L’Hōryū-ji è uno dei templi buddisti più antichi del Giappone; si trova nella parte sud di Nara, nel distretto di Asuka. È stata ritrovata una fonte che ricostruisce la storia di questo tempio: un’iscrizione su una mandorla di una delle statue più antiche del complesso, quella del Buddha Yakushi.
La sua storia è legata al principe Shōtoku Taishi, grande sostenitore del buddismo, grazie al quale questa corrente, in parte, si diffuse anche sul suolo giapponese.
Le origini dell’Hōryū-ji

La storia dell’Hōryū-ji può essere ricostruita attraverso le iscrizioni sul retro dell’aureola dello Yakushi, custodito nella sala principale, e attraverso l’inventario ufficiale delle proprietà del tempio, compilato nel 747.
L’imperatore Yōmei fece voto di costruire un tempio e un’immagine del Buddha per ottenere la propria guarigione, voto che fu ripreso dall’imperatrice Suiko e dal principe ereditario Shōtoku. Essi fecero costruire un tempio nel 607 e una statua di Yakushi, a cui il tempio fu dedicato.
Secondo il Nihon Shoki, il tempio fu completamente distrutto da un incendio nel 670.
La triade di Shaka
Il Kondō è una struttura a due piani, con basamenti in pietra, una pianta quadrata e due tetti, più il mokoshi, termine che indica un falso tetto che dà l’illusione di una maggiore altezza della struttura, ma ha anche una funzione architettonica.
Fu distrutto nel 1949 e successivamente ricostruito.
La navata centrale del Kondō presenta una grande piattaforma lignea su cui si trovano molte statue, alcune anche di epoche posteriori. Tra queste vi erano tre immagini del Buddha: a ovest Amida, il Buddha della luce e del paradiso occidentale, fuso nel 1232; al centro Shaka; a est Yakushi.
La statua di Yakushi fu commissionata dal principe Shōtoku e realizzata per invocare la guarigione dell’imperatore Yōmei. Sia quest’opera sia quella centrale sono attribuite allo scultore Tori Bushi.
Si tratta di statue piuttosto piccole, realizzate in bronzo dorato con la tecnica della cera persa. Presentano caratteristiche stilistiche ben definite.
Yakushi è un Buddha molto venerato in Giappone, associato al concetto di guarigione. Spesso è raffigurato con in mano un’ampolla contenente l’elisir di immortalità; l’aureola che lo circonda rappresenta altri sette illuminati disposti lungo il bordo. La capigliatura, però, non è ben definita, fatto che ha portato a ipotizzare che si tratti di una copia o di un’immagine non completata.
Le statue si ispirano alla scultura cinese delle Sei Dinastie. Gli occhi sono semi-chiusi, come in uno stato meditativo, e c’è un accenno di sorriso, tratti tipici della produzione cinese. Il corpo è assente, nel senso che è completamente coperto dalle vesti, che scendono fino a coprire perfino il trono su cui siede l’illuminato.
La posa è frontale, pensata per essere vista da davanti, poiché il retro è poco dettagliato.
Sono immagini che vogliono trasmettere la trascendenza del messaggio buddista, piuttosto che rappresentare il corpo in modo realistico o naturalistico.
La pagoda a cinque piani dell’Hōryū-ji

La pagoda risale alla fine del VII secolo ed è vecchia di oltre 1300 anni, una delle più antiche al mondo.
È composta da cinque tetti, a cui si aggiunge un sesto tetto detto mokoshi.
Al piano terra sono presenti numerose sculture in argilla, modellate su un’intelaiatura in legno. Il Buddha è raffigurato nella posa distesa su un fianco, nel momento in cui raggiunge il Nirvana; questa figura è realizzata in argilla e dipinta di dorato.
Si tratta di veri e propri tableaux vivants; tutte le scene vogliono unificare il paesaggio montuoso che fa da sfondo.
Sul lato est si trova un’altra rappresentazione molto diffusa nell’arte cinese e giapponese: la disputa tra Yuima (Vimalakīrti), devoto laico, e Monju (Manjushri), bodhisattva della saggezza.
Il Discorso di Vimalakīrti è un sutra che rappresenta un dialogo tra i due, tra la vita e la morte, ovvero il Samsara.
Fonte immagini: wikicommons, fotografo: Nekosuki
Fotografo immagine copertina: Saigen Jiro