Il Roma Fringe Festival 2025 prosegue tra il Teatro Cometa Off e il Teatro Vascello, continuando ad affermarsi come una delle principali oasi per la scena teatrale nostrana.
La quinta giornata del Roma Fringe Festival 2025, la rassegna di teatro indipendente che si svolge nella capitale in due tranche dal 14 al 19 luglio e dal 21 al 24 luglio, con premiazione finale in 28, ha visto avvicendarsi sul palco del Teatro Cometa Off di Testaccio tre diversi spettacoli. Tra svariate tematiche e ambientazioni, La Storia degli Orsi Panda, Rainbow e Venire Meno hanno regalato al pubblico accorso in platea alla scoperta di nuove voci e autori quattro ore di pensieri, emozioni e anche qualche risata.
La storia degli orsi panda: la solitudine dell’uomo occidentale
Scritto dal drammaturgo rumeno (ma naturalizzato francese) Matei Visniec nel 1994 e vincitore del Premio SACD del teatro radiofonico, La Storia degli Orsi Panda è uno spettacolo qui riadattato e diretto da Elsa Gaelle Pochini e interpretato dai giovani Alessandro Boscato e Beatrice Vera Caudullo. La premessa è delle più semplici: Michele, sassofonista, si risveglia nella sua stanza con accanto una ragazza di cui non ricorda nulla, e che non vuole dichiarare la sua identità. I due, dopo una breve discussione, di prometteranno nove notti di passione insieme.
Ne nasce un sorprendente miscuglio di strani giochi, regali, conversazioni, una storia frammentata che scivola presto verso i confini del surreale, dell’eccesso, dell’irrazionale. Così, con davanti ai nostri occhi una camera che possiamo soltanto immaginare e un lenzuolo a incarnare i diversi oggetti di scena, assistiamo a un saliscendi di palpabile tensione, a una presenza-assenza che sfocia nella disperazione, a due corpi che si fondono e si allontanano di continuo.
Di tanto in tanto, la realtà fa nuovamente irruzione sulla scena tramite le registrazioni della segreteria telefonica di Michele, e ci aiutano a delineare i contorni di questa sequenza di pennellate. Il musicista si rivela come simbolo dell’uomo occidentale solo e solitario, la sua ossessione non è altro che la morte, le mura del suo appartamento la gabbia in cui in fondo pensa di vivere la sua libertà, come “un orso panda al giardino zoologico di Francoforte“.

Rainbow: la seconda guerra mondiale al Roma Fringe Festival
L’attore e autore campano Francesco Rivieccio scava nella sua autobiografia per consegnarci un profondo monologo sugli orrori e le contraddizioni della seconda guerra mondiale. I racconti derivano dall’esperienza del nonno, aspirante elettricista e calciatore di Prima Categoria che a soli 17 anni si ritrova a combattere senza davvero sapere perché. Le tappe di questa storia lo vedono prima impegnato a bordo di un sottomarino che trasporta armi dall’Italia alla Libia e viceversa. Quando l’imbarcazione nostrana si imbatte nella controparte britannica, “Rainbow” appunto, il protagonista si ritrova coinvolto nella “partita più lunga della sua vita“, ma i “gol segnati” e la vittoria finale non si tramutano in gioia, bensì nella definitiva perdita dell’innocenza di chi ha ucciso e anche in questo caso non ne conosce il motivo.
Lo scenario del nostro racconto cambia, Francesco è prima catturato dai tedeschi e trasportato in Prussia orientale insieme al fratellino Vincenzo, dove viene impiegato come forza-lavoro in una fabbrica per la produzione di armi. Poi, fuggito dai tedeschi, finisce sotto scacco dell’Armata russa, che specularmente sfrutta lui e gli altri prigionieri per la ricostruzione della linea ferroviaria tra Russia e Germania. Finalmente tornato a casa, il protagonista è accusato di essere un disertore, poiché la documentazione che attesta la sua prigionia è andata perduta.
La storia, con il suo incedere tanto lineare quanto drammatico, utilizza il punto di vista di un soldato semplice per convogliare al meglio il senso di smarrimento e di tormento che ha accompagnato e ancora accompagna gran parte dei popoli coinvolti in guerre combattute ma mai decise. Nell’incalzare della tragedia c’è però anche spazio per qualche sprazzo di umanità, piccoli momenti di solidarietà tra sconosciuti quando non nemici. Quell’arcobaleno che ricorre nella narrazione, simbolo di un patto forse tradito tra uomo e Dio, è forse anche immagine di una speranza per il futuro.

Venire meno: interrogarsi su una finzione
La quinta serata del Roma Fringe Festival 2025 si conclude con lo spettacolo più pregno di ironia del calendario giornaliero, l’opera scritta e interpretata da Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della Lucia, Camilla Ferrara, nata all’interno della masterclass di scrittura creativa “Rebel Lyrics” tenuta da Silvia Gallerano e Cristian Ceresoli e sviluppata grazie alla consulenza di Andrea Cosentino (cui si aggiunge Sarah Sammartino) al CREA Nuovo Teatro Ateneo di Sapienza Università di Roma.
Il punto di vista di quattro ragazze serve a sviscerare un argomento potenzialmente tabù: la simulazione dell’orgasmo femminile. Una delle protagoniste, Camilla, è a casa in attesa di Luca, il suo ragazzo, ed è particolarmente preoccupata dalla prospettiva di un nuovo rapporto sessuale senza raggiungere l’orgasmo. Le vengono così in soccorso le sue tre amiche e coinquiline, che la istruiscono su come fingere per dare soddisfazione al proprio partner.
La struttura dello spettacolo è brillante nella sua alternanza tra recitazione, commedia fisica, registrazioni fuori campo, brevi monologhi e un finale che si avvicina al musical. C’è spazio anche per la rottura della quarta parete dettata dal coinvolgimento diretto del pubblico con domande specifiche riguardo il tema della rappresentazione, quasi come se si trattasse di stand up comedy più che di teatro puro.
Il tono per lunghi tratti ironico e spensierato non impedisce, ma anzi stimola la riflessione sul concetto di libertà femminile, del peso di una storia e di una società patriarcale e sulle ragioni del propagarsi di questa costante finzione.

Roma Fringe Festival: i mille volti della modernità
Punto fermo per gli appassionati di teatro contemporaneo, anche in questa quinta giornata il Roma Fringe Festival 2025 si è dimostrato capace di dare spazio a realtà e sensibilità differenti, sempre con l’ardire di trasportare lo spettatore altrove, ma per raccontare qualcosa di noi.
Nelle prossime giornate, fino alla premiazione del 28 luglio, si potrà assistere ad altre declinazioni di temi attuali in forme ogni volta sorprendenti.
Fonte immagine: Lorenza Suriano // Romafringefestival.it