I porci, di Miglietta e Persichella | Recensione

I porci, di Miglietta e Persichella | Recensione

Il Teatro Stabile D’Innovazione Galleria Toledo presenta I porci, una gastronomia machista.

La Galleria Toledo realizza la rassegna teatrale Stazioni D’Emergenza – XII atto per dare spazio alle nuove creatività con artisti e/o compagnie sia internazionali sia nazionali, al file di individuare spettacoli nuovi, progetti collettivi che possano narrare la nostra contemporaneità, inserendo gli spettacoli scelti nella programmazione 2022/2023 del teatro. Tre sono gli spettacoli selezionati come finalisti e uno di questi è I porci, una gastronomia machista, da un testo di Simone Miglietta e Alessandro Persichella, nonché attori della pièce, e con la regia di Manuel di Martino.

Recensione di I porci, di Maglietta e Persichella

I porci, una gastronomia machista inizia con due uomini che si presentano in un prologo come maschi abituati fin dall’infanzia a conservare ed a ostentare la propria identità mascolina – sicuramente non scelta ma imposta, una riflessione ormai necessaria – e la propria virilità. Successivamente, quei due stessi uomini si ritrovano rinchiusi in una gabbia, lasciati allo stato brado a esternare la loro virilità tossica quasi al pari di due animali, se non peggio, di due porci appunto osservati e analizzati dal pubblico. E come se fosse un rito catartico, quei due uomini-porci abbandonano progressivamente la loro essenza umana ed esternano tutti quei luoghi comuni identitari di una virilità bruta e pericolosa.

Con gli attori-protagonisti che diventano I porci della scena, la platea attraversa sensazioni di ripugnanza, rabbia, paura davanti a una mascolinità aggressiva e patriarcale purtroppo ancora esistente in molte circostanze, attraversa il dolore dopo il quale giunge a una consapevolezza profonda. Insomma, recuperando tutto un retaggio che ci è giunto dalle tragedie greche, la struttura dello spettacolo I porci, una gastronomia machista mira a fare identificare il pubblico con il problema, gli fa toccare quest’ultimo con mano fino a una fusione profonda per poi fuoriuscirne con una nuova razionalità. La riflessione che ne scaturisce, però, non si limita a giudicare soltanto i singoli individui sul patibolo, anzi, questi ultimi in fin dei conti sono le prime vittime di un problema sociale. E infatti, si porta un messaggio molto più ampio che si allarga a tutta una società patriarcale, descrivendola, incontrandola e così ponendola in discussione davanti a una platea che non solo è parte attiva del processo, ma è anche pensiero critico.

I porci, una gastronomia machista è un altro spettacolo che mette in luce il bisogno odierno di affrontare tempi scottanti per il contesto culturale in senso ampio contemporaneo come, appunto, le situazioni di violenza che molte donne in varie forme vivono ancora. Ed è curioso che I porci affronta tale tematica con una struttura teatrale che se da un lato scaglia immagini forti, dall’altro agisce sul logos, sulla funzione di una lingua dialettale e animalesca che perciò diventa incomunicabile: è una scelta coraggiosa, soprattutto in una società che ormai tende a vivere di sole immagini, di apparenze. E, invece, la parola così sfruttata porta con sé tutto un bagaglio di significati che mettono nella condizione di riuscire a creare una riflessione forte

Fonte immagine: Galleria Toledo 

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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