Nest (Hreiður, 2022) di Hlynur Pálmason è un film molto particolare, un esperimento visivo e temporale più che il racconto classico a cui il grande cinema ci ha abituati. La pellicola islandese, infatti, non ha dialoghi e non segue una trama tradizionale. Si tratta di un cortometraggio di 22 minuti in cui, attraverso immagini essenziali, il regista ci invita a osservare lo scorrere del tempo e la crescita dei suoi figli, che procede di pari passo con quella del paesaggio islandese circostante. Nest, film capace di trasformare la vita quotidiana in poesia visiva, è un’esperienza intima da godersi in silenzio, magari nel cuore della notte, quando le emozioni risuonano più forti e i ricordi d’infanzia appaiano più vividi.
Nest, film: tre bambini e una casetta
Tre fratelli, i figli del regista, costruiscono un piccolo rifugio nel corso delle stagioni. È una semplice casetta sospesa su un palo, ma per i ragazzini rappresenta un mondo nuovo e alternativo attraverso il quale si sprigiona tutta la loro forza creatrice. Le scene li riprendono mentre, lavorando al loro progetto, giocano, discutono, si aiutano e litigano: tutti attimi di vita quotidiana banali, ma proprio per questo in grado di restituire la potenza dell’intimità in un’industria cinematografica satura di storie assurde, artifici ed effetti speciali. Nel frattempo, il ciclo delle stagioni avanza inesorabilmente e la natura cambia attorno a loro. Neve, pioggia, vento, luce: tutti si alternano e mutano costantemente, restituendo allo spettatore il dinamismo del tempo che scorre e che porta con sé cambiamenti e ricordi. Nest in fondo è proprio questo: un mosaico di momenti di infanzia, una testimonianza della bellezza fragile del tempo. Di seguito il trailer ufficiale:
Nest, regia e sceneggiatura: il cinema dell’essenziale
Hlynur Pálmason, già autore di lungometraggi come A White, White Day e Godland, qui è regista, sceneggiatore e direttore della fotografia. Gira in 35mm nel giardino di casa sua, durante la pandemia. Questa povertà di mezzi diventa ricchezza espressiva, perché mette al centro la vita così com’è, senza mediazioni. È un cinema che chiede allo spettatore di guardare e ascoltare con attenzione, trovando senso nella semplicità. I suoi tre figli sono gli unici protagonisti, accompagnati soltanto dalla bellezza e dalla brutalità della natura, che cambia costantemente volto col susseguirsi dei mesi. La macchina da presa è fissa e dà l’impressione di essere un occhio silenzioso che osserva, una telecamera nascosta.
Il montaggio ellittico restituisce il passaggio delle stagioni: il regista salta dei momenti e non mostra la continuità completa delle azioni; noi, quindi, non vediamo ogni singolo giorno dei bambini, ma solo alcuni frammenti selezionati. È il paesaggio a raccontare il tempo che avanza, senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Come già detto, infatti, non ci sono parole in questo cortometraggio: la storia quindi nasce dalla materia stesse delle immagini, che mostra l’esperienza concreta del tempo che passa (i bambini crescono, mentre la costruzione nasce, si sviluppa e si deteriora). Un esempio perfetto di cinema memoriale e sensoriale.

Nest, film: tempo, natura, infanzia
Il titolo stesso, Nest (“Nido”), racchiude in effetti il senso del film. Assistiamo infatti al racconto di un luogo di protezione e crescita: la famiglia, ma anche la casa sospesa su un palo, che diventa un vero e proprio nido per i bambini. La sensazione che si ha guardando il corto, però, è che il vero protagonista sia il tempo. Non i bambini, e neppure la casetta, nonostante il titolo prenda il nome da essa: il tempo è il filo narrativo invisibile, quello che silenziosamente si prende la scena. È il collante della storia, la presenza vera, mentre le scene dei bambini attorno alla casa sono solo il tramite umano attraverso il quale esso si manifesta, in modo delicato e brutale allo stesso tempo. Delicato perché accompagna la crescita, segna i sorrisi, rende la vita tangibile nei piccoli progressi del rifugio. Brutale, perché non si ferma, corrode, impone il suo ritmo inesorabile, riducendo ogni costruzione (anche l’infanzia) a un passaggio transitorio. Nest ci ricorda che tutto è provvisorio: i bambini diventeranno grandi, la casetta cadrà, le stagioni continueranno a succedersi. È proprio in questa tensione tra fragilità e continuità che il film trova la sua poesia più autentica.
Nest restituisce anche la magia dell’infanzia, quell’età in cui ogni esperienza diventa formazione, ripercorrendo nel piccolo la bellezza della crescita umana. Il taglio di un ramo, un chiodo piantato storto, una risata improvvisa, un litigio violento: tutto diventa simbolo dell’autonomia dei bambini che aumenta. E poi c’è la natura, che partecipa alla narrazione intervenendo nel gioco dei protagonisti come un genitore severo ma necessario. La pioggia costringe i bambini a interrompere i lavori, il vento rende instabili le assi, la neve cancella per un momento ogni traccia umana. Così, la natura diventa specchio della famiglia. Entrambe accolgono e proteggono, offrendo rifugio e calore, ma allo stesso tempo pongono ostacoli, insegnano la resistenza, mettono alla prova. La famiglia è il primo nido, la natura il nido più vasto dentro il quale tutti siamo accolti e messi alla prova: due dimensioni che si riflettono a vicenda, formando lo spazio fragile e magnifico in cui l’infanzia cresce e il tempo si compie.
Nest, film: perché e dove guardarlo
Nest è un’esperienza cinematografica unica, un cortometraggio che fa vivere il tempo. Guardarlo significa riscoprire, in un momento di intimo raccoglimento, la bellezza del quotidiano, l’incanto della natura e la delicatezza dell’infanzia. La genialità di Pálmason risiede nell’essere riuscito a trasformare il personale in universale:i giochi dei suoi figli, il giardino di casa, le piccole storie quotidiane diventano una riflessione che parla a tutti. Perché tutti conosciamo la nostalgia e la forza del crescere insieme.
Nest, film di pregevole fattura, è disponibile in streaming su MUBI, che lo ha inserito nella sua selezione Best of 2022. Dopo il debutto alla Berlinale e il successo nei festival internazionali, la piattaforma resta il modo più semplice e ufficiale per scoprire questo intimo e poetico cortometraggio di Hlynur Pálmason.
Fonte immagine in evidenza: Amazon Prime Video