Giugno 1971. Jim Morrison siede sulla scalinata della Basilica del Sacro Cuore insieme all’amico e fotografo Alain Ronay. Guardando una collina in lontananza chiede cosa si trovi lassù. È il cimitero di Père-Lachaise. Non poteva immaginarlo, ma a distanza di un mese verrà sepolto lì: in fretta, senza un’autopsia e senza una lastra di marmo. La morte di Jim Morrison è stata tra le più controverse e chiacchierate nel mondo del rock.
Cantante e frontman dei Doors, una delle rock band più celebri degli anni ‘60, è simbolo di ribellione e anticonformismo. Egli incarna alla perfezione il mito del poeta maledetto: affascinato dalla morte e dalla poesia decadente, cercava l’illuminazione attraverso le sostanze psichedeliche e spesso scriveva sotto l’effetto di droghe e alcol. La scomparsa del Re Lucertola non ha fatto altro che amplificare l’aura mistica che lo circondava, alimentando una fitta rete di teorie e misteri riguardo i suoi ultimi giorni di vita.
Gli ultimi mesi di vita
Il 1970 per Jim Morrison fu l’anno del declino. L’ultimo tour con i Doors si rivelò faticoso e ostacolato da difficoltà fisiche e psicologiche, le sue condizioni di salute peggiorarono notevolmente. La dipendenza da alcol e stupefacenti gli rendevano impossibile portare a termine i concerti. Il 12 dicembre dello stesso anno avvenne l’ultima apparizione pubblica di Jim Morrison, al Warehouse di New Orleans (Louisiana). Morrison appariva distante e disorientato, il concerto fu segnato da tensioni e difficoltà. Dopo questo episodio i membri della band decisero di interrompere il tour e dedicarsi al solo lavoro in studio. Da questa scelta nacque L.A. Woman, l’ultimo album dei Doors, registrato tra gennaio e febbraio del 1971. Il disco contiene la canzone Riders on the storm, che in molti considerano il testamento spirituale di Jim Morrison poiché rappresenta il suo senso di alienazione e distacco dalla realtà [Into this house we’re born/ Into this world we’re thrown/Like a dog without a bone/An actor out on loan].
Prima dell’uscita dell’album, il 12 marzo 1971, Jim Morrison raggiunse la sua compagna Pamela Courson a Parigi. La coppia viveva in un appartamento al 17 di Rue Beautreillis, nel quartiere Marais. Parigi per Morrison fu sempre un rifugio spirituale e intellettuale. Egli desiderava allontanarsi dalla luce dei riflettori e dedicarsi soltanto alla poesia, ma la sua vacanza francese fu tragicamente breve. Nonostante i tentativi di vivere una vita più tranquilla, il complesso rapporto con Pamela e le dipendenze non gli lasciavano scampo neanche in Europa. Il malessere esistenziale lo accompagnava ovunque, un po’ come le frequenti crisi d’asma e i problemi respiratori. Le persone che lo videro in quel periodo lo descrivono come molto provato fisicamente, disilluso e trasandato.
La notte della morte di Jim Morrison e i conti che non tornano
Jim Morrison muore il 3 luglio 1971 nel suo appartamento francese. Il suo amico, Alain Ronay, è stato una delle ultime persone a vederlo in vita il 2 luglio, trovandolo in condizioni terribili. Da quanto ricostruito, nella sua ultima sera, Jim cenò da solo per poi incontrarsi con Pamela. La coppia vagò per Parigi fino all’una di notte. Una volta tornati a casa i due avrebbero fatto uso di eroina in polvere, un tipo di droga che Morrison non era solito inalare, difatti fu la stessa Pamela a mentirgli dicendo fosse cocaina. I due ascoltano gli album dei Doors e guardano vecchi filmini per poi andare a letto.
Pamela venne svegliata a notte inoltrata dal respiro affannoso di Morrison, lui si rifiutò di chiamare un dottore e le chiese solo di preparargli un bagno caldo. Da quella vasca da bagno, Jim Morrison non uscirà più e verrà trovato l’indomani mattina dalla stessa Pamela. I vigili del fuoco tentarono invano di rianimarlo. Il medico legale, dopo un frettoloso esame del cadavere e venendo a conoscenza delle precarie condizioni di salute dell’artista, dichiara la morte per infarto e relativo arresto cardiaco (probabilmente innescati dal bagno caldo cui si era sottoposto Morrison).
Nessuno sapeva fosse una celebrità né era stato riconosciuto come Jim Morrison. Per evitare clamore mediatico le pochissime persone che erano a conoscenza della sua morte non diffusero la notizia. Venne organizzata una veglia funebre privata e segreta nello stesso appartamento della coppia. Con enormi difficoltà gli venne garantito un posto presso il cimitero Père-Lachaise, poiché era l’unico aperto anche agli stranieri. Lì venne sepolto in fretta e furia il 7 luglio 1971, senza rito religioso e senza lapide. La notizia della morte di Jim Morrison iniziava già a circolare ma venne confermata solo il 9 luglio con un comunicato stampa.
Morrison entra sfortunatamente di diritto nel Club 27, una serie di morti tragiche e sospette, che si erano verificate in quegli stessi anni. L’alone di mistero intorno alle sue ultime ore di vita e alle sue condizioni di salute hanno dato adito a speculazioni tanto fantasiose quanto fondate. L’assenza di autopsia non ha garantito alcuna chiarezza. Il corpo di Jim era pieno di lividi che non sono mai stati spiegati, le testimonianze di Pamela sono poco chiare e in contrasto tra loro, vi è ancora l’ipotesi (mai confermata) che fosse stata trovata una siringa nel bagno di Morrison nonostante la sua compagna avesse negato l’uso di droghe. Se così fosse allora Jim sarebbe morto per droga e ciò coinvolgerebbe tutta una serie di altri personaggi loschi e ambigui, che avrebbero procurato droga alla coppia per mesi.
Vi sono teorie secondo cui Jim Morrison non sarebbe neanche deceduto nel suo appartamento ma che sia stato trovato morto nel bagno del club parigino Rock N Roll Circus per overdose di eroina. Si pensa che solo dopo sia stato trasportato a casa sua per evitare scandali e problemi con le autorità. Addirittura qualcuno crede che la morte del frontman dei Doors, così come quella di Janis Joplin e Jimi Hendrix, fosse stata orchestrata dalla CIA poiché erano personaggi tanto rivoluzionari quanto scomodi. Non viene esclusa nemmeno l’ipotesi secondo la quale lo stesso Morrison avrebbe inscenato alla perfezione la sua morte per potersi lasciare alle spalle fama e problemi. Questo spiegherebbe l’assenza di autopsia, di foto del cadavere e sarebbe perfettamente in linea con gli atteggiamenti ambigui e particolari del Re Lucertola. Quest’ultima teoria è stata alimentata negli anni da presunti avvistamenti di Jim Morrison in varie parti del mondo che però non furono mai confermati.
La verità sulla sua morte potrà non emergere mai del tutto ma questo enigma continua ad alimentare la leggenda di Jim Morrison. La sua scomparsa non deve essere ridotta solo a un semplice caso di cronaca nera ma essere vista come un’opportunità per ricordarlo e continuare a diffondere la sua musica.
Fonte immagine: Wikimedia Commons