Social e alimentazione: quando il cibo diventa un contenuto

Social e alimentazione

Il rapporto che abbiamo con l’alimentazione è qualcosa di intimo, profondamente personale e complesso. Dovrebbe restare qualcosa di privato e gestibile individualmente come meglio si crede. Ma negli ultimi tempi, il nesso tra alimentazione e mondo dei social è diventato sempre più stretto, rendendo anche il benessere del proprio corpo, le scelte che si compiono in merito, qualcosa da “mercificare”, rendere pubblico, con importanti ripercussioni sul modo in cui viviamo il cibo.

Solo prendendo in considerazione l’Italia, oltre tre milioni di persone soffrono di DNA, acronimo che si riferisce ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Si tratta di un un numero in costante aumento, che evidenzia quanto il modo in cui parliamo o non parliamo di cibo, possa avere un impatto reale sulla salute. 

L’effetto dei social sulla percezione del corpo e del benessere

Fotografare i propri pasti (Freepik)
Fotografare e pubblicare i propri pasti (Freepik)

Oggi, viviamo immersi in un flusso continuo di immagini, video, profili social che ci raccontano di storie e stili di vita apparentemente “perfetti”. Tra ricette “fit”, routine di allenamenti impeccabili, video-spiegazione di massaggi per sgonfiare l’addome, snellire le gambe, ridurre i centimetri del girovita, sembra che l’estetica abbia preso una forma ben precisa: ordinata, impeccabile, asciutta

“What i eat in a day” è un trend che ha spopolato nell’ultimo periodo nel mondo di Instagram e Tik Tok, che si basa proprio sullo storytelling della propria giornata alimentare fatta passare come apparentemente “sana, equilibrata, genuina, corretta“. In verità, si tratta di narrazioni ampiamente distorte, con un potenziale fortemente lesivo per gli utenti che ne fruiscono. Spesso, questi video, sono introdotti con incipit pericolosi: “Ecco cosa mangia una ragazza che si allena e si alimenta in modo sano”, dicono le content creator per dare inizio al loro contenuto video; mostrano poi tutti i passi della loro giornata alimentare: piatti poveri di carboidrati, smoothie alla frutta, colazioni “gustose anche se si è a dieta”; a volte, ad essere reso pubblico è persino il numero di calorie assunte ad ogni pasto e al termine dell’arco della giornata, oppure fotografie del peso che scende sulla bilancia per rendere pubblici i progressi fatti nei mesi, seguendo quella che viene proposta come “alimentazione sana e bilanciata”.  

Ma la domanda che sorge spontanea è: sana per chi?  Scegliere come costruire la propria dieta è qualcosa di estremamente soggettivo, personale, che dovrebbe essere lasciato nelle mani esperte di chi si occupa di nutrizionismo e non in quelle di persone comuni, healthy food influencer che rendono il proprio percorso alimentare pubblico come se potesse divenire universalmente corretto per tutti. È qui che il legame tra social e alimentazione può diventare pericoloso. Lasciare parlare voci inesperte su temi estremamente delicati.

La responsabilità di chi parla di alimentazione sui social 

Healthy food influencer (Freepik)

Chi comunica online ha sempre una responsabilità. Raccontare della propria esperienza non è un problema, ma quando si affrontano temi sensibili come l’alimentazione, i social iniziano a diventare uno spazio di confronto pericoloso, perché il rischio di fraintendimento è alto. Un consiglio superficiale, un messaggio formulato male, un video di preparazione delle proprie colazioni, pranzi e cene, sono tutti aspetti che possono diventare molto dannosi per chi inizia a guardare a questa narrazione come esempio giusto da seguire. Serve un equilibrio: parlare di alimentazione sui social è possibile, ma lo bisogna fare in modo informato, empatico e soprattutto consapevole. Non bisogna creare trend da imitare, ma offrire spunti di riflessione, tenendo bene a mente che ogni corpo e ogni storia sono diversi. Ognuno di noi ha bisogni  individuali; replicare diete e abitudini viste online non è solo inutile, ma può danneggiare la salute fisica e mentale e indurre a disturbi alimentari.

I creator probabilmente condividono i contenuti in buona fede – o forse sono vittime essi stessi di questo vortice tematico – ma non sempre lo fanno con le competenze necessarie. In un panorama in cui social e alimentazioni si fondono costantemente, la mancanza di una predominanza di figure professionali ne parlino, rispetto a persone comuni, può diventare un reale problema.

I social, però, sono un libero spazio di comunicazione e introdurre linee guida o blocchi a questo tipo di comunicazione è altamente improbabile, se non proprio infattibile. Per cercare di mitigare i risvolti negativi di messaggi di questo tipo, forse, si dovrebbe pensare di intervenire prima, di agire preventivamente sulla consapevolezza e il modo di chi guarda questi video. Bisognerebbe insegnare a guardare questi contenuti con l’intenzione giusta, più come a un modo per  intrattenersi e non come “video tutorial” su cosa si debba mangiare per sentirsi in forma. In altre parole, si dovrebbe iniziare a parlare negli spazi di crescita e di formazione di “educazione alimentare”.

Educazione alimentare nelle scuole: un vuoto che va colmato

Alla luce di queste dinamiche, diventa sempre più evidente quanto sia grave l’assenza di una vera educazione alimentare nelle scuole. Nonostante a volte si parli di salute mentale, accettazione di sé, di prevenzione, il rapporto con il cibo resta un tema quasi del tutto ignorato nei percorsi scolastici. Eppure, è proprio nell’età in cui si forma la propria identità quella in cui i social iniziano ad esercitare la loro maggiore influenza sui ragazzi; è proprio in questa momento di formazione che diventa importante avere gli strumenti giusti per capire, distinguere e scegliere.

Oggi, sembra proprio che la maggior parte dei ragazzi impari a gestire la propria alimentazione attraverso ciò che guarda online. Senza una base solida di conoscenza, un’educazione al pensiero critico sul tema, è facile confondere un contenuto virale con la verità. La scuola, inoltre, dovrebbe essere un luogo in cui non si impara solo a “sapere”, ma anche a decodificare: capire cosa c’è realmente dietro ad un messaggio, quali interessi lo muovono e soprattutto in che modo considerarlo. Educazione alimentare non significa dettare regole rigide e schemi nutrizionali, ma insegnare alla consapevolezza, al rispetto del proprio corpo e all’ascolto dei propri bisogno. Educare al cibo sarebbe un modo per interrompere il circolo vizioso generato dal connubio negativo social e alimentazione. Diviene sempre più necessario  fornire ai giovani gli strumenti giusti per difendersi dall’omologazione digitale per poter ritrovare un rapporto autentico con il cibo in se stessi.

Ortoressia: quando parlare sui social di alimentazione crea ossessione

Ortoressia, l’ossesione verso il cibo sano (Freepik)

L’ortoressia è un esempio centrale di come la ricerca costante di una “vita sana” possa oltrepassare il limite del benessere. Per ortoressia si intende proprio un’ossessione per l’alimentazione corretta,  una forma di controllo estremo che spinge chi ne soffre ad eliminare progressivamente tutto ciò che non è più percepito come “puro”, “naturale” o “pulito” per il corpo. Dietro la convinzione di proseguire uno stile salutare, si nasconde spesso un rapporto profondamente ansiogeno con il cibo; ogni deviazione dalle regole autoimposte genera senso di colpa, paura e fallimento.

Sui social questa ossessione viene spesso maschera come disciplina e forza di volontà e resa modello da proporre nei propri “what i eat in a day”. Gli algoritmi, incentivano tutto questo, perché premiano contenuti che celebrano la perfezione e la costanza: diete “clean”, ricette senza zuccheri e grassi, piani alimentari rigidissimi presentati come “scelte consapevoli”. In verità, dietro ad ognuna di queste narrazioni si nasconde l’idea tossica che la salute coincida con la restrizione e che il valore personale si misura nella capacità di controllare ogni singolo pasto. Il linguaggio stesso dei social amplifica l’ortoressia; parole come “fit”, “healthy” vengono usate come etichette di percorso alimentare ideale. Capiamo che l’ortoressia non sempre “nasce nel vuoto”, ma trova terreno fertile in un contesto dove alimentazione e social si sono fusi, ricreando questo circuito contenutistico fuorviante e deleterio

Inoltre, l’ortoressia induce in che ne soffre ad aver il costante bisogno di approvazione, riconoscimento su ciò che si sta mangiando per confermare la sensazione dello “star facendo la cosa giusta”. Il mondo dei social è perfetto per consolidare questo meccanismo di gratificazione.

Parlare ed essere interessati a intraprendere percorsi sani di alimentazione non dovrebbe significare privarsi, ma ascoltarsi; non imitare, ma conoscersi. Solo assumendo consapevolezza di tutto questo si può ricostruire un rapporto equilibrato con il cibo e liberarsi dalle logiche punitive e performative sull’alimentazione che troppo spesso i social rinforzano. In altre parole, trasformare il binomio social e alimentazione in qualcosa di positivo significa cambiare prospettiva. Le piattaforme hanno la potenzialità di diventare luoghi di supporto e informazione, ma solo se si impara a selezionare i giusti contenuti da seguire, a “decodificare”  i messaggi, a capire cosa si sta vedendo – un’idea, un corpo, un modello – e a scegliere se accettarlo o metterlo in discussione.


Fonte immagini dell’articolo: “Social e alimentazione: quando il cibo diventa un contenuto” Freepik.

Altri articoli da non perdere
Gli investigatori del paranormale: chi sono e cosa fanno?
Gli investigatori del paranormale: i luoghi dove operano sono abbandonati e spesso infestati

Il mondo del paranormale e dell’occulto è sempre esistito: ha spaventato alcuni e affascinato altri, alcuni ne hanno abbracciato così Scopri di più

Vaslav Nižinskij: il genio della danza tra estasi e follia
Nižinskij

Vaslav Nižinskij (o Nijinsky) è un mito assoluto della danza, un ballerino e coreografo la cui genialità si trasformò tragicamente Scopri di più

Dipinti di Edward Hopper: i 5 più famosi
dipinti di Edward Hopper

Edward Hopper è stato uno noto pittore esponente del realismo statunitense che è passato alla storia per la capacità di Scopri di più

Come scegliere il mazzo di tarocchi: 5 consigli
Come scegliere il mazzo di tarocchi: 5 consigli

Tra le innumerevoli opzioni disponibili, scegliere un mazzo di tarocchi potrebbe sembrare una vera e propria impresa. La chiave è Scopri di più

Morte di Lady Diana – tra ombre e rivelazioni
Morte di Lady Diana - tra ombre e rivelazioni

La principessa del Galles, Lady Diana Spencer, muore tragicamente il 31 agosto del 1997 in un incidente automobilistico mentre percorre Scopri di più

Virginia Woolf e il cinema, il loro rapporto
Virginia Woolf e il cinema

L'opinione di Virginia Woolf sul cinema fu espressa nel saggio The Cinema (tradotto come "Sul cinema"), pubblicato sulla rivista Arts Scopri di più

Condividi l'articolo!

A proposito di Chiara Primavera

Vedi tutti gli articoli di Chiara Primavera

Commenta