Populismi e social network: la nuova sfida della politica digitale

Immagine simbolica per collegare il populismo e i social network.

Se è presente un fattore all’interno del nostro contesto sociale che è destinato ad evolvere ancora di più, allora parliamo dell’informazioneL’essere umano, in quanto razza, ha assistito negli ultimi due secoli ad un balzo davanti dal punto di vista dei media e delle telecomunicazioni mai visto nella storia. Ora si parla di una vera e propria comunicazione digitaleAll’interno di questo sistema, i leader politici hanno iniziato a vedere gli strumenti social come oggetti per aumentare il proprio consenso/potere. Di fatto, i partiti politici fanno leva su linguaggi diretti, slogan e narrazioni emotive. Nel nostro caso analizzare i social network in funzione dei populismi significa osservare come i maggiori strumenti, come Instagram, Facebook, TikTok…abbiano trasformato il rapporto tra le campagne elettorali e il rapporto con il cittadino.

Dalla piazza reale alla piazza virtuale

Cos’è un populismo? Fondamentalmente si verifica quando il leader politico, nella misura in cui è presente un vuoto politico carismatico all’interno del contesto istituzionale, adotta delle narrazioni emotivo/superficiali per mobilitare le masse nei comizi. Tuttavia, oggi la piazza non è più quella di un tempo: se prima c’era l’obbligo di scendere realmente in piazza con le proprie gambe, oggi la piazza diventa virtuale

Infatti, un grave problema della società odierna è l’informazione: più del 60% dei giovani under 30 in Europa si informa sui social network. Questo non fa altro che alimentare il connubio tra social network e il populismo, poiché se il primo fornisce una narrazione emotiva, il secondo lo distribuisce in pochi minuti.

Algoritmi e disinformazione: il lato oscuro dei populismi e social network

I social permettono una maggiore partecipazione politica: infatti, nessuno mette in dubbio la potenzialità degli strumenti di comunicazione e nemmeno come quest’ultimi, sicuramente, portino dei lati positivi. Tuttavia, c’è il rischio che, determinati contenuti, amplifichino fenomeni di disinformazione e polarizzazione. Un dato interessante è quello del Pew Research Center e dell’European Parliament Research Servicenel primo caso, si nota che i social hanno contribuito a dividere l’opinione pubblica; mentre nel secondo, si mostra come la manipolazione digitale abbia avuto un ruolo primario nelle campagne elettorali più recenti.

Populismi e social network: esempi dal mondo

  • Leader come Grillo e Salvini, hanno dimostrato di come le piattaforme social abbiano il potenziale per diventare uno strumento di mistificazione e manipolazione degli eventi a proprio favore.
  • Trump è un caso simbolico. L’amministrazione utilizza X per bypassare la burocrazia interna e parlare direttamente ai cittadini
  • Infine, Bolsonaro usa strumenti come YouTube per manipolare l’opinione pubblica a suo favore.

In funzione di quanto appena detto, la manipolazione social sta diventando una tendenza globale.

Giovani, politica e populismi sui social network

Come già accennato in precedenza, il rapporto tra under 30 e social network è molto interessante. Infatti, le fonti che i giovani utilizzano all’interno dei loro discorsi, quotidiani e non, sono prese da questi strumenti digitali. Uno tra tutti è TikTok. Quest’ultimo ha dei lati positivi e dei lati negativi:

  • Alimenta la partecipazione politica, alimenta la libertà di espressione e fornisce contenuti live cosicché una persona possa essere informata costantemente;
  • Alimenta la disinformazione, alimenta la possibilità di manipolazione e utilizza le proprie preferenze per modificare i contenuti.

Populismi e social network: quali possibili soluzioni?

Abbiamo dunque compreso che i social possono portare sia lati positivi che negativi. Dunque, la comunicazione non è questione da demonizzare ma, contrariamente, da analizzare per trovare delle possibili soluzioni ai problemi:

  • Risulta necessaria una maggiore trasparenza sugli algoritmi e sulle sponsorizzazioni politiche. Così da rendere più chiara l’intenzione sia del social che del politicante;
  • si devono fornire gli strumenti per formare i cittadini (in particolar modo giovani) e per renderli più consapevoli per quanto riguarda la distinzione tra informazione e propaganda;
  • garantire che il social network sia uno spazio di confronto e non una piattaforma di divisione e discriminazione.

In questo senso, l’UE, ha fatto dei notevoli passi avanti: il Digital Services Act. Quest’ultimo non permette la pubblicazione di dati falsi e ne applica la rimozione.

Quindi, questa è la direzione che l’umanità deve perseguire: il social esiste e, per quanto affascinante, è anche pericoloso; abbiamo il dovere morale di normarlo e di prendere consapevolezza della potenzialità positiva che ha nella società.

Fonte dell’immagine in evidenza: https://pixabay.com/illustrations/mobile-smartphone-app-networks-1087845/

 

Altri articoli da non perdere

A proposito di Federico Maciocia

Vedi tutti gli articoli di Federico Maciocia

Commenta