L‘Albero del Bene e del Male nelle riflessioni di un alieno.
L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male del libro della Genesi rappresenta la Conoscenza Universale riservata a Dio.
Nell’Eden si distinguono due alberi: l’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Il primo dona l’immortalità e il secondo viene posto da Dio per dare l’opportunità ad Adamo ed Eva di scegliere se obbedirgli o meno, dal momento in cui dice loro di non mangiare il suo frutto.
Per essere davvero liberi, Adamo ed Eva devono fare una scelta.
Questo racconto è alla base della vera natura della realtà, che è fatta di infinite possibilità. Tutto ciò che vediamo dipende da una coscienza in grado di concettualizzare.
L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male spiegato da un alieno
Aspetto vagamente umano, nessuna sporgenza in mezzo al volto, testa abnorme, orecchie a punta e pelle blu; vengo dallo spazio.
Sono stordito dal tripudio di colori e forme di questo pianeta.
Ho alle mie spalle scogliere di velluto verde e fiumi scintillanti, mentre osservo le cime delle montagne raschiare il cielo.
Il tramonto è una cosa bella.
Per qualche istante si fermano gli ingranaggi della Terra e i pensieri volano via insieme ai gabbiani. Sorrido nel seguire la discesa sfavillante del Sole verso la fine della sua corsa. Mi ricorda gli umani.
Il mondo è una cosa bella.
È che piove poco e i laghi si seccano.
Un virus aggressivo invade la Terra e la distrugge di giorno in giorno. Lo chiamano “male”.
Ho visto gli uomini ricoprirsi di stoffa per la vergogna di mostrare il proprio corpo. Li ho visti prendersi gioco dell’amore. Li ho visti litigare, perché non hanno tutti lo stesso colore della pelle. Li ho visti farsi la guerra per portare la pace. Ho visto truffe. Ingiustizie. Lucchetti. Grate. Prigioni.
Una volta, degli esseri umani si presentarono a me come “cristiani” e mi raccontarono di un Dio e due alberi, l’Albero del Bene e del Male e l’Albero della Vita. C’erano anche un serpente e una coppia, Adamo ed Eva.
Mi dissero che si trattava della “storia del peccato originale”.
Dio il Signore ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai». (Genesi 2:16-17)
La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. (Genesi 3:6-7)
Adamo ed Eva scelsero di disobbedire a Dio e, da quel momento in poi, il male afflisse il mondo.
Mi allontanai dai cristiani e colsi un’arancia. Aveva un colore caldo e intenso, la forma sferica e la buccia ruvida. L’assaggiai, era fresca e succosa, oltre che profumata. Mi piacque.
Ogni volta che ho avuto fame, su questo mondo, ho mangiato un’arancia e mi sono saziato. Così ho deciso che l’arancia sarebbe stata per me il “frutto del bene”.
Da allora ho cercato tutto ciò che avrebbe potuto darmi sostentamento, mettendo radici in questo posto e trasformando me stesso nell’Albero della Vita. Progressivamente, i miei rami si avvicinano al cielo.
L’essere approdato su questo pianeta mi ha fatto sentire solo, annoiato, confuso e spaventato. Così, ho iniziato a trascorrere il mio tempo a costruire nelle mie memorie un albero di ciò che è stato bene e di ciò che è stato male lungo il mio percorso, agendo e imparando. Non mi sono sforzato di essere nel giusto. Il mio obiettivo è sempre stato quello d’imparare a discernere, per acquisire la consapevolezza che è mancata alla coppia punita da Dio.
Adamo ed Eva, che potevano cibarsi dei frutti dell’Albero della Vita ed essere immortali, condannarono l’umanità a vagare nel mondo convivendo con il peccato, perché goderono del nutrimento dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Da questa conoscenza rubata nacquero il dolore, l’invidia e la vergogna, che Adamo ed Eva non sapevano gestire, motivo per cui furono cacciati dal Paradiso Terrestre.
Memore di ciò, ho imparato a sopportare il freddo invernale, nell’attesa della primavera e dell’estate che mi hanno fatto esplodere di petali e tinte variegate, e ho affrontato l’autunno, spogliandomi delle mie foglie secche.
Ho convissuto con vento, animali e parassiti.
Sentendomi messo alla prova nelle difficoltà, ho ripensato spesso alla storia dei progenitori dell’umanità di cui mi hanno parlato i cristiani. Non ho mai fatto ciò che mi è stato detto di fare e non ho avuto timore di prestare le mie orecchie ai suggerimenti delle tentazioni, così asservendole alla mia conoscenza del mondo e subordinandole alla consapevolezza di me stesso. Oggi ho una chioma folta e imponente, dalle tonalità suggestive e i profumi intensi. Sono, finalmente, io stesso l’Albero della Vita.
Presto tornerò a casa e di me, sulla Terra, non resterà che uno sbiadito ricordo di qualche uomo svegliato da un lampo di luce che rischiarò il buio di una notte lontana. Ma porto via con me molto di più, qualcosa a cui gli umani hanno dedicato canzoni, opere e gesta: la mia libertà.
Oggi, in questo mondo osservo, in maniera distaccata, il conflitto insinuarsi nelle vite degli umani e il terrore tra le piaghe della loro memoria.
«Non mangiate i frutti di quest’albero, altrimenti morirete!», urlerei d’istinto. Ma non sono Dio e le persone non sono capaci di campare in armonia, credendo che il creatore dell’universo li premi e li punisca in base alla loro obbedienza, figuriamoci cosa succederebbe se un alieno suggerisse loro cosa fare.
Lo capiranno da sé. Sperimenteranno di generazione in generazione, sulla propria pelle, le conseguenze positive e negative delle loro scelte, perché è bene che conoscano il Male per scegliere il Bene. Ma sono trascorsi millenni e ancora odo le corde della loro emotività vibrare al suono del male.
Che tenerezza, gli uomini.
Immagine: http://www.musei-vaticani.it/peccato-originale-cacciata-eden-cappella-sistina/