Come Romeo e Giulietta: la recensione di un amore che resiste

C’è un momento in Come Romeo e Giulietta in cui Federica e Riccardo si tengono la mano in silenzio. È forse il cuore del film di Giuseppe Alessio Nuzzo, che sceglie di raccontare l’amore in una delle sue forme più fragili e allo stesso tempo più resistenti. Un amore che nasce dove la vita sembra voler negare ogni possibilità, ma che proprio da quella negazione trae forza.

La trama: un confine sottile tra realtà e rappresentazione

Liberamente ispirato alla storia vera di Federica Paganelli, una delle prime ragazze al mondo a convivere per oltre vent’anni con l’atrofia muscolare spinale (SMA), il film costruisce un racconto che si muove su un confine sottile tra realtà e rappresentazione, tra teatro e vita. È un film di contrasti, e Nuzzo lo sa: lo costruisce volutamente come un dittico. Nella prima parte, le inquadrature sembrano studiate, i dialoghi recitati, quasi sospesi in un palcoscenico mentale. Nella seconda, invece, tutto cambia: l’immagine si apre, l’aria si fa più densa, la camera si avvicina ai corpi, al respiro, al peso della realtà.

Il cast: l’intensità di Mariasole Pollio e Mauro Racanati

Mariasole Pollio interpreta Federica con una grazia che sorprende. Dimentica la propria immagine pubblica per farsi corpo di un’altra, e lo fa con rispetto e dedizione. Nella conferenza stampa ha raccontato di aver dormito due giorni sulla sedia a rotelle per comprendere la fisicità del personaggio, ma il risultato va oltre la mera imitazione. La sua Federica è viva, vulnerabile, ironica. C’è una delicatezza nel modo in cui si abbandona ai limiti del corpo, come se quei limiti fossero solo un’altra forma di libertà.

Accanto a lei, Mauro Racanati dà vita a un Riccardo intenso e discreto, che si muove con la consapevolezza di chi conosce il dolore ma sceglie comunque di amare. Tra i due si crea un equilibrio fragile, ma autentico: una relazione che non cerca la perfezione, ma la normalità. Il desiderio di vivere come tutti, nonostante tutto; questo rende la loro storia universale.

Il ruolo di Giovanna Sannino: la delicatezza della normalità

A rendere il racconto più stratificato contribuisce Giovanna Sannino, che interpreta Claudia, sorella di Federica. Il suo personaggio è forse quello più vicino allo spettatore: vive il conflitto tra la paura e il desiderio di comprendere, tra la compassione e la necessità di trattare la sorella con la stessa normalità di sempre. Sannino sceglie di non indulgere nel pietismo, e la sua presenza offre al film una dimensione più terrena, un ancoraggio emotivo che bilancia la leggerezza dei protagonisti.

Le scelte registiche di Nuzzo in Come Romeo e Giulietta

Tecnicamente, Come Romeo e Giulietta è un film che osa. Nuzzo alterna formati e linguaggi: il 4:3 della parte teatrale e lo scope cinematografico della seconda, per tradurre visivamente il passaggio da una dimensione ideale a una reale. È un gesto coraggioso, non privo di rischi, ma coerente con l’idea di fondo: l’amore come costruzione, come rappresentazione e poi, finalmente, come verità. La colonna sonora di LDA, con brani come Quello che fa male e Rosso Lampone, accompagna il racconto alleggerendo la malinconia, senza tradirne la sostanza.

Un racconto che va oltre la disabilità

Certo, non tutto scorre con la stessa forza. Alcune scene della prima parte, volutamente marcate, rischiano di raffreddare l’emozione, di creare una distanza. Ma è proprio su quella distanza che il film costruisce il suo salto emotivo: quando finalmente entra nella realtà, lo spettatore sente di aver attraversato una soglia, di aver vissuto con i personaggi un passaggio di verità.

In fondo, Come Romeo e Giulietta non è un film sulla disabilità, né un semplice dramma sentimentale. È un racconto sull’umanità che resiste, sulla forza dell’amore che non ha bisogno di essere eccezionale per essere grande. Come dice lo stesso Nuzzo, “forse siamo noi ad avere una visione limitata dell’amore”. Ed è vero: in un cinema che spesso insegue l’eccesso o la provocazione, questo film sceglie la semplicità, e proprio per questo colpisce.

L’eredità emotiva di Come Romeo e Giulietta

Si esce dalla sala con una sensazione sottile, difficile da definire: una malinconia che non pesa, ma accompagna. Come la mano di Federica in quella di Riccardo — fragile, tremante, ma capace di dire più di qualsiasi parola.

Fonte immagine: ufficio stampa

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