Il genere horror giapponese ha radici antichissime e per lungo tempo è rimasto nascosto agli occhi dei registi occidentali. Dopo essersi nascosto per anni nell’ombra, l’horror giapponese ha trovato lo slancio per aggredire l’horror occidentale lasciando in esso un segno indelebile nel tempo. Quello del genere J-Horror è un filone nato dalle stesse radici della società nipponica moderna e mantiene tutt’oggi un forte legame con le sue origini. Le prime radici di questo genere cinematografico (che avrebbe poi influenzato l’Occidente a partire dalla fine degli anni 90′) risalgono addirittura al periodo Edo con un particolare riferimento ai kaidan, ovvero le classiche storie di fantasmi. Ad ogni modo, vediamo la nascita e la diffusione del J-horror, il cinema horror giapponese.
Il J-Horror a contatto con la società giapponese: origini e confronto con la modernità
Gli anni ’80 per il Giappone costituiscono un periodo di grande innovazione dal punto di vista politico, sociale ed economico, tuttavia questo grande sconvolgimento che ha colpito la società giapponese ha portato alla nascita di una serie di fenomeni che hanno incrementato il declino della società stessa. Questo declino ha generato inevitabilmente malcontento tra la popolazione portando alla diffusione di una serie di fenomeni come la nascita degli Hikikomori o dei Karoshi e a un incremento di episodi di violenza domestica (scaturiti da insoddisfazioni e frustrazioni personali). In questo scenario sociale completamente devastato, trova terreno fertile il genere J-horror che si contraddistingue non per scene splutter o jumpscare che tolgono il respiro, ma bensì da spiriti vendicativi che compaiono in luoghi conosciuti e in contesti di tutti i giorni, riflettendo quella condizione di precarietà e declino che caratterizzava la società giapponese degli anni ’80.

Il J-horror può essere utilizzato come mezzo per comprendere l’evoluzione e le problematiche che la società giapponese si è trovata ad affrontare nel corso degli anni. Sono varie le pellicole in cui vengono rappresentate le problematiche della società del tempo, ad esempio nella pellicola “Kairo” di Kiyoshi Kurosawa si evince la preoccupazione per il repentino ed incontrollato sviluppo tecnologico. Possiamo trovare anche pellicole in cui il tema centrale è l’inadeguatezza delle istituzioni governative come nel celebre Battle Royale di Kinji Fukasaku; insomma molti film horror giapponesi tendono a riflettere le problematiche più diffuse nel paese.
Tuttavia, c’è una tematica in particolare che ha portato alla nascita di uno dei film più rilevanti per lo sviluppo del genere, che riguarda l’identità culturale giapponese ormai confusa e irriconoscibile ben rappresentata nel film Ringu film che ha avuto un impatto significativo nel mondo del cinema.
Il film Ringu e gli elementi più caratteristici del cinema horror giapponese
Questo film è fondamentale per comprendere quelli che sono gli elementi più importanti che caratterizzano questo genere. La trama del film Ringu, uscito in Giappone nel 1998, è sostanzialmente la stessa di The Ring: una bambina (Sadako) viene lasciata morire in un pozzo e tramite una videocassetta ritorna nel mondo dei vivi mietendo le sue vittime uscendo dalla televisione e lasciando dietro di sé una scia d’acqua. Ecco, già solo in questa descrizione troviamo i tre elementi che caratterizzano il J-horror: una bambina vittima di un carnefice, il rimando alla tradizione e soprattutto l’acqua.
Partiamo dall’ultimo di questi tre elementi, l’acqua per i giapponesi è sempre stato un elemento caratterizzato da un forte dualismo capace di incarnare sia il simbolo della vita sia quello della morte. Questa sua dualità le ha conferito un ruolo di grande importanza nel folklore del paese ed è così che l’acqua è diventata una sorta di simbolo del passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti ed ecco perché Sadako ritorna nel mondo dei vivi attraverso un pozzo.
Il secondo elemento fondamentale nel genere J-Horror è il concetto di spirito vendicativo, aspetto che permea gran parte dei più famosi racconti tradizionali giapponesi; ritroviamo questo elemento in yutsuya kaidan, uno dei racconti più celebri della tradizione giapponese. Infine, abbiamo il terzo elemento, ovvero la presenza costante di donne o bambini come spettri vendicativi. Questo sembrerebbe essere un richiamo ad un problema ancora attuale nella società giapponese, difatti attualmente la figura femminile nella società non riesce ancora ad ottenere una posizione di rilievo di conseguenza la presenza di uno spirito vendicativo femminile nasce dalla volontà di ribaltare questo situazione, rappresenta una sorta rivalsa della donna che da vittima si trasforma in carnefice.
La particolarità di questo genere sta nella capacità di raccontare una cultura antica e millenaria tramite nuovi mezzi, facendo molto spesso riferimento ad antichi racconti o ad elementi tipici del teatro kabuki e del teatro No unendo il passato con il presente.
Ma cosa rende i film horror giapponesi così terrificanti?

Il genere del J-Horror presenta tantissimi aspetti che gli consentono di essere un genere spettacolare, primo tra tutti il timing, il vero terrore scaturito da questi film sta nelle pause e non nell’azione. Se nel cinema horror occidentale si punta tanto su jumpscare, su rumori forti o sugli inseguimenti nel corrispettivo nipponico sono in silenzio e i momenti d’attesa a fare la differenza costruendo la strada verso un terrore più psicologico che visivo. Il vero terrore scaturisce dalla suspense, questa è la chiave del J-Horror, qui la paura non nasce da mostri terrificanti ma dal timore dell’ignoto e dall’incapacità dello spettatore di metabolizzare quello che potrebbe apparire sullo schermo da un momento all’altro.
Questo stile innovativo incuriosì l’occidente e fu così che gli studios hollywoodiani iniziarono la loro infinita produzione di remake (alle cui produzioni spesso prendevano parte anche i registi giapponesi delle pellicole originali). Purtroppo i film nati come imitazione degli originali, persero completamente ciò che li rendeva giapponesi in favore di una acquisizione di tratti più occidentali: le atmosfere silenziose e destabilizzanti vengono sostituite dal classico rumore dei film americani, eliminando così le atmosfere e gli elementi innovativi per i quali il J-Horror aveva avuto successo e questo ha portato inevitabilmente al declino dell’horror giapponese nel mondo. Purtroppo attualmente quello che ci resta è il ricordo di un tempo in cui questo genere ha portato una ventata di originalità alla cinematografia internazionale grazie al suo fascino spaventoso che lo contraddistingue.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (Drgonzo1985)