Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa | Recensione

Il libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa | Recensione

Il Libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa, pubblicato postumo, è un perfetto esempio di contemplazione introspettiva in cui chiunque riesce facilmente ad identificarsi in quella sensazione di profonda inadeguatezza e malinconia che ha caratterizzato la vita del celebre autore portoghese. L’opera, che è rimasta incompiuta, viene pubblicata circa 50 anni dopo la morte di Pessoa, avvenuta nel 1935.

Perché leggere Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa?

Il Libro dell’inquietudine si presenta al lettore come un assemblaggio di confessioni legate al pensiero esistenziale di Pessoa, si tratta di una sorta di diario particolarmente intimo e riflessivo, composto da circa 450 frammenti. Inizialmente il poeta portoghese aveva deciso di abbozzare uno schema, compiendo una prima selezioni di testi da inserire in quello che avrebbe poi dovuto essere il libro definitivo. Per svariati anni si dedica alla lavorazione del libro senza, tuttavia, giungere ad una stesura effettiva. Solo nel 1929 vengono pubblicati per la prima volta alcuni brani specifici che tutt’oggi troviamo all’interno de Il Libro dell’inquietudine, attribuito all’eteronimo Bernardo Soares. Spesso Fernando Pessoa preferiva utilizzare diversi eteronimi, affidando il suo io profondamente tormentato ad altre persone. Sfogliando le pagine del volume abbiamo modo di conoscere un diario al cui interno confluiscono sapientemente sia elementi autobiografici che decadentisti e sono proprio questi elementi a tenere in vita il vero fil rouge della narrazione, espressi tramite la malinconia e l’insoddisfazione del celebre poeta. Il grande spessore psicologico, la totale sfiducia nei confronti del mondo, oltre ad un costante senso di noia e insoddisfazione rappresentano i fattori tematici più evidenti ed emblematici con i quali il lettore de Il libro dell’inquietudine si relaziona.

Il tema centrale e le caratteristiche de “il Libro dell’inquietudine”

Il vero concetto dell’inquietudine che individuiamo in Fernando Pessoa è dato da una particolare incompetenza verso la vita comune e ciò risulta palese anche in altre opere letterarie del poeta. Bisogna considerare, inoltre, che Fernando Pessoa è sempre stato un personaggio intenzionato ad andare oltre la superficie delle cose, non riuscendo mai ad accettare quel che vedeva. Leggendo Il Libro dell’inquietudine, infatti, tutto ciò emerge molto prepotentemente. Uscito per la prima volta in Portogallo nel 1982 e suddiviso in paragrafi a doppia enumerazione, il volume è ricco di dubbi, pensieri, aforismi, stati d’animo nei quali qualsiasi lettore riesce facilmente a ritrovarsi. Eppure risulta difficile trovare un preciso filo conduttore all’interno dell’opera di Pessoa, in quanto si tratta di un romanzo privo di una trama e una struttura vera e propria. Tuttavia questa scelta non sembra essere per nulla casuale, visto e considerato l’intenso e tortuoso percorso dell’anima di un poeta che così come si apre ai suoi lettori, al tempo stesso, si nega attraverso uno dei suoi tanti eteronimi. Il risultato complessivo è dato, dunque, da diversi insiemi di parole rappresentati da un’altalena di sensazioni ed impressioni che rimanda perfettamente a quella che era la profonda inquietudine del poeta portoghese. Il linguaggio utilizzato nel libro, essendo prevalentemente metaforico, consente alle parole di essere lette con estrema riflessione e meditazione, arrivando a farci conoscere un Fernando Pessoa che preferisce semplicemente lasciare spazio alla sua anima tormentata per poter comunicare con il lettore, anziché ricorrere ad altri mezzi espressivi.

Fonte immagine: Archivio personale

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