Ishikawa Takuboku è stato un poeta giapponese vissuto in epoca Meiji. Nacque nel 1886 nella prefettura di Iwate e sin da giovanissimo dimostrò di essere molto intelligente. Alle medie iniziò ad interessarsi alla letteratura e nel 1902 decise di lasciare la scuola per trasferirsi a Tokyo e intraprendere una carriera in ambito letterario. I suoi piani però vennero ostacolati dalla malattia e fu costretto a tornare a casa dei suoi genitori. Mentre si riprendeva dalla malattia, iniziò a pubblicare le sue opere sulla rivista letteraria Myōjō. Per aiutare economicamente la sua famiglia lavorò come insegnante e giornalista, senza mai smettere di scrivere. Nel 1910 pubblicò Una manciata di sabbia, la sua prima raccolta di tanka (poesia classica giapponese di 31 sillabe). Purtroppo morì nel 1912, a soli 26 anni, a causa della tubercolosi, ma le poesie di Ishikawa Takuboku vengono lette ed amate ancora oggi.
Una manciata di sabbia di Ishikawa Takuboku: 3 poesie da leggere
Nonostante avesse già scritto poesie utilizzando il verso libero occidentale, Una manciata di sabbia (Ichiaku no suna) rese Ishikawa Takuboku particolarmente famoso come poeta: egli fu molto apprezzato per essere riuscito a dare alla poesia tradizionale giapponese un sapore fresco e moderno. La raccolta contiene 551 tanka che, come si legge nella prefazione, sono stati scritti a partire dall’estate del 1908. Le poesie si dividono tra ricordi della sua città natale e le gioie e i dolori della vita cittadina. La sincerità e l’onestà con cui Ishikawa si esprime in questi versi gli hanno permesso di essere un poeta amato ancora oggi. Ecco 3 poesie di questa raccolta da leggere:
1. Una manciata di sabbia: la poesia che dà il titolo alla raccolta di Ishikawa Takuboku
頬につたふ
なみだのごはず
一握の
砂を示しし
人を忘れず
«Non dimenticherò la persona che mi ha mostrato una manciata di sabbia senza asciugare le lacrime che gli scorrevano sulle guance»
Questa poesia è la seconda della raccolta, ed è anche quella da cui è tratto il titolo Una manciata di sabbia. Ma cosa rappresenta questo riferimento? Chi è la persona che piange? Tutti questi elementi possono essere interpretati in vari modi. Se pensiamo alla manciata di sabbia come una metafora per le poesie, allora la persona che piange potrebbe essere il poeta stesso, che presenta al mondo le sue opere nate dal lamento e dall’angoscia. Oppure possiamo pensare che egli stia usando quest’immagine per parlare della piccolezza dell’esistenza di una persona e la brevità della sua vita. Considerata in questo modo, può anche essere letta come una poesia sul ricordo di tutte le persone che lo hanno ispirato. Qualunque sia l’interpretazione che scegliamo di prendere in considerazione, dobbiamo tenere a mente che questa poesia non è il ricordo di una scena reale, bensì il riflesso concettuale del mondo interiore dell’autore.
2. Un tanka carico di rancore
一度でも
我に頭を
下げさせし
人みな死ねと
いのりてしこと
«Ho pregato per la morte di tutte quelle persone che mi hanno fatto chinare la testa anche una volta sola»
Ishikawa era un uomo estremamente intelligente e, forse perché era considerato un genio durante la sua infanzia, si dice che avesse una personalità molto orgogliosa. Egli però trascorse la maggior parte della sua vita in povertà e non furono poche le occasioni in cui dovette chiedere favori o prestiti. L’atto di chinare la testa di cui si parla in questa poesia non è quindi un gesto fatto in segno di gratitudine, ma un gesto che provoca un senso di profonda umiliazione in chi lo compie. A un certo punto Ishikawa, tormentato dal ricordo opprimente di questi momenti per lui vergognosi, deve aver desiderato che tutte le persone che erano state la causa del suo sconforto morissero. Il fascino di questa poesia risiede nella sfacciata schiettezza con cui l’autore esprime sentimenti spiacevoli, e nel modo in cui pochi versi riescono a trasmettere in maniera particolarmente suggestiva il suo rancore.
3. I versi commoventi sulla vecchiaia
たはむれに
母を背負ひて
そのあまり
軽きに泣きて
三歩あゆまず
«Per scherzo porto mia madre sulla schiena. È così leggera che mi metto a piangere e non riesco a fare neanche tre passi»
La poesia descrive una scena molto semplice ma commovente. L’io poetico, quasi per divertirsi, prende la madre anziana e la carica sulle sue spalle. Eppure, questo gesto provoca sentimenti completamente opposti rispetto alla scherzosità iniziale: la realizzazione della fragilità del corpo della madre suscita una tale tristezza nel poeta che lo fa scoppiare in lacrime, impedendogli di camminare. Quello che colpisce di più di questa poesia è la scelta della parola 軽い (leggero), per descrivere il corpo dell’anziana madre. Purtroppo siamo abituati a pensare agli anziani come un peso da sopportare, un fastidio da accettare penosamente. In pochissime parole, Ishikawa Takuboku sostituisce il concetto di peso con quello di leggerezza, considerata nei termini della fragilità e dell’impermanenza dell’esistenza umana: una leggerezza che spezza il cuore.
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