La questione nucleare nordcoreana: il ruolo dell’Unione Europea

la questione nucleare nordcoreana: il ruolo dell'unione europea

La questione nucleare nordcoreana rappresenta una delle più gravi sfide per la sicurezza internazionale degli ultimi decenni. Già a partire dalla fine della guerra di Corea (1950 – 1953), il regime comunista di Pyongyang aveva reso chiara la sua ambizione di voler sviluppare le proprie capacità militari in termini di energia nucleare, anche grazie al sostegno politico ed economico ricevuto da Mosca. Di fronte a questa crescente minaccia, il ruolo dell’Unione Europea è di dover bilanciare la necessità di contenere le ambizioni nucleari della Corea del Nord, con quella di promuovere il dialogo e il rispetto dei diritti umani. Questi sono i due aspetti principali, che giustificano le azioni europee.

Le origini della questione nucleare nordcoreana

Isolata con la fine della Guerra Fredda, la Corea del Nord sviluppò un’economia autarchica e un culto della personalità attorno alla famiglia Kim. Tutti questi eventi crearono grossi squilibri. Infatti, nonostante nel 1985 il leader Kim Il-Sung firmò il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), negli anni ’90 Pyeongyang avviò un programma nucleare, motivato dalla paura di una possibile invasione, da una necessità di consolidare il potere della dinastia Kim e di ottenere riconoscimenti a livello internazionale. La situazione precipitò, quando, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, la Corea del Nord fu inserita nella cosiddetta “Asse del Male” degli Stati collegati al terrorismo. In risposta, nel 2003 il regime decise di ritirare la partecipazione del paese dal Trattato di non proliferazione.  A quel punto, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU rispose imponendo sanzioni economiche, senza ottenere collaborazione. Una delle ultime crisi è esplosa nel 2016 a seguito di test nucleari effettuati dal nuovo leader Kim Jong-Un. Il risultato? Una popolazione stremata in nome del patriottismo. Dal 2016, la “questione nucleare nordcoreana” ha raggiunto una dimensione globale. Nel 2016 ha portato il suo programma ad un livello superiore: la “deterrenza nucleare”, che permette a Pyongyang di sedersi al tavolo dei negoziati con gli Stati Uniti, con la consapevolezza di avere un buon potere contrattuale. Il problema? Né le sanzioni economiche, né la condanna unanime della comunità internazionale sono bastate a dissuadere Kim Jong-Un dal continuare a violare le misure restrittive internazionali.

La posizione dell’Unione Europea 

Bisogna tenere conto che prima del trattato di Maastricht, l’Unione europea era soggetta alle dinamiche della Guerra Fredda e sotto l’ala protettiva degli Stati Uniti. Ancora oggi continua ad avere poca capacità di intervento esterno in materia militare. Essa ha sempre esercitato, e continua a farlo, una sorta di soft power, soprattutto in ambito culturale, promuovendosi come “forza civile”. Di fronte alle crescenti provocazioni, legate alle ambizioni nucleari della Corea del Nord, l’Europa si è vista costretta ad assumere un ruolo più incisivo in campo internazionale: un cosiddetto hard power, in questo caso. Nel quadro della Politica Estera e di Sicurezza Comune, uno dei valori fondamentali è quello della non-proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM), si intende: impedire la diffusione di tecnologie dal potenziale distruttivo e che esse non cadano nelle mani di Stati e attori non statali (gruppi terroristici). Lo strumento prediletto per esercitare la sua azione esterna è stata l’adozione di misure restrittive, facendo leva sulla sua capacità economica, per ridimensionare il problema della questione nucleare nordcoreana. Il complesso regime sanzionatorio europeo mira a colpire settori strategici dell’economia nordcoreana: estrazione mineraria, produzione di armi e commercio con paesi terzi.

La risposta dell’Unione Europea alla questione nucleare nordcoreana nell’atto pratico

L’UE, non possedendo un’ambasciata comunitaria sul territorio nordcoreano, affida la rappresentanza dell’Unione, a turno, a uno degli Stati Membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Polonia, Romania e Svezia) che hanno una delegazione permanente. All’inizio l’Alto rappresentante per la PESC, in visita diplomatica a Seul nel febbraio del 2003 dichiarò che l’Unione era contraria all’imposizione di misure restrittive. Tale posizione è poi cambiata nel 2006 dopo il primo test nucleare condotto da Kim Jong-Il, rispondendo con sanzioni economiche. La Decisione PESC 2016/849, adottata dal Consiglio il 27 maggio 2016 è uno degli atti di maggior rilievo nella vicenda nordcoreana e prevede delle misure supplementari al regime sanzionatorio delle Nazioni Unite, tra cui:

  • Divieto di importazione di prodotti petroliferi e beni di lusso dalla Corea del Nord.
  • Divieto di trasferimento di fondi e di ogni tipo di investimento nei settori legati all’attività nucleare della Corea del Nord.
  • Divieto di atterraggio, decollo e sorvolo del territorio UE da parte di qualsiasi aeromobile Coreano e divieto di ingresso nei porti per le navi.

Sanzioni: un’arma a doppio taglio

Le sanzioni seppur necessarie, presentano anche dei limiti. Esse possono sia contribuire a indebolire il regime e spingerlo al negoziato, sia a rafforzare il sentimento nazionalista all’interno del paese. Questo perché la loro efficacia dipende dalla cooperazione internazionale, in particolar modo con la Cina e la Russia, i principali partner commerciali della Corea del Nord. Si pensi agli ultimi sviluppi, che interessano la guerra tra Russia e Ucraina, che ha visto un’escalation nel febbraio 2022. Infatti, i nordcoreani hanno dimostrato un forte sostegno alla Russia, consolidando un’alleanza strategica. Ci sono numerose segnalazioni di forniture di armi e munizioni dalla Corea del Nord alla Russia. I due paesi svolgono esercitazioni congiunte e scambi di tecnologia. In questo modo si aggirano anche le sanzioni internazionali sulla Russia. Un altro elemento è la propaganda diffusa tra i nordcoreani a sostegno russo, contribuendo a diffondere disinformazione sulla corrente guerra, per ottenere consensi.

Oltre le sanzioni: la diplomazia e i diritti umani

Parallelamente alle sanzioni, l’Unione Europea, ha sempre cercato di mantenere aperto un canale di dialogo con la Corea del Nord, promuovendo una soluzione diplomatica alla crisi. L’UE stabilì i primi rapporti con la Corea del Nord nel 1995, finanziando progetti volti a fornire assistenza umanitaria e sociale e a migliorare le condizioni della popolazione. Tuttavia, tutti questi tentativi sono finora falliti. La causa, l’intransigenza del regime di Pyeongyang, che risulta essere uno dei paesi più chiusi al mondo, impedisce che i tentativi esterni abbiano un impatto diretto. La situazione è in continua evoluzione, e ottenere informazioni dettagliate sulla situazione dei diritti umani può essere difficile. In generale, l’UE supporta le risoluzioni delle Nazioni Unite ed insieme ad altri stati membri fornisce assistenza umanitaria e progetti di sviluppo, per alleviare le sofferenze della popolazione in Corea del Nord. Infine, sostiene finanziariamente e politicamente le organizzazioni non governative (ONG) che cercano di avere un impatto nel paese.

In conclusione, la questione nucleare nordcoreana e il dialogo sui diritti umani, rimane una delle più complesse e delicate della politica internazionale. La strada verso una soluzione pacifica è  molto lunga. La speranza è che la Corea del Nord, possa un giorno aprirsi al mondo, rivelando il suo patrimonio culturale, eredità delle antiche dinastie coreane; e che ci permetta di ammirare la bellezza dei suoi paesaggi montuosi.

Fonte immagini: Wikipedia

Altri articoli da non perdere
Lancôme Paris: stupisciti con le novità e best seller del 2022

Anno nuovo, sensazioni nuove? Lancôme è lo storico brand francese che da anni si occupa della cura e la cosmesi Scopri di più

16 dicembre 1775, nasceva Jane Austen
16 dicembre 1775

Il 16 dicembre 1775 nasceva una delle scrittrici più significative, emblematiche ed eloquenti del panorama letterario mondiale: Jane Austen. Non Scopri di più

26 novembre 1827: nasce Ellen G. White, religiosa statunitense
26 novembre 1827: nasce Ellen G. White, religiosa statunitense

Il 26 novembre 1827 nasce Ellen G. White, una delle fondatrici del Movimento Avventista del Settimo Giorno. Ellen G. White Scopri di più

Divario salariale e discriminazioni sul lavoro

Spesso le donne sono oggetto di discriminazione basata sul genere sul posto di lavoro. La parità di retribuzione per lo Scopri di più

Torna Salerno Letteratura Festival, il più grande evento letterario del Sud
salerno letteratura festival

Annunciata con la conferenza stampa tenutasi mercoledì 29 maggio nella Sala Francesco De Sanctis - Regione Campania in via Santa Scopri di più

Garby: la raccolta differenziata intelligente

Garby è un’azienda che opera nei servizi della Green Economy e organizza, attraverso tecnologie innovative e automatiche, l’intero processo per la Scopri di più

A proposito di Giorgia Marcone

Vedi tutti gli articoli di Giorgia Marcone

Commenta