziato dalla nascita, che rende la bambina un personaggio molto complesso, che fa contemporaneamente paura e tenerezza.

Ho amato questo thriller che consiglio di leggere vivamente; ha una trama studiata bene, molti colpi di scena inquietanti e la narrazione a più voci lo rende ancora più interessante. L’unica pecca è sul finale, che a mio parere è un po’ troppo frettoloso, perché il colpevole sembra essere scelto quasi a caso, senza un preciso percorso di ricerca di indizi che portino a lui.

Fonte immagine in evidenza: IBS

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