Il partigiano Johnny è uno dei romanzi più importanti del Novecento italiano, un’opera che ha ridefinito la letteratura sulla Resistenza. Scritto da Beppe Fenoglio, ha lasciato un segno indelebile nella letteratura del dopoguerra. Questo romanzo, pubblicato postumo nel 1968, è diventato un punto di riferimento per raccontare l’esperienza della Resistenza italiana. Il fatto che Fenoglio non sia riuscito a completarlo non diminuisce la sua potenza; al contrario, la sua natura frammentaria e la sua lingua innovativa lo rendono un racconto unico e potentissimo.
Indice dei contenuti
Analisi del romanzo: elementi chiave | Descrizione |
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Protagonista | Johnny: un giovane intellettuale solitario e anglofilo, la cui scelta partigiana è più esistenziale che politica. |
Ambientazione | Le Langhe: un paesaggio aspro e nebbioso che diventa co-protagonista e specchio dell’animo di Johnny. |
Stile | Unico e sperimentale: un misto di italiano colto, dialetto e prestiti dalla lingua inglese, creando un linguaggio personale e straniante. |
Temi principali | Solitudine, guerra civile, la ricerca di un senso, la violenza, la dignità individuale di fronte alla storia. |
Un protagonista fuori dal coro, tra solitudine e lotta
Il protagonista del romanzo è Johnny, un giovane studente di letteratura inglese alter ego dell’autore. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Johnny abbandona la sua divisa dell’esercito regio e torna ad Alba, nelle sue Langhe, sentendosi profondamente diverso e fuori posto. La sua scelta di unirsi ai partigiani non nasce da una fede politica incrollabile, ma da un imperativo morale e personale, un modo per affermare la propria coscienza in un mondo moralmente distrutto. Johnny combatte prima con i partigiani “rossi” (comunisti), dai quali si sente ideologicamente distante, per poi unirsi agli “azzurri” (badogliani), un gruppo più affine al suo modo individualista di intendere la lotta.
Le parole della Resistenza: uno stile unico
Lo stile di scrittura di Fenoglio è forse l’elemento più straordinario del romanzo. L’autore inventa un linguaggio particolarissimo, una miscela in cui l’italiano letterario si contamina con l’inglese, creando un effetto quasi straniante ma incredibilmente suggestivo. Questa è la lingua di Johnny, che riflette il suo mondo interiore, le sue amate letture inglesi e la sua personale distanza dalle cose. La narrazione è percorsa da una scrittura nervosa e spezzata, capace di trasmettere non solo il ritmo affannoso della guerriglia tra i boschi ma anche la profondità esistenziale del protagonista. La storia procede per scene slegate e frammenti, affidandosi a immagini potenti, quasi cinematografiche: le colline delle Langhe, la nebbia, la neve e le cascine vuote diventano lo sfondo di un dramma che è prima di tutto personale.
Una Resistenza vera, senza sconti né eroismi
L’immagine della Resistenza che Fenoglio ci consegna è lontana dalle rappresentazioni idealizzate o corali tipiche di un certo neorealismo. Nella sua narrazione non c’è trionfalismo né ci sono certezze assolute. La guerra partigiana è fatta anche di contraddizioni, fame, freddo, momenti di profonda solitudine e gesti difficili da decifrare. Johnny si muove in un mondo senza eroi da manuale, dove la morte è una compagna costante e spesso appare insensata. Il nemico non è solo il tedesco o il fascista repubblichino, ma anche la disillusione, la fatica morale e quel sentirsi sempre un po’ straniero ovunque. Fenoglio non ha paura di mostrare l’orrore della violenza e il caos di una guerra che è anche guerra civile. In questo senso, Il partigiano Johnny è un libro profondamente esistenziale, dove la scelta di combattere assume un significato individuale e tragico.
Un capolavoro ritrovato: la questione editoriale
La storia editoriale del romanzo è complessa. L’edizione pubblicata da Einaudi nel 1992, basata sui manoscritti originali e curata dalla filologa Maria Corti, ha restituito il romanzo nella sua forma più autentica e radicale. Questa versione, considerata oggi di riferimento, mostra un testo più inquieto e vicino all’idea originale di Fenoglio: un’epopea dolorosa e volutamente interrotta. La mancanza di un finale definitivo, con Johnny che svanisce nella nebbia invernale durante un ultimo combattimento, non è una debolezza, ma un elemento di forza che lascia il lettore con un senso di sospensione. Nonostante sia incompiuto, il testo possiede una coerenza tematica straordinaria, unendo il racconto di guerra alla riflessione sull’identità e sulla dignità umana.
Un libro che continua a parlarci
Beppe Fenoglio non ha potuto mettere la parola fine al suo Johnny, ma ci ha lasciato un’opera fondamentale. È un libro necessario non solo per comprendere la memoria della Resistenza in modo complesso e non retorico, ma anche per riflettere sulle contraddizioni che ogni essere umano vive di fronte alle grandi prove della storia. Il suo protagonista è un uomo che lotta con il mondo e con sé stesso, descritto con una profondità che fa di questo romanzo uno dei libri più veri e importanti della nostra letteratura novecentesca.
Fonte immagine: Einaudi
Articolo aggiornato il: 27/09/2025