Il Nobel per la letteratura Jon Fosse: vita e carriera

Il Nobel per la letteratura Jon Fosse: vita e carriera

Il premio Nobel per la letteratura 2023 è stato assegnato a Jon Fosse, autore e drammaturgo norvegese, «per le sue opere teatrali e la prosa innovativa che danno voce all’indicibile», come recita la motivazione ufficiale dell’Accademia Svedese. Fosse è considerato uno degli autori contemporanei più prolifici e influenti a livello mondiale. Egli ha scritto romanzi, racconti, poesie, libri per bambini, saggi e opere teatrali. Le sue opere sono state tradotte in più di quaranta lingue e in Italia sono pubblicate principalmente da La Nave di Teseo.

Per orientarsi nell’universo letterario di Fosse, ecco una tabella che riassume le sue opere più significative e il motivo per cui sono un buon punto di partenza.

Opera principale Perché leggerla (tema chiave)
Mattino e sera (2000) Un romanzo breve e lirico, ideale per un primo approccio. Esplora il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, con uno stile ipnotico.
Trilogia (2014) Una storia d’amore e tragedia che condensa la potenza della sua prosa. Affronta i temi della memoria, della perdita e della ricerca di un posto nel mondo.
Settologia (2019-2021) Il suo capolavoro monumentale. Un’immersione profonda nella mente di un pittore, che esplora l’arte, la fede, l’identità e il tema del doppio.

Biografia dell’autore

Il premio nobel per la letteratura Jon Fosse nasce il 29 settembre 1959 a Haugesund, in Norvegia, ma cresce a Strandebarm. Inizialmente la passione dell’autore è la musica; egli infatti sognava di diventare un chitarrista rock. Soltanto una volta abbandonata l’ambizione musicale, Fosse inizia a dedicarsi completamente alla scrittura. La sua esperienza nella musica è stata comunque fondamentale per la sua carriera letteraria, poiché i suoi primi testi erano destinati ai suoi brani musicali, influenzando il ritmo e la musicalità della sua prosa. Jon Fosse ha studiato letterature comparate all’Università di Bergen, conseguendo qui un master nel 1987.

Risiede attualmente nella residenza onoraria Grotten, a Oslo, offertagli nel 2011 dallo stato norvegese. L’uso di Grotten come residenza permanente è un onore appositamente conferito dal re di Norvegia per i contributi all’arte e alla cultura norvegese, dunque un’onorificenza importantissima che prima di lui era stata assegnata al poeta Henrik Wergeland, al compositore Christian Sinding, al poeta Arnulf Øverland e al compositore Arne Nordheim. L’autore è stato sposato tre volte. La sua prima moglie è stata l’infermiera Bjørg Sissel, con cui è stato sposato dal 1980 al 1992 e dalla quale ha avuto un figlio. Dal 1993 al 2009 è stato sposato con Grethe Fatima Syéd, una traduttrice e autrice indiano-norvegese, con cui ha avuto due figli. Dal 2011 è sposato con Anna Fosse.

Carriera letteraria e teatrale

Il Nobel per la letteratura Jon Fosse fa il suo esordio letterario con il romanzo Rosso, nero scritto nel 1983, quando era ancora uno studente. Il debutto drammaturgico avviene invece nel 1992 con Qualcuno arriverà. L’autore inizia così a delineare uno stile che verrà definito minimalista e che sarà considerato capace di rappresentare una continuazione moderna della tradizione drammatica di Henrik Ibsen nel XIX secolo. Le sue opere si pongono l’obiettivo di descrivere le difficoltà di comunicazione tra gli esseri umani della nostra epoca, attraverso un linguaggio scarno, ripetitivo e musicale, con una punteggiatura quasi inesistente che crea un flusso di coscienza continuo.

Le opere principali e i temi ricorrenti

Nel 2000 pubblica Mattino e sera. Quest’opera è importante poiché attraverso essa Fosse racconta dei due estremi della vita: la nascita e la morte. È presente il tema del doppio: un bambino di nome Johannes viene al mondo e sarà un pescatore; un anziano di nome Johannes muore ed era un pescatore.

Come ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera, il nobel per la letteratura Jon Fosse, ad un certo punto ha sentito l’esigenza di tornare alla narrativa, dopo vent’anni dedicati essenzialmente al teatro. È così che nel 2014 pubblica la raccolta di tre novelle Trilogia e nel 2015 inizia la scrittura della sua opera magna, Settologia, pubblicata in tre volumi tra il 2019 e il 2021. Anche in quest’opera si può osservare il tema del doppio: il protagonista Asle è un pittore convertito al cattolicesimo, in lutto per la morte della moglie Ales. Una notte Asle trova un suo amico, anch’egli pittore di nome Asle, privo di sensi per abuso di alcool. I loro ricordi e le loro voci si confondono e si intrecciano, attraverso un unico monologo. Si tratta di un’opera intensa in cui Fosse fonde il realismo e il mistico e porta alla luce la crisi esistenziale e lo sdoppiamento, parlando della vita che è stata vissuta e di quella che avrebbe potuto essere vissuta.

La conversione e il tema della fede

Durante la gioventù l’autore si riteneva ateo. Poi la scrittura e il chiedersi cosa la determinasse gli hanno fatto cambiare idea. Nel 2012, il premio nobel per la letteratura Jon Fosse si è convertito al cattolicesimo e questo ha influenzato profondamente la sua opera. Nei suoi Scritti gnostici ha affermato: «Per quanto mi riguarda, né ciò di cui ho fatto esperienza della vita né ciò di cui ho fatto esperienza della morte mi ha smosso dal mio tranquillo ateismo; la scrittura invece l’ha fatto».

Nei suoi libri emerge spesso il tema di Dio e della fede. In Mattino e sera scrive: «La parola e lo spirito di Dio esistono in tutto. Dio esiste, ma è molto lontano e del tutto vicino, perché è presente in ogni singolo essere umano». Nell’opera si fa inoltre riferimento ad un luogo senza nome dove non esiste sofferenza, né parole, né corpi, ma solo uno spazio e un tempo che in realtà sono un flusso continuo, come la sua scrittura senza punteggiatura.

Il tema emerge anche in Settologia. Qui Asle afferma: «Perché Dio è sia un’assenza molto lontana, sia una presenza molto vicina». Ciò coincide con l’idea di Fosse secondo la quale Dio è così vicino da non poterlo sperimentare e così lontano da non poterlo pensare. Inoltre l’opera è intrisa di fede religiosa e ciò si riscontra non solo durante la narrazione ma anche alla fine, in cui sembra esserci un messaggio di speranza: «È proprio vero che è proprio quando le cose sono più buie, più nere, che si vede la luce».

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons – Tom A. Kolstad/Det norske samlaget

Articolo aggiornato il: 23/09/2025

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A proposito di Ilaria Panaro

Laureata in lingue e letterature europee, il mio amore per la parola scritta ha guidato ogni passo della mia formazione e carriera. Appassionata di letteratura, mi sono dedicata allo studio delle lingue alla scoperta delle sfumature culturali che permeano le letterature e le culture. Questa passione si riflette anche nel tempo libero poiché sono solita immergermi in opere letterarie di vario genere e periodo. La mia vita è una fusione tra l'amore per le lingue, la dedizione alla letteratura e la gioia della lettura e scrittura.

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