Tommaso Imperiali, Inni generazionali: il nuovo singolo | Intervista

Tommaso Imperiali, classe 1999, è un cantautore e chitarrista comasco, che dal 2015, con la sua band, Five Quarters, si sta facendo sempre più strada sulle scene musicali italiane. Il sound che Tommaso Imperiali propone nel suo nuovo lavoro, “Inni generazionali” è quello di un rock solido e calzante alla maniera di Springsteen accompagnato da un testo appassionato che invita a riflettere sulla “sudditanza psicologica” che la sua generazione subisce rispetto ad un passato che sembra essere più autentico, significativo e pesante. Ecco come racconta il suo lavoro.

Quanto credi pesi il confronto generazionale sull’identità delle nuove generazioni?

Molto, in “Inni Generazionali” ci tenevo proprio riflettere sul rapporto della mia generazione con il passato. Un fascino che diventa quasi sudditanza psicologica verso un tempo che ci sembra mitico, tanto per la musica, quanto per la politica e la società. Cerchiamo noi stessi nelle canzoni dei nostri genitori e dei nostri nonni e in un immaginario che non è il nostro: la conseguenza è inevitabilmente un costante senso di insoddisfazione e inadeguatezza.

Nel testo usi parole come “ansia” e “dubbio incastrato tra il petto e la gola”: credi che queste siano sensazioni comuni nei ragazzi di oggi?

Penso di sì. Il pezzo nasce da una serata con i miei compagni di band: tre amici davanti a un tramonto, a parlare di canzoni, di futuro, di scappare… Da un lato un quadro da romanzo americano, dall’altro la paura che sia solo di facciata, di essere dei ragazzini che giocano a cambiare il mondo senza riuscire mai ad allontanarsi dei viali su cui sono cresciuti.

C’è anche spazio nel brano per citare la gioia di far crescere la “fame” di stare bene anche se il come non importa: dove nasce quest’osservazione? Chi ti ha ispirato?

Non saprei dire di preciso da dove nasca, ma è un tema che emerge già nelle prime canzoni che ho scritto con la band anni fa. Nel disco con i Five Quarters c’è un pezzo che si chiama “Chiedo Troppo” e parla esattamente di questo. Ovviamente è un tema centrale di gran parte delle canzoni che amo, penso ad esempio a pezzi come quelli di Glen Hansard, che a mio parere è il cantante che sa raccontare meglio questa “fame” di felicità. 

Hai già programmato date per promuovere il tuo nuovo lavoro?

Sì, e sono felicissimo perché è senza dubbio la parte più bella di questo mestiere. Da fine maggio a metà luglio suoniamo praticamente tutte le settimane. Tanti concerti nella zona di Como e Milano e qualcuno su Bologna che ormai è la mia seconda casa. Alcuni concerti saranno full band con i miei Five Quarters, altre date in duo acustico insieme a Daketo. 

Sei fan di Springsteen ed è chiaro ascoltando la tua musica. Sembra che il Boss abbia ispirato la tua voglia di raccontare questa generazione. È così? Andrai a vederlo a Milano quest’estate?

Springsteen è sicuramente il riferimento principale per la mia musica. Io e i ragazzi della band siamo letteralmente cresciuti insieme ascoltando la sua musica e andando ai suoi concerti in giro per l’Italia e l’Europa. La musica di Bruce poi è stata la causa di molti incontri stupendi che mi hanno aiutato tanto nel mio percorso: penso su tutti a Cover Me, un contest di cover del boss che mi ha aperto davvero tante opportunità. Quindi ovviamente sì: ci vediamo nel pit a San Siro, per entrambe le date. 

In alcuni momenti del brano sembra quasi tu suggerisca di rompere il confronto col passato, guardare avanti e “scrivere inni generazionali soltanto per noi“. Era questo il tuo intento? Perché?

Si, penso che a volte forse dovremmo – noi prima di tutti – evitare un confronto che è per forza di cose ìmpari. È evidente che l’intensità dei grandi cantautori e rocker della generazione dei nostri genitori è qualcosa di inarrivabile. Però o mettiamo via le chitarre o ci limitiamo ad ascoltare i loro dischi, oppure in qualche modo bisogna arrangiarsi, magari provando a partire dal racconto del nostro tempo. Poi non è facile distaccarsi dal passato: “Inni Generazionali” parla di questo e suona comunque come un pezzo degli anni Settanta.

Tommaso Imperiali è quindi una figura che quasi funge da legame tra un passato sicuramente forte e importante e il presente della sua generazione, alla quale vuole restituire dignità e valore per aiutare a rafforzare la crescita e una costruzione identitaria indipendente dei suoi coetanei.   

Fonte immagine: ufficio stampa

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