Negli anni ’90 c’erano molti concept nuovi per quanto riguarda i videogiochi, specie per i videogiochi platform, che in questo periodo iniziarono ad allargarsi verso le tre dimensioni, ma senza veramente abbandonare il 2D. Oddworld: Abe’s Oddysee è l’esempio perfetto di questa tendenza a innovare pur rimanendo in ambito bidimensionale.
Fuga dai Mattatoi Ernia

Oddworld: Abe’s Oddysee è un platform sviluppato da Oddworld Inhabitants e pubblicato da GT Interactive nel 1997 su PC e PlayStation One. La storia narra di un impiegato/schiavo dei Mattatoi Ernia, Abe, che scopre che lui e gli altri Mudokon stanno per diventare l’ingrediente principale per un nuovo prodotto. Abe si darà quindi alla fuga e starà a noi decidere se, durante il viaggio, salvare o meno gli altri Mudokon prigionieri. In base a quanti ne salveremo, sbloccheremo un finale diverso.
Un gameplay tra platform, puzzle e stealth

La meccanica principale che contraddistingue Oddworld: Abe’s Oddysee è quella di poter parlare con i Mudokon che incontreremo. Potremo chiedere loro di seguirci, di aspettare, arrabbiarci (senza un motivo apparente) o emettere altri suoni che serviranno per delle piccole componenti puzzle nelle sezioni più avanzate. Per salvarli dovremo condurli a dei portali, che potremo aprire cantando. Il canto ha principalmente due funzioni: aprire portali per salvare i Mudokon o entrare in altre aree e impossessarsi dei nemici per liberare il percorso. In questo capitolo potremo impossessarci solamente degli Slig, strani esseri armati al soldo dei capi dei Mattatoi, i Glukkon.
Anche quando ci impossesseremo degli Slig potremo parlare: non servirà a molto con altri Slig, ma sarà utile con i loro “cani”, gli Slog, permettendoci di aizzarli contro altri nemici.
Le fasi platform sono alternate o unite a delle fasi stealth, in cui dovremo muoverci molto vicino ai nostri nemici o nasconderci tra le ombre.
Personalmente, lo stile grafico utilizzato resta imbattuto nonostante la remastered uscita nel 2014. Ogni schermata ha uno sfondo pre-renderizzato in cui le piattaforme saltano fuori e, per quanto la nuova versione sia bella, non credo renda giustizia ai fondali creati al tempo. Sebbene sia comodo che il gioco passi velocemente all’area successiva, la perdita delle schermate singole fa perdere parte dell’ansia e della difficoltà del gioco. Nonostante il titolo tenda a sottolineare una certa ironia per via della sua natura satirica, ciò non limita i suoi lati più inquietanti e ansiogeni: gli ambienti vanno dal suggestivo e misterioso al claustrofobico, mentre la colonna sonora passa dalla musica ambientale d’atmosfera a ritmiche tracce d’inseguimento. La soundtrack è dinamica, ciò vuol dire che cambia in base a determinati fattori, principalmente quando verremo scoperti, e si adatta all’area in cui ci troviamo.
Oddworld: Abe’s Oddysee: in conclusione

Oddworld: Abe’s Oddysee è diventato un cult nel mondo dei platform e il suo fascino strano e alieno, ampiamente riconosciuto dalla critica specializzata, si sente ancora oggi a quasi trent’anni dall’uscita. Nonostante la presenza di una remastered di ottimo livello, è bello sapere di poter mettere mano sull’originale quando si vuole. È disponibile su tutte le piattaforme digitali e, quando in sconto, costa meno di una busta di patatine: per un classico come questo, è quasi un crimine pagarlo così poco.
Fonte immagine di copertina e nell’articolo: Pagina Steam del gioco