I Rolling Stones sono senza dubbio una delle band più influenti e longeve della storia del rock, creando un brand riconosciuto da tutti. Però, con una carriera che conta decine di album, scegliere da dove iniziare può essere difficile. Per questo, ecco 5 album dei Rolling Stones da ascoltare.
Album dei Rolling Stones da non perdere
Aftermath (1966)
Aftermath è un album interessante, perché rappresenta gli Stones in un periodo particolare: il membro chiave Brian Jones è ancora vivo e dà performance iconiche come nella tagliente Paint It Black (aggiungendo il sitar), la loro immagine è ancora “elegante” come si evince dalla cover, e le loro canzoni sono più ricercate e meno “selvagge”, come nella canzone quasi barocca Lady Jane. È un ottimo punto di partenza per sperimentare gli Stones prima dei vari cambiamenti che porteranno alla loro immagine conosciuta nel comune collettivo.
Let It Bleed (1969)
Questo è l’album in cui gli Stones trovano la loro immagine: contiene brani iconici come Gimme Shelter, una delle canzoni più famose degli anni ’70 che parla di caos e guerra (con riferimenti velati al Vietnam), con una performance assurda dalla guest singer nella seconda parte della canzone. You Can’t Always Get What You Want, conosciuta da praticamente tutti e Midnight Rambler.
Un disco profondamente emotivo, segnato da tensioni personali (la morte di Brian Jones, la dipendenza di Keith Richards) ma capace di creare arte grandiosa in un momento di passaggio per il rock e del movimento hippie, ormai ucciso da canzoni come la sopramenzionata Gimme Shelter.
Sticky Fingers (1971)
Questo è l’album in cui gli Stones mettono il turbo al loro sound blues-rock, senza dimenticare il groove soul. Da subito colpisce la celebre copertina di Andy Warhol, ma è la musica che fa da cuore dell’album: Brown Sugar è iconica (quel riff è semplicemente devastante, anche se il testo controverso), Wild Horses è una ballata acustica che dà varietà all’album e Can’t You Hear Me Knocking ti porta in un jam che sembra infinito mentre Mick Jagger canta in modo quasi assatanato. Mick Taylor inizia a farsi sentire con assoli di rara eleganza, mentre il resto della band macina ritmo. Un capolavoro “sporco” (come da titolo, suggestivo) e irresistibile.
Exile on Main St. (1972)
Il doppio che ha fatto la leggenda: registrato nei sotterranei di una villa francese in “esilio fiscale”, mentre la band aveva problemi economici. Suona come un collage di blues fangoso e lento, gospel e country notturno, creando un mix inebriante anche se forse troppo lungo per alcuni. Tumbling Dice, Sweet Virginia e Shine a Light sono solo alcune delle gemme che emergono da questo caos controllato. È un viaggio oscuro, sudato, che racconta la vita vera della band, quella fatta di eccessi, di tournée infinite e di comfort sessuali che si trasformano in prigioni per i membri della band (Mick Jagger è famosamente un sex addict). Se vuoi sentire gli Stones al loro lato più ruvido e umano, questo è l’album da ascoltare.
Some Girls (1978)
Arriviamo alla fine degli anni ’70, quando il punk e la disco music spingono la band a reinventarsi ancora una volta. Some Girls è tagliente e contemporaneo, mischiando funk e rock: Miss You ha un groove da dancefloor, Shattered è una canzone molto sottovalutata, parlando della corruzione di New York al tempo e Beast of Burden una ballata soul-rock perfetta per il falò. Il risultato è un disco fresco, diretto e pieno di umorismo tagliente, capace di far scoprire gli Stones a una nuova generazione senza tradire la loro anima ribelle.
Questi 5 album dei Rolling Stones sono un piccolo assaggio alla loro mastodontica carriera.
Fonte immagine: Amazon (cover dell’album Exile on Main St.)